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ISLAM

Un anno dall'uccisione di Mahsa Amini, in Iran è ancora rivolta

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Iran in rivolta, ancora un anno dopo la morte di Mahsa Amini, la ragazza curdo-iraniana uccisa a Teheran dalla Polizia morale, il 16 settembre 2022. Il padre della ragazza uccisa è stato arrestato e rilasciato ma è ancora sotto sorveglianza. Numerosi gli arresti preventivi. Nonostante ciò, proteste nelle carceri, a Teheran e nelle maggiori città.

Esteri 18_09_2023
Protesta a Teheran nel 2022

Iran in rivolta, ancora un anno dopo la morte di Mahsa Amini, la ragazza curdo-iraniana uccisa a Teheran dalla Polizia morale, il 16 settembre 2022, per un velo portato in modo “improprio”. La sua brutale uccisione, maldestramente dissimulata dal regime islamico, ha dato inizio a mesi di proteste di piazza, represse con la forza. Un bilancio provvisorio parla di 500 vittime, 20mila arresti nel corso dell’anno, a cui si aggiungono anche circa 5mila ragazze intossicate in attacchi chimici alle loro scuole, come forma di intimidazione. Per cercare di prevenire nuove proteste, la Guardia Rivoluzionaria ha arrestato e poi rilasciato sotto sorveglianza il padre della ragazza, Amjad Amini. Inoltre sono stati eseguiti centinaia di altri fermi in tutto il Paese. Ma le proteste ci sono state comunque. Segno che la popolazione è veramente esasperata dalle regole del regime islamico.

Amjad Amini è stato arrestato a casa sua, nella città del Saghez (Curdistan iraniano), è stato sottoposto a interrogatorio e poi rilasciato. Ma ha ricevuto l’ordine di non lasciare casa sua per tutta la giornata del primo anniversario della morte della figlia. Secondo l’organizzazione per i diritti umani Hengav, a Saghez erano presenti truppe motorizzate della Guardia Rivoluzionaria, concentrate soprattutto nei pressi della casa del signor Amini. Un gran numero di truppe, secondo i testimoni, per prevenire ogni manifestazione di dissenso. Il padre della vittima non è stato l’unico. Non è ancora noto il numero di persone arrestate perché “pianificavano il caos” secondo quanto dichiarato dalle autorità.

Nonostante tutto lo sforzo preventivo dell’apparato di Teheran, fra il 15 e il 16 settembre si sono tenute numerose proteste. Il giorno dell’anniversario, le detenute del carcere femminile di Qarchak, presso la capitale, hanno dato fuoco ai loro indumenti per protesta. La rivolta è stata sedata in fretta dalle guardie carcerarie, ma intanto la notizia è trapelata.

Il grosso delle manifestazioni di dissenso è avvenuto il 15 sera, alla fine del venerdì di preghiera. Nella città di Mahabad, canzoni rivoluzionarie sono state trasmesse anche dai minareti di alcune moschee. In alcune zone della capitale e nelle principali città come Mashhad, nel nord-est, e Shiraz, nel sud, i manifestanti hanno sfidato la repressione alla sera del 15 settembre, scandendo slogan come “Morte al dittatore!” e “Donna, vita, libertà!”.

Alcuni video hanno mostrato gruppi di auto che bloccavano le strade e suonavano i clacson nella città di Baneh, sempre nel Curdistan iraniano. Anche la città di Marivan ha assistito a proteste sparse in alcune zone della città nella tarda serata del 15 settembre, nonostante l'ampio dispiegamento di forze di sicurezza. I manifestanti hanno acceso fuochi in alcune aree e scandito slogan di protesta. Nella città di Abdanan, nella provincia di Ilam, le forze di sicurezza non sono riuscite a impedire che un gruppo di manifestanti accendesse falò in strada. Nella città di Piranshahr, nella provincia dell'Azerbaigian iraniano, un gruppo di persone ha suonato i clacson e organizzato blocchi stradali.

Secondo la dissidente Narges Mohammadi, che ha fatto trapelare il suo messaggio dal carcere di Evin, dove è detenuta, l’anniversario dell’uccisione di Mahsa Amini rappresenta “L’oppressione del regime teocratico contro le donne iraniane”. Per la dissidente in esilio negli Usa (e ancora sotto protezione speciale perché rischia di essere uccisa) Masih Alinejad, lo scoppio di una rivoluzione iraniana, contro il regime degli ayatollah, è ancora possibile. Nel suo editoriale su The Free Press, scrive: “Nessuno può prevedere come o quando nascono le rivoluzioni. La primavera araba si è accesa quando un fruttivendolo si è dato fuoco. L’ingiustizia della morte di Mahsa potrebbe essere la scintilla di una rivoluzione? Lo credo con tutto il cuore. Un anno dopo l'uccisione di Mahsa, le donne continuano a sfidare le leggi sull'hijab obbligatorio del regime, anche se potrebbero essere imprigionate o uccise”.