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L'EDITORIALE

Un altro sguardo è possibile

C'è l'Italia di Ruby e c'è l'Italia dei nostri soldati all'estero, dei volontari e dei missionari, di chi pensa al bene comune e non solo al proprio. E' triste vedere che questa Italia non riesce ad avere lo spazio mediatico del «Bunga Bunga».

Editoriali 19_01_2011

C’è l’Italia dei guardoni e del «Bunga bunga», e c’è l’Italia di chi muore in Afghanistan colpito da un cecchino.

C’è l’Italia di Ruby e delle serate di Arcore, delle starlette che sgomitano per entrare a far parte della corte del Cavaliere e di qualche loro sciagurato padre che si augura possano diventare le preferite, e c’è l’Italia dei nostri soldati impiegati nelle missioni all’estero i quali – comunque la si pensi circa l’opportunità di esserci militarmente in quelle aree – ci rappresentano e si distinguono per il loro approccio collaborativo con le popolazioni locali.

C’è l’Italia delle intercettazioni che hanno trasformato i grandi quotidiani in giornali erotici e c’è l’Italia di chi non si vende per mille euro, fa fatica a tirare a fine mese, cerca di far capire ai propri figli che successo e denaro non sono valori fondamentali della vita.

C’è l’Italia del degrado morale e dei moralisti a corrente alternata, e c’è l’Italia di chi lavora onestamente, dei volontari, dei missionari, di chi pensa al bene comune e non soltanto al proprio, di chi investe davvero nell’educazione, di chi si dà da fare per testimoniare che un altro sguardo sulla realtà che viviamo è possibile.

Qualcosa di davvero triste sta accadendo, se questa seconda Italia, quella rappresentata in Afghanistan dal sacrificio del caporalmaggiore Luca Sanna, non è riuscita ad ottenere lo spazio mediatico che hanno invece conquistato le morbosità del caso Ruby e del «Bunga bunga», chiodo fisso di giornali, Tg, talk show e quant’altro.

C’è un’Italia che desidererebbe essere governata da uomini capaci di onorare le istituzioni che rappresentano con il loro decoro e la loro sobrietà, che desidererebbe vivere in un Paese in cui l’agenda politica non sia dettata dalla magistratura e dalle sue inchieste a orologeria, che vorrebbe tutti uguali di fronte alla legge ma anche attenzione e impegno quando i reati riguardano i comuni cittadini.

C’è un’Italia che ieri si stringeva alla moglie del caporalmaggiore Sanna e che desidererebbe vivere, semplicemente, in un Paese normale.