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INTERVISTA / DON ANDRIY SOLETSKYY

Ucraina, «le nostre chiese trasformate in rifugio dalle bombe»

«La situazione a Kiev è drammatica, è vera guerra»; «Tra cristiani c'è solidarietà ed ecumenismo pratico, anche a livello istituzionale c'è la pace religiosa, anche se la propaganda russa sostiene il contrario. Ma ci si aspetta che il Patriarcato di Mosca condanni questa guerra, non c'è alcuna persecuzione degli ortodossi». «La nostra comunità in Italia si è già mobilitata per aiutare i nostri connazionali». Parla don Andriy Soletskyy, rappresentante a Roma del Patriarca greco-cattolico Sviatoslav Shevchuk.

- ED ORA TOCCHERÀ A TAIWAN? di Stefano Magni

Esteri 26_02_2022

La crisi in Ucraina non lascia indifferente la Santa Sede che dal crollo dell’Urss ha investito molta della sua credibilità internazionale per la costruzione di relazioni diplomatiche con la Russia, in grado di migliorare il dialogo ecumenico con il Patriarcato di Mosca. Ieri Papa Francesco si è recato nella sede dell’ambasciata russa presso la Santa Sede e ha espresso la sua preoccupazione all’ex ministro ed ora diplomatico Alexander Avdeev. Da anni il Vaticano è abituato ad usare la cautela quando si parla di Ucraina, anche alla luce della presenza in loco – accanto alle comunità di rito latino – della Chiesa greco-cattolica. 

Il Capo e Padre  dei fedeli greco-cattolici, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, era stato già negli anni scorsi una delle voci cattoliche più critiche sull’atteggiamento russo in Crimea e nel Donbass. Ieri l’Arcivescovo maggiore di Kiev-Halyč ha commentato la visita del Papa all’ambasciatore Adveev augurandosi che il colloquio possa rappresentare “un’ulteriore spinta perché il dialogo prevalga sulla forza”, e ribadendo che “il popolo ucraino si sta difendendo coraggiosamente”. Il suo rappresentante a Roma, don Andriy Soletskyy, ha commentato l’evolversi della situazione con La Nuova Bussola Quotidiana.

Come sta Sua Beatitudine Shevchuk? È riuscito a mettersi in contatto con lui?
Rimaniamo in contatto, non senza interferenze a causa dei bombardamenti. Sua Beatitudine è rimasto a Kiev, da padre della Chiesa greco-cattolica ucraina ha preferito rimanere nella sua sede insieme al suo popolo. Come ogni cittadino ucraino, in questi giorni doveva procurarsi anche lui il posto del rifugio perché la città attualmente è molto bombardata dai missili russi, più delle altre zone del Paese.

Quali informazioni ha riguardo a ciò che sta accadendo lì?
Ci troviamo in una situazione davvero drammatica. Si tratta di una vera guerra in una capitale europea. Non possiamo dire di essere preparati a questo scenario, comunque ogni sacerdote e vescovo della nostra Chiesa è rimasto accanto al proprio popolo. Le nostre chiese sono aperte alla gente, soprattutto quelle che hanno uno spazio sotterraneo. Perché tutta la gente sta ora sottoterra: chi in metropolitana, chi nei sotterranei dei loro palazzi e ovviamente anche la nostra cattedrale a Kiev e le altre chiese sono aperte a questo scopo. Sono diventate un vero e proprio rifugio per la gente.

Le celebrazioni stanno continuando?
Dipende dalle condizioni. Ovviamente se sono in atto bombardamenti è difficile celebrare una Messa nella chiesa. Soprattutto, sarebbe pericoloso. Ma i sacerdoti che si trovano insieme alla gente nei rifugi cercano di organizzare intimamente la preghiera. Come Chiesa continuiamo a pregare per la pace nel nostro Paese e chiediamo a tutto il mondo di farlo.

Quali sono le conseguenze delle operazioni militari in corso dal punto di vista ecumenico? Mi riferisco ai rapporti con gli ortodossi ucraini ma anche a quelli coi russi.
Stiamo assistendo ad un vero e proprio ecumenismo pratico. Perché nella situazione attuale nessuno ti chiede a quale confessione appartieni, ma il gesto della solidarietà va oltre tra le comunità ucraine. A livello istituzionale, grazie a Dio, vige la pace religiosa anche se la propaganda russa sostiene il contrario. Ovviamente la gente si aspetta dal Patriarcato di Mosca segnali concreti e più forti a sostegno della pace ed una netta condanna della guerra. Uno dei motivi per cui Putin sta attaccando l’Ucraina è la presunta persecuzione degli ortodossi in Ucraina. Una persecuzione che non esiste. Per questo, soprattutto dalla Chiesa ortodossa ucraina che risponde al Patriarcato di Mosca, la gente si aspetta veramente che si alzi una voce forte indirizzata verso la Russia: bisogna dire che gli ortodossi in Ucraina non hanno bisogno della difesa di Putin.

Anche alla luce di quanto è avvenuto in passato, lei teme per l’esistenza stessa della Chiesa greco-cattolica in Ucraina?
La nostra Chiesa è sopravvissuta ai tempi più bui dell’Urss. È uscita dalle catacombe, è risorta e rappresenta un segno della speranza. Perciò quello che stiamo vivendo oggi è l’ennesima prova per noi, perché siamo sempre stati una Chiesa scomoda per il governo totalitario dell’Unione Sovietica e il suo atteggiamento. Un atteggiamento che ora sembra essere stato ereditato dal governo russo.

Prima mi ha parlato di chi è rimasto. Ma c’è anche chi sta andando via o lo farà a breve. Le vostre comunità in Italia si stanno preparando ad accogliere i profughi?
Le nostre comunità qui in Italia già stanno facendo tutto il possibile per aiutare i loro cari in Ucraina, organizzando opere concrete di aiuto. Intanto stiamo cercando di capire che tipo di aiuto è più urgente, ma le nostre comunità sono aperte a chi deve fuggire dall’Ucraina. Sappiamo che tra questi sfollati ci sono tantissime donne con bambini piccoli perché gli uomini dai 18 ai 60 anni non possono più uscire dal Paese, essendo chiamati al servizio militare. Ci ritroveremo di fronte a una realtà complicata ma dovremo fare di tutto per aiutare i nostri connazionali.