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Santa Francesca Saverio Cabrini a cura di Ermes Dovico
1° novembre

Tutti i Santi in un solo giorno

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La solennità di oggi "grida" che il Cielo non è vuoto e sprona ogni battezzato a diventare santo a sua volta. Un approfondimento dal numero in uscita (novembre 2024) della nostra rivista di formazione apologetica La Bussola Mensile.

Ecclesia 01_11_2024
Wikimedia Commons - Own work Sailko

Nel libro dell’Apocalisse l’Autore ispirato da Dio scrive: «Vidi una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani» (7,9). Questa moltitudine immensa è composta dai Santi che godono la beatitudine del Paradiso. La solennità liturgica di cui trattiamo intende rendere culto al Dio tre volte Santo, invocarli e ricordare le loro vite esemplari. La festa liturgica vuole ricordare tutti i cittadini della Gerusalemme celeste sia canonizzati sia non canonizzati.

Se già li contempla l’Apocalisse, scritta nel I secolo, ci vorrà tempo affinché la Chiesa li consideri dal punto di vista esistenziale e liturgico. La Chiesa pur possedendo in pienezza le verità della Rivelazione, le comprende sempre meglio nel fluire del tempo della Tradizione. Infatti, nei primi decenni della sua storia, essa celebrava unicamente la Pasqua del Signore ogni anno in modo straordinario e ogni domenica in modo ordinario. Lentamente si aggiunsero gli altri tempi che formarono quello che oggi chiamiamo l’Anno liturgico. La memoria celebrativa dei Santi ebbe tale ritmo. Nell’anno 155 fu martirizzato il vescovo di Smirne San Policarpo. La sua comunità si propose di ritrovarsi ogni anno presso il suo sepolcro per pregare. A un secolo di distanza la stessa cosa si propose per ricordare il Papa San Sisto insieme ai suoi sette compagni diaconi martiri e per San Cipriano. Il culto dei martiri è stato il primo a sorgere accanto alla celebrazione della Pasqua. Del resto il rapporto tra il mistero pasquale del Signore e il martirio di un suo discepolo era chiaro e forte. Il martire era considerato come il discepolo che aveva seguito il suo Signore usque ad effusionem sanguinis.

In seguito accanto ai santi martiri furono considerati con devozione anche quei cristiani che pur non morendo martiri, avevano sofferto per confessare la fede in Cristo. Si parlava di martirio spirituale. San Cipriano nel De mortalitate afferma che ci sono credenti che sono venuti meno al martirio perché è venuta a mancare l’occasione, non la disponibilità. Nasce la grande categoria dei confessori. Il numero dei Santi si allargò con la venerazione per i grandi vescovi dell’epoca patristica (S. Basilio, S. Agostino, S. Ambrogio, S. Atanasio, ecc.) e per gli asceti, monaci e vergini che vissero in modo esemplare. Dal IV secolo in poi, ogni fedele che vivesse in modo eroico la vita cristiana in qualunque situazione iniziò a essere venerato.

Nacque la consuetudine nelle varie Chiese locali di celebrare in un solo giorno tutti i Santi. Alcune fonti indicano che ad Antiochia lo si faceva la domenica successiva a quella di Pentecoste. La scelta del primo novembre si deve a Papa Gregorio III (731-741) che collegandosi nell’intenzione al suo predecessore Bonifacio IV, il primo novembre 731 consacrò una cappella dentro la vecchia basilica costantiniana di San Pietro contenente tutte le reliquie che da secoli erano conservate in Vaticano.
Col diffondersi del rito latino in tutto l’Occidente tale solennità si diffuse in tutti i luoghi. Già nell’835 il re Luigi il Pio la fece diventare festa di precetto per tutti i sudditi di Francia. In seguito alla solennità si aggiunse un ottavario che si celebrava fino alla metà del secolo scorso.
Lungo i secoli la solennità si è arricchita di tutta una serie di usi e consuetudini extra-liturgiche che costituiscono quel patrimonio culturale della tradizione cristiano-europea.

Questa solennità assume anche un valore catechetico perché ricorda che i santi, con la loro vita immersa nel soprannaturale, gridano a tutti che il Cielo non è vuoto e assumono un ruolo apologetico. Ricordano la chiamata di ogni battezzato alla santità e la loro vita eroica promana una bellezza che affascina ogni cuore. Infine questi Nobel dell’amore per Dio e il prossimo hanno una forte carica socio-politica: dimostrano che vivendo in tensione virtuosa il mondo migliora. Scriveva San Josemaría Escrivá nel lontano 1934: «Vi svelo un segreto. Un segreto a gran voce: queste crisi mondiali sono crisi di santi». 

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Don Calogero D'Ugo è autore di Raccontami un Santo. Storie di giovani che hanno cambiato il mondo, Edizioni Cantagalli, Siena 2024.
 

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