Trump vince la guerra commerciale con la Cina
Nonostante le fosche previsioni sul disastro economico che avrebbe potuto provocare, la guerra commerciale fra Usa e Cina si è conclusa con un accordo vantaggioso soprattutto per gli Usa. Trump adesso può affrontare il processo per l'impeachment, al Senato, con una bella vittoria in tasca.
Prima dell’inizio del processo per impeachment in Senato, Trump si è preso una soddisfazione molto grande: aver vinto la guerra commerciale con la Cina. Infatti, l’accordo stipulato dalle parti il 15 gennaio è molto più vantaggioso per gli Usa che per la Repubblica Popolare. E costituisce un precedente che potenzialmente è rivoluzionario nella risoluzione delle dispute commerciali.
Nell’accordo di 8 capitoli, la prima e più consistente parte riguarda gli impegni presi dai cinesi. Pechino accetta di acquistare fino a 200 miliardi di dollari di merci americane e servizi in due anni, 77 miliardi entro il 2020 e gli altri 123 l’anno successivo. Oltre ai servizi e ai beni materiali, l’accordo prevede anche un cambio di passo nel commercio con la Cina: deve essere più facile e rapida l’apertura di indagini in caso di furto della proprietà intellettuale, si deve poter lavorare liberamente nel Paese senza subire pressioni governative per la cessione di segreti tecnologici. Viene istituito un organismo arbitrale bilaterale per risolvere ulteriori dispute. Pechino si impegna anche a non ricorrere alla “svalutazione competitiva” della sua moneta, né alla manipolazione statale del suo mercato finanziario. Molti altri capitoli vengono rimandati alla “fase 2” dell’accordo, che è ancora oggetto di trattativa. Da parte sua, l’amministrazione Trump ha accettato di dimezzare le tariffe su 120 miliardi di merci cinesi. Ma restano intatte, ai livelli attuali, i dazi su altri 370 miliardi di beni di importazione cinesi, ancora “in ostaggio” per ottenere l’accettazione della “fase 2”.
Per il traffico commerciale coinvolto e per la sua durata (due anni), la guerra commerciale fra i due colossi economici affacciati sul Pacifico è stata la più grande della storia recente. Il rischio era quello di danneggiare la stessa economia americana e di compromettere il mercato internazionale e di avviare una spirale di azioni e reazioni fra Cina e Usa molto simile ad un conflitto vero e proprio. Non è successo nulla di tutto questo. Negli Usa, in particolar modo, l’economia continua a registrare tassi di crescita superiori al 2% nel terzo trimestre del 2019 (e nel secondo era addirittura il 4%).
La firma dell’accordo, in compenso, è una piccola rivoluzione. Normalmente, se si apre una disputa commerciale, si ricorre all’arbitrato internazionale, tramite il Wto. Trump considera questa, così come le altre istituzioni internazionali, un vincolo inaccettabile sugli interessi dei cittadini americani. Così, dopo aver aggirato già una prima volta l’Organizzazione per il commercio internazionale con la firma del trattato di libero scambio con Canada e Messico, adesso ha dimostrato ancora di più di poterne fare a meno. Usando metodi brutali (sanzioni in cambio di negoziati), ha convinto la Cina a scendere a patti, senza mediazioni di parti terze. Ora attendiamo di vedere cosa succederà nella sua disputa con l’Ue.