Trump tira l'acqua e chiude il bagno transgender
Trump archivia le assurde linee guida emanate da Obama per promuovere l’uso dei bagni e degli spogliatoi scolastici in base al sesso percepito dallo studente. La nuova amministrazione non ha intensione di battersi in sede legale contro il provvedimento del giudice federale.
Trump archivia le assurde linee guida emanate da Obama per promuovere l’uso dei bagni e degli spogliatoi scolastici in base al sesso percepito dallo studente (clicca qui). In pratica, come reso noto domenica dal dipartimento Giustizia, la nuova amministrazione non ha intensione di battersi in sede legale contro il provvedimento del giudice federale Reed O’Connor che, lo scorso agosto, ha invalidato le misure del precedete governo democratico in favore delle cosiddetti wc transgender.
Il caso era andato avanti per iniziativa dell'amministrazione Obama, che durante tutta la presidenza ha fatto propria l’agenda dei movimenti lgbt, ed era finito presso la corte d'appello federale, dove si è fermato, una volta per tutte, per volontà del nuovo inquilino della Casa Bianca.
Sul piano legislativo tutto ha avuto inizio lo scorso maggio quando, a seguito delle pressioni delle lobby gay che hanno fatto dell’accesso ai bagni la nuova frontiera dei diritti civili, i dipartimenti Giustizia e Istruzione del governo Obama hanno inviato una direttiva ad ogni scuola pubblica del Paese circa l'obbligo di trattare gli studenti secondo modalità che corrispondano all’identità di genere percepita in quel momento della vita. Una decisione presa dopo che l’alta Corte d’Appello Federale di Richmond (4th Circuit) ha stabilito che la pretesa di una studentessa (in tutto e per tutto femmina ma che afferma di sentirsi maschio) di utilizzare a scuola i bagni dei ragazzi anziché quelli delle compagne è legittima.
Il dato biologico dell’identità sessuata presente fin dalla nascita in ogni individuo veniva cancellato in tutto il Paese per andare incontro ai capricci di un singolo alunno. Succede quindi che 13 stati americani guidati dal Texas si oppongono subito a questa misura e presentano un ricorso che arriva nelle mani del federale Reed O’Connor, il quale decide che la politica sui bagni transgender promossa dalla amministrazione Obama non è né obbligatoria, né vincolante. Una sentenza che non si limita ai soli Stati ricorrenti perché, come ha spiegato lo stesso giudice O’ Connor, “un provvedimento geograficamente limitato sarebbe inefficace”.
Il vicegovernatore del Texas Dan Patrick non si accontenta e lo scorso gennaio presenta di un progetto di legge che richiede l'uso dei bagni a seconda del sesso registrato alla nascita negli edifici governativi e nelle scuole. Un'iniziativa simile a quella già varata dal North Carolina, definita una mossa discriminatoria dai movimenti lgbt, che suscitò la reazione di alcuni Vip, fra quali Bruce Springsteen, e delle multinazionali che diedero vita a durissime ritorsioni economiche.
La parola fine arriva quindi dal nuovo presidente Trump che fino ad ora ha dato prova di non dare il minimo peso agli strali provenienti dai circuiti del politicamente corretto.
E se l’America è in piena fase di rigetto, l’Italia sembra essere in balia rispetto a queste sperimentazioni sociali. L’offensiva arcobaleno sui wc è appena cominciata. Da ottobre Bologna ospita i primi bagni gender fluid di Italia, sono stati installati presso il ristorante ‘Vetro’, locale all’interno delle serre dei Giardini Margherita. Stefano Follador, presidente della cooperativa che gestisce il punto ristoro, ha spiegato all’edizione bolognese del Corriere che in questo modo i clienti sono tutti uguali anche nell’uso del bagno. Bisognerebbe chiedere alle signore se preferiscono farla in piedi, ma ovviamente l’aspetto urologico non può intralciare l’avanzata del progresso.
Il 29 gennaio scorso sono stati poi aperti i primi bagni pubblici dedicati anche al “terzo sesso”. Ad Ospedaletto D’Alpinolo, in provincia di Avellino, il sindaco Antonio Saggese ha inaugurato le toilette: una per gli uomini, una per le donne e uno con la scritta "no gender". Il primo cittadino lo ha definito un “gesto di civiltà”. Lo stesso paese del Sannio pochi giorni dopo ha ospitato Vladimir Luxuria, la madrina della battaglia per i water gender fluid condotta, senza successo, in Parlamento nel lontano 2006.