Trump sceglie il suo vice (e successore): JD Vance, l'uomo dell'Elegia Americana
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In tre giorni,tutto è cambiato. Il 13 luglio, Donald Trump scampa a un attentato, per un puro miracolo. Il 15 luglio viene archiviato il caso che lo riguarda in Florida. E la sera stessa nomina suo vice JD Vance, giovane senatore dell'Ohio emerso dall'inferno della società post-industriale, che incarna al meglio il principio America First.
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In tre giorni, la campagna elettorale americana è cambiata completamente. Il 13 luglio, Donald Trump scampa a un attentato, per un puro miracolo. Il 15 luglio viene archiviato il caso che lo riguarda in Florida, dove era accusato di aver portato con sé documenti segreti nella propria tenuta di Mar a Lago, invece che depositarli nell’Archivio nazionale. Infine, la sera stessa del 15 luglio (ieri, per chi legge), Trump ha finalmente annunciato il candidato vicepresidente: James David Vance, giovane senatore dell’Ohio. Trump è proiettato, come mai prima d’ora, verso la riconquista della Casa Bianca. E si sa anche che piega prenderà la sua nuova amministrazione, se la scelta del vice è significativa, come è sempre stata.
L’archiviazione del caso in Florida è un doppio duro colpo per i Democratici. Prima di tutto perché Trump non verrà processato, almeno durante la fase finale della campagna elettorale. Secondo, perché viene messa in discussione la base stessa dell’accusa: la nomina del procuratore speciale, Jack Smith, che ha indagato il caso, è stata considerata incostituzionale dal giudice Aileen Cannon. Una decisione che è stata considerata “clamorosa” dalla stampa, ma non del tutto imprevedibile, considerando che la giudice Cannon è una conservatrice nominata dall’amministrazione Trump. La sentenza ha pochi precedenti, ma si fonda sul principio che il procuratore speciale debba essere di nomina presidenziale, o quantomeno del Senato. Cosa che Smith non era. Ora il procuratore annuncia ricorso e il caso potrebbe finire in Corte Suprema, ma ormai non c’è più tempo per dirottare la campagna elettorale: si va a dopo novembre.
Considerando l’immunità riconosciuta dalla Corte Suprema per i suoi atti presidenziali (che praticamente azzoppa due cause: quella di Washington sui fatti del 6 gennaio e quella di Atlanta sul riconteggio dei voti) e l’archiviazione del caso Mar a Lago, a Trump resta una condanna di primo grado del tribunale di New York per aver pagato una pornostar in cambio del suo silenzio. Un po’ poco, per chi vuole impostare la campagna democratica sullo slogan “Trump is a convicted felon” (Trump è un criminale condannato).
La corsa verso la Casa Bianca dell’ex presidente sta dunque procedendo a gonfie vele. Specialmente dopo che è sopravvissuto per miracolo a un attentato, cosa che ha unificato gli elettori repubblicani dietro di lui. Ed è in questo contesto che va letta anche la nomina di James David (JD) Vance, un candidato alla vicepresidenza che in un qualsiasi altro periodo storico sarebbe stato considerato quantomeno “divisivo”, anche degli stessi elettori repubblicani.
Non è come l’ex vicepresidente Mike Pence, una scelta di compromesso che aveva riallacciato Trump alla base conservatrice religiosa. Vance è un uomo che è venuto dal nulla. Nato nella classe operaia, ha un passato terribile, con una madre tossicodipendente, protetto ed educato da una nonna fortissima. Si è emancipato grazie al duro lavoro, ha combattuto in Iraq, ha studiato a Yale (con borse di studio e lavorando giorno e notte) e si è fatto strada nel mondo della finanza, nel fondo del miliardario libertario Peter Thiel. Proprio Thiel lo ha introdotto nella politica e ne ha finanziato la prima campagna elettorale, nel 2022.
Nel 2016, Vance divenne celebre per il suo libro autobiografico Elegia Americana, romanzo di formazione, ma anche un ritratto dell’America della “rust belt”, un mondo derelitto che vive sulle ceneri di quella che un tempo era la grande industria del Mid West. Con Elegia Americana, Vance divenne un ospite fisso dei grandi media americani, incuriositi da questo “bifolco” bianco, che guarda caso sapeva anche scrivere ed esprimersi bene. Venne visto come tramite per poter accedere ai misteri dell’America che aveva votato a destra, nel 2016, contro tutte le previsioni. Ma aveva accesso ai media, allora, anche perché diceva di detestare Trump. Pur essendo un conservatore, la sua indole era quella del “never Trump”, cioè tutti meno che Trump. All’apice della notorietà, nel 2020 dal suo libro venne tratto il film omonimo diretto da Ron Howard, con una strepitosa Amy Adams nella parte della madre e Glenn Close in quella della nonna. Una pellicola prodotta e distribuita nientemeno che da Netflix, il tempio del cinema progressista. Non sarebbe successo niente di tutto questo, probabilmente, se avessero saputo che sarebbe diventato il vicepresidente di Trump. Per quanto tempo ancora Elegia Americana rimarrà in catalogo su Netflix?
Il riavvicinamento politico fra Vance e Trump è avvenuto, paradossalmente, dopo la fine dell’amministrazione repubblicana. Non solo lo scrittore e finanziere venne convinto dalle politiche di Trump nei quattro anni alla Casa Bianca, ma lo difese da tutte le accuse del suo crollo: quella di golpe, prima di tutto. Nelle elezioni di metà mandato del 2022, candidato al Senato, venne notato soprattutto dal figlio dell’ex presidente, Donald Trump jr, per la sua posizione rigorosamente isolazionista sul conflitto in Ucraina. Fu allora che il figlio lo presentò al padre e Donald sr. diede il suo endorsement alla sua campagna elettorale per il Senato, facendogliela vincere.
Ora Trump lo sceglie come vicepresidente perché incarna al meglio i suoi ideali di America First e perché è una figura rappresentativa di una certa America che finora non ha avuto voce. Vance ha solo 39 anni, ne compirà 40 il mese prossimo: sarebbe il più giovane dei vicepresidenti, se eletto. Potenzialmente è lui il successore di Trump.