Trump punta ancora ad annettere la Groenlandia. Vance cerca lo scontro
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Trump torna alla carica per l'annessione della Groenlandia. Preoccupazione in Danimarca e fra le autorità locali. Questa settimana si reca in visita una delegazione con la Second Lady, Michael Waltz e il segretario all'Energia Chris Wright.

A quanto pare non era solo una sparata elettorale: Trump torna alla carica sul possesso della Groenlandia, anche dopo le elezioni parlamentari del paese artico che è sì autonomo, ma ancora parte della Danimarca. Inizia la nuova visita “di cortesia” da parte di una delegazione mista che include anche la moglie di JD Vance, ma il governo locale non gradisce.
Dopo il voto parlamentare, i groenlandesi torneranno alle urne il 1 aprile per eleggere i consigli locali. Per questo la visita, alla vigilia del voto, viene vista dai locali come una nuova forma di interferenza. A far parte della delegazione, oltre a Usha Vance, la moglie del vicepresidente, sono anche il Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Michael Waltz e il segretario all’Energia, Chris Wright. Insomma una squadra di altissimo livello che serva a tutti gli scopi: Waltz per visitare la base aerea di Thule (che presidia le rotte aeree e marittime dell’Artico), Wright per esplorare le opportunità economiche, la Vance per rappresentare il volto umano, famigliare, dell’amministrazione per conquistare il cuore e le menti dei locali.
Peccato però che la visita sia stata preceduta da un discorso di suo marito, il vicepresidente che suona palesemente come una minaccia alla Danimarca e un ennesimo insulto all’Europa in generale: « La Danimarca, che controlla la Groenlandia, non sta facendo il suo lavoro e non è un buon alleato (sic!). Come risolveremo questo problema, garantiremo la nostra sicurezza nazionale? Se questo significa che dobbiamo avere più interesse territoriale per la Groenlandia, è quello che farà il presidente Trump perché non gli importa di quello che gli europei ci urlano contro, gli importa di mettere al primo posto gli interessi dei cittadini americani». Il governo danese, comprensibilmente si è sentito trattato come uno Stato vassallo, soprattutto per quel “non sta facendo il suo lavoro”. Per chi?
«L’unica minaccia per la Groenlandia sono gli Stati Uniti», ha risposto, su X, il presidente della Commissione Difesa di Copenaghen, Rasmus Jarlov. Sottolineando che: «Solo il 6% dei groenlandesi preferirebbe essere americano piuttosto che danese. L'unico partito politico che ha dichiarato di fidarsi di Donald Trump ha ricevuto l’1% e non ha preso un solo seggio nel parlamento groenlandese alle elezioni di alcune settimane fa. Nessun membro del parlamento groenlandese vuole diventare americano. Tutti la considerano un'intimidazione e una minaccia che gli Stati Uniti non rispettano, ovvero che "no" significa "no"».
E a proposito della visita, la premier groenlandese, Mute Egede, si dice particolarmente allarmata da un viaggio di Stato americano “molto aggressivo”. «Siamo ora a un livello in cui non può essere in alcun modo definita una visita innocua della moglie di un politico – dichiara la Egede alla stampa locale - Cosa ci fa il consigliere per la sicurezza nazionale in Groenlandia? L'unico scopo è dimostrare il suo potere su di noi».
Politici locali sono stati contattati per incontrare la delegazione statunitense e hanno rifiutato. «Posso confermare che mi hanno contattato e volevano incontrarmi - ha dichiarato alla stampa locale Malik Berthelsen, sindaco della seconda città più grande della Groenlandia, Sisimiut - Poiché siamo nel bel mezzo della campagna elettorale, ho gentilmente rifiutato e suggerito che possiamo incontrarci dopo le elezioni».
Insomma gli Usa iniziano a far paura a questa piccola popolazione (appena 57mila abitanti) della gigantesca isola artica che incombe su Nord America ed Europa. Proprio la sua posizione strategica fa gola a Trump. Ma c’è una logica dietro alla volontà di annettere quella che è, di diritto, un pezzo di Danimarca, dunque un pezzo di nazione europea alleata degli Usa, per di più una nazione europea che ha sempre combattuto al fianco degli Usa?
Alexander Gray, ex membro del Consiglio di Sicurezza Nazionale ai tempi della precedente amministrazione Trump, in un suo editoriale sul Wall Street Journal, cerca di razionalizzare così: una volta che la Groenlandia sarà indipendente dalla Danimarca, diventerà indifendibile e dunque facile preda di russi e cinesi. Gli Usa dovrebbero dunque proteggerla da queste mire di potenze avversarie. «Gli Stati Uniti possono offrire un'opzione che preservi la sovranità della Groenlandia proteggendola al contempo da attori malintenzionati – spiega Gray - Gli Stati Uniti hanno utilizzato i patti di libera associazione per decenni con tre piccoli stati insulari nel Pacifico. Questi accordi consentono alla Micronesia, alle Isole Marshall e a Palau la piena indipendenza e il potere di condurre le proprie relazioni estere, dando al contempo accesso alle forze armate statunitensi e richiedendo a Washington di provvedere alla loro difesa. Gli Stati Uniti forniscono anche sostegno economico. Mentre la Groenlandia cerca di separarsi dalla Danimarca, gli Stati Uniti dovrebbero essere pronti a dare una mano».
Spiegato così è comprensibile. Peccato, però che Trump e Vance parlino proprio di annessione territoriale, che non è la stessa cosa. E ne parlano già adesso, quando la Groenlandia non è ancora indipendente. Se le loro intenzioni non sono serie, se alle parole non seguono i fatti, allora perché?