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USA

Trump in aula: accuse pesanti, precedenti buoni

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Trump si difende dalle accuse di aver conservato illegalmente documenti segreti, in casa sua, dopo la fine del suo mandato presidenziale. Si dichiara non colpevole. Rischia anche il carcere a vita. Ma ci sono precedenti favorevoli: Clinton si portò a casa tutte le registrazioni e non gli successe nulla.

Esteri 14_06_2023
La sede del tribunale di Miami

“Vostro onore, ci dichiariamo certamente non colpevoli”, ha dichiarato in aula l'avvocato di Donald Trump, Todd Blanche, al giudice Jonathan Goodman. Inizia così, con la procedura di notifica della seconda incriminazione di Trump (la prima federale), la nuova odissea giudiziaria dell’ex presidente americano. L’udienza si è tenuta a porte chiuse, niente foto, né riprese televisive. Fuori dall’aula, di fronte alla Wilkie Ferguson Courthouse di Miami, si riuniva una folla pacifica di sostenitori di Trump. Nessun incidente, non si sono fatti vivi i temuti “Proud Boys”, la milizia più radicale della destra, fra quelle che avevano animato l’assalto al Campidoglio.

Donald Trump si è dichiarato non colpevole delle accuse di aver conservato e condiviso illegalmente documenti riservati per la sicurezza nazionale dopo aver lasciato la Casa Bianca. Se li è portati a casa, conservandoli in vari scatoloni di cartone stipati in diverse stanze della sua grande residenza di Mar-a-Lago, in Florida. Una montagna di questi scatoloni era conservata anche in bagno, a giudicare dalle foto rilasciate dall’accusa. Fra questi faldoni c’erano anche segreti militari, sul programma nucleare, sul deterrente nucleare e analisi sulle vulnerabilità degli Usa e degli alleati. L’accusa ritiene che l’ex presidente abbia mostrato questi segreti anche a persone non autorizzate a vederli. La questione è seria e potrebbe costare a Trump anche l’ergastolo.

Le imputazioni sono sette e i capi di accusa sono ben 37, la maggior parte dei quali sono per “conservazione intenzionale di informazioni sulla difesa nazionale”, in violazione della Legge sullo spionaggio del 1917. Poi c’è un’accusa di occultamento di documenti o registrazioni, una di occultamento illecito di documenti o registrazioni, una di occultamento di un documento in un'indagine federale, una per occultamento di documenti e una per false dichiarazioni e affermazioni.

Il domestico di Trump, Walt Nauta, è stato accusato insieme all'ex presidente per cinque dei capi d'accusa e per un'accusa di false dichiarazioni. I procuratori non hanno chiesto restrizioni sui viaggi o sul possesso di armi da fuoco. Il giudice Goodman ha permesso a Trump e Nauta di rimanere liberi a diverse condizioni, tra cui quella di non comunicare tra loro o con persone che il governo identifica come testimoni del caso.

Il caso è stato assegnato al giudice distrettuale Aileen Cannon, nominata da Trump nel 2020. La stampa di sinistra, fra cui il Los Angeles Times, teme che la Cannon possa aiutare Trump durante la causa. Già si può prevedere che subirà pressioni enormi. Ma ci sono diversi precedenti che favoriscono decisamente l’ex presidente.

Secondo l’avvocato Michael Bekesha, autore di un editoriale pubblicato ieri sul Wall Street Journal il processo a Trump non deve neppure iniziare. “Il Presidential Records Act consente al Presidente di decidere quali documenti restituire e quali conservare al termine della sua presidenza. E la National Archives and Records Administration non può farci nulla. Lo so perché sono l'avvocato che ha perso il caso del ‘cassetto dei calzini di Clinton’”. Il “cassetto dei calzini” è quello in cui l’ex presidente democratico, dal 1993 al 2001, ha conservato le registrazioni audio delle sue conversazioni con lo storico Taylor Branch. “La National Archives and Records Administration – scrive Bekesha - non ha mai ricevuto le registrazioni. Come racconta Branch, Clinton le nascose nel cassetto dei calzini per tenerle lontane dal pubblico e le portò con sé quando lasciò l'incarico”. E la magistratura, nella causa mossa dall’associazione Judicial Watch, che voleva consultare quell’archivio audio, diede ragione a Clinton.

Dei 37 capi d’accusa a Trump, poi, 31 sono le violazioni della Legge sullo spionaggio (Espionage Act) del 1917. Una legge antica e legata a un clima di guerra (Prima Guerra Mondiale) che non permette di distinguere fra lo spionaggio e la libertà di espressione. Come scrive la giornalista Eli Lake, su The Free Press, “Fin dalla sua nascita, sotto il presidente Woodrow Wilson, l'Espionage Act è stato usato come arma contro i dissidenti americani. Il leader socialista Eugene V. Debs fu condannato nel 1917 per aver tenuto un comizio in cui esortava il popolo a ostacolare il reclutamento militare. La Corte Suprema confermò la condanna anche se si trattava di una chiara violazione dei diritti protetti dal Primo Emendamento. Alla fine, Debs fu graziato dal presidente Warren Harding nel 1921. Oggi consideriamo il processo a Debs come un osceno abuso di potere giudiziario da parte del Dipartimento di Giustizia”.