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IL BELLO DELLA LITURGIA

Trittico di Mantegna: Cristo discese e vinse ascendendo

L’Ascensione, l’Adorazione dei Magi e la Circoncisione: il Trittico degli Uffizi del Mantegna sembra una perfetta trascrizione pittorica del brano paolino “Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli…”. Un’alleanza stretta per la Redenzione dell’uomo: segno inequivocabile di questa vittoria è il vessillo crociato di Gesù

Cultura 24_10_2020

Andrea Mantegna - Trittico degli Uffizi - Firenze, Galleria degli Uffizi


Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose” (Ef 4, 9-10).

“…una tavoletta [di Mantegna], nella quale sono storie di figure non molto grandi ma bellissime [...] nel castello di Mantova, per la cappella". Stando al Vasari e ad altri documenti storiografici, il trittico di Andrea Mantegna, ora agli Uffizi, raffigurante l’Ascensione, l’Adorazione dei Magi e la Circoncisione, sarebbe stato eseguito per la cappella privata del marchese Ludovico III Gonzaga, nel Castello mantovano di San Giorgio. Il condizionale è d’obbligo perché nel pronunciarsi sulla concezione e destinazione delle tre tavole, che effettivamente presentano diversità e incongruenze sia di formato sia di stile, gli studiosi sono ancora molto cauti.

Quel che è certo è che nel 1827 i tre dipinti furono assemblati all’interno di una stessa cornice neorinascimentale, intagliata e dorata. Arbitrariamente, secondo alcuni; non per noi che, pur tenendo in grande considerazione gli autorevoli giudizi degli storici dell’arte, guardiamo e leggiamo l’opera alla luce della fede e delle parole di Paolo agli Efesini: “Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli…”. Il Trittico degli Uffizi ci sembra una perfetta trascrizione pittorica del brano epistolare.

Colui che discese, dunque, e che i Magi vennero ad adorare. La scena centrale dipinge un variopinto ed esotico corteo - di cui fanno parte, a giudicare dai copricapi, uomini di diverse nazionalità - che si snoda lungo un tortuoso cammino fino al limitare della grotta. Qui la Vergine, circondata da cherubini, tiene in braccio Gesù benedicente: il gesto materno sembra già alludere all’offerta del Figlio, dunque al sacrificio di Cristo di cui l’antro roccioso diviene, contemporaneamente, luogo della nascita e sepolcro. Anche la stella cometa, qui forgiata alla stregua di una lunga spada che pende sopra il capo di Maria, rimanda al dolore della Madonna così come Simeone lo avrebbe, di lì a poco, profetizzato.

Eccolo, infatti, l’anziano sacerdote al centro del sontuoso interno classicheggiante del Tempio della Circoncisione, mentre con gesto fermo e risoluto si rivolge al Bambino tra le braccia della Madre, sotto lo sguardo attento della profetessa Anna e di San Giuseppe che, fedele alla tradizione del rito ebraico di purificazione della puerpera, porta in dono due tortore. L’ambiente, dettagliatamente descritto, prevede anche due lunette decorate con disegni monocromi, i cui soggetti, il Sacrificio di Isacco e la Consegna delle tavole della Legge, rimandano al compiersi dell’antica promessa di Dio che, con la presentazione di Gesù, sancisce la Nuova Alleanza.

Un’alleanza stretta per la Redenzione dell’uomo, definitivamente confermata nell’Ascensione di Cristo che ha sconfitto la morte. Segno inequivocabile di questa vittoria è il vessillo crociato del Gesù di Mantegna: dentro una materica mandorla di nuvole e cherubini, Egli si eleva sopra il gruppo orante degli Apostoli e della Vergine che, ricolmi di stupore, accompagnano con lo sguardo la salita al cielo di Colui in cui si compie la pienezza di tutte le cose.