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L'ACCUSA

Tre intellettuali contro Gaci: lotta per la conquista islamica dell'Europa

Soufiane Zitouni, Mohammed Louizi, Ferid Abdelkrim: tre musulmani francesi accusano l'associazione islamica (UOIF) di cui Azzeddine Gaci è dirigente, di essere parte dei Fratelli Musulmani, con un progetto politico che usa il dialogo con i cristiani come arma di conquista.

Libertà religiosa 20_08_2015
Mohamed Louizi

Mohamed Louizi

Fino al febbraio 2015, pochi conoscevano Soufiane Zitouni in Francia. Un professore di filosofia, di ruolo dal 2003, che ha insegnato fino al 2014 in scuole cattoliche e che nel settembre 2014 inizia a insegnare presso il Liceo Averroè di Lille, l’unico istituto islamico in Francia a essere sotto contratto con lo Stato e gestito dall’Union des Organisations Islamiques de France (UOIF) di cui Azzedine Gaci è membro del direttivo. «Avevo scelto di insegnare al Liceo Averroè perché credevo ingenuamente di potere lavorare avvolto dallo spirito del grande filosofo andaluso. In seguito ho scoperto che la biblioteca del Liceo non conteneva alcun libro di Averroè, ma libri di Hani e Tariq Ramadan!», dichiara Zitouni che nel febbraio scorso ha dato le dimissioni dall’istituto. L'associazione che gestisce l'istituto è diretta da Amar Lasfar, presidente dell’UOIF, che Azzeddine Gaci - che oggi partecipa all'incontro di apertura del Meeting di Rimini - ha invitato nel novembre 2014 al 4° Forum Islamo-Cristiano da lui organizzato a Villeurbanne unitamente a Ahmed Jaballah, presidente dell’Institut Européen des Sciences Humaines. 

Zitouni lascia la scuola e il 5 febbraio pubblica su Libération un articolo esplicativo dal titolo “Perché ho dato le dimissioni dal Liceo Averroè”. Qui illustra non solo il casus belli, ma denuncia altresì l’ideologia, quella dei Fratelli musulmani, trasmessa agli studenti. Il casus belli, la goccia che ha fatto tracimare il vaso, è stato un articolo, successivo agli attentati a Charlie Hebdo e al all’Hyper Casher di Parigi, in cui Zitouni accusava i musulmani di avere perso il senso dell’umorismo e di avere tradito la propria religione.

Dal giorno della pubblicazione iniziano le critiche velate e le repliche pubbliche. Le dimissioni, ma soprattutto le dichiarazioni del professore di filosofia, hanno rivelato il vero volto di una istituzione che ancora oggi figura tra i migliori istituti privati in Francia: l’ossessione nei confronti degli ebrei e l’antisemitismo da parte degli studenti. «Questo antisemitismo quasi ‘culturale’ di un certo numero di allievi del Liceo Averroè si è manifestata chiaramente quando un giorno ho iniziato a parlare di Spinoza» e uno studente «mi ha chiesto perché avevo precisato nella mia introduzione che questo filosofo era ebreo!». I tabù nei confronti della scienza, il rifiuto che un professore di filosofia musulmano facesse riferimenti alla tradizione islamica, tutto questo e altri motivi facevano affermare a Zitouni che «in realtà, il Liceo Averroè è un territorio ‘musulmano’ con un contratto con lo Stato». La conclusione dell’articolo è chiara: il Liceo Averroè e l’educazione servono a diffondere l’ideologia della Fratellanza e sono parte integrante di un progetto politico. 

Ebbene, da quando Zitouni ha denunciato tutto ciò è diventato il bersaglio non solo di accuse e attacchi verbali, ma è anche stato denunciato per diffamazione dal Liceo e il verdetto finale è atteso per il prossimo 4 settembre. 

Nonostante i comunicati e le smentite dell’UOIF, Zitouni ha trovato un alleato in Mohammed Louizi, un fuoriuscito dell’UOIF, che udito il suo caso è uscito allo scoperto e si è messo a totale disposizione del professore di filosofia non solo testimoniando durante il processo, ma pubblicando sul proprio blog un documentatissimo volume online – che presto diventerà un libro cartaceo - sul Liceo e sulla strategia dell’UOIF e dei Fratelli musulmani in Francia e in Europa. Ne “Il Liceo Averroè: l’albero che nasconde il deserto”, Louizi non solo conferma le accuse di Zitouni, ma fornisce ulteriori particolari e dettagli volti a illustrare i meccanismi perversi e subdoli di un’organizzazione, l’UOIF, che vuole “integrarsi” per conquistare e gestire il potere. 

Questo è il contesto cui appartiene Azzedine Gaci: non solo come rettore di una moschea affiliata all’UOIF, ma come membro del direttivo. Appartenere al direttivo dell’UOIF corrisponde a condividerne obiettivi, metodi e accettare qualsiasi ruolo ti venga affidato. Ferid Abdelkrim, altro fuoriuscito dall’UOIF che ha di recente pubblicato la sua testimonianza Perché ho smesso di essere islamista (Les Points sur les i, Parigi 2015), narra che prima di diventare membro attivo nell’UOIF gli venne fatto recitare il giuramento di fedeltà (bay’a) alla Fratellanza: «Giuro innanzi ad Allah – Egli è l’Altissimo – di attenermi all’islam, di rispettarne scrupolosamente gli obblighi e i dettami, di evitare ciò che vieta, di ascoltare con obbedienza l’organizzazione, nell’azione, nelle difficoltà per soddisfare Allah e l’Inviato. Allah è testimone delle mie parole».

E narra: «Avevo scoperto che i Fratelli erano presenti in Francia, che mi avevano scelto per essere uno di loro e che tutto questo passava attraverso un rituale. Io che pensavo che fosse sufficiente avere voglia di essere un Fratello per diventarlo». Abdelkrim narra dell’omertà, della legge del silenzio all’interno della Fratellanza volta a tutelarne i segreti e la rispettabilità. Narra che tutti condividono il fatto «di non essere con loro» perché «noi, solo noi, eravamo i detentori della verità». Quel che si evince dalla sua testimonianza, di lui che a un certo punto è diventato responsabile dei Giovani Musulmani di Francia, è che non si può ricoprire alcun incarico di rilievo in seno all’UOIF se non si è giurata fedeltà alla Fratellanza o se non si creda fermamente nella sua ideologia. 

Di qui i dubbi sul perché Gaci abbia taciuto la sua appartenenza al direttivo dell’UOIF nella sua biografia per il Meeting di Rimini e sull’autenticità delle sue attività interreligiose. 

Le testimonianze coraggiose e oneste di Soufiane Zitouni, Mohammed Louizi e Ferid Abdelkrim, ovvero di tre musulmani – perché tutti si professano tali – che hanno abbandonato un contesto legato all’ideologia islamista conservatrice, ci confermano che la scelta di Gaci come interlocutore per il dialogo interreligioso - come accade per l’evento di apertura del Meeting - non va nella direzione del vero dialogo, né apre ai musulmani… Apre all’islam politico che ha perso tutta la sua spiritualità. Zitouni, Louizi e Abdelkrim stanno combattendo in silenzio e con coraggio una battaglia per tutti noi, perché loro conoscono perfettamente i pericoli dell’«estremismo moderato» e sanno  bene che con quest’ultimo nessun vero dialogo è possibile.