Transgenderismo smascherato ovunque, tranne a Sanremo
Un rapporto investigativo olandese ha rivelato che lo studio del 2006 su cui si basa il cambio di sesso infantile è stato finanziato da un produttore di bloccanti della pubertà. L'American College of Pediatricians invita a "riconsiderare gli attuali protocolli per i bambini con disforia di genere". Il nostro Paese invece continua a cedere alla propaganda "fluida".
I maggiori studi che hanno costituito la base dell'industria e della cultura transgender in Occidente sarebbero dovuti finire nel cestino, sia per la loro inaffidabilità scientifica, sia perché sponsorizzati proprio da quelle industrie farmacologiche produttrici e interessate alla vendita di ormoni che bloccano la pubertà.
Alla fine dello scorso dicembre un rapporto investigativo olandese ha rivelato che lo studio del 2006 su cui si basa l'intero esperimento medico di cambio di sesso infantile è stato finanziato da un produttore di bloccanti della pubertà. L'articolo del quotidiano nazionale NRC, pubblicato il 31 dicembre, mostra come l’approccio terapeutico noto come “protocollo olandese”, che prevede il blocco della pubertà degli adolescenti che soffrono di disforia di genere e costituisce la base del modello di cura di affermazione del genere” adottato dalle cliniche pediatriche di genere di tutto il mondo, è stato finanziato dalla Ferring pharmaceuticals, l'azienda (presente anche in Italia) che commercializza il farmaco Triptorelin come bloccante della pubertà.
La ricerca che viene sempre citata per giustificare l'adozione da parte delle cliniche del “modello di cura affermativo” e la rapida somministrazione ai bambini di questi farmaci dannosi e sperimentali, consiste in uno studio olandese, con risultati pubblicati nel 2011 e nel 2014. Questa ricerca ha seguito 55 bambini trattati prima con bloccanti della pubertà e poi con ormoni cross-sessuali e cure psicologiche che hanno riportato risultati positivi 18 mesi dopo, ma rimane incredibile che questi bambini non siano mai stati sottoposti a visite di follow-up regolari da allora. Secondo il “protocollo olandese”, nel caso in cui l’incongruenza fra genere percepito e legale, molto spesso manifestatasi nella prima infanzia, persista nel tempo, si può interrompere lo sviluppo bloccando la pubertà al suo insorgere, per “guadagnare tempo”, e poter “esplorare” con più calma l’ identità di genere, senza la “minaccia” dello sviluppo naturale del corpo. Una delle principali preoccupazioni ignorate dai medici del gender-affirming è il fatto che quasi tutti i bambini a cui vengono somministrati i bloccanti della pubertà passano poi all'assunzione di ormoni intersessuali, il che significa che i farmaci sono lo “step” iniziale per una ulteriore transizione medica.
Fino al 2010, le cliniche di genere olandesi accoglievano circa 60 bambini all'anno, mentre nel 2022 ne venivano curati 1.600 e altri 1.800 erano in lista d'attesa. L’ improvvisa impennata si è verificata intorno al 2013, proprio in coincidenza con gli albori del moderno movimento per i diritti dei trans e con l'aumento della popolarità di smartphone e social media. La prova della assoluta mancanza di scientificità è dimostrata invece dalla analisi condotta dalla Society for Evidence-Based Gender Medicine e pubblicata lo scorso gennaio. Nel rapporto The Myth of 'Reliable Research' in Pediatric Gender Medicine, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Sex & Marital Therapy il 2 gennaio scorso, i ricercatori descrivono come gli studi olandesi del 2011 e del 2014 che hanno costituito la base dell'industria transgender non avrebbero mai dovuto essere accettati dalla comunità scientifica, “essendo scandalosamente” al di sotto dei moderni standard di ricerca. Il rapporto è frutto del lavoro E. Abbruzzese, Stephen B. Levine e Julia W. Mason, scienziati di diverse professioni mediche che hanno anni di esperienza nello studio della cosiddetta identità di genere. Nel marzo del 2022, gli stessi autori avevano già espresso le loro preoccupazioni riguardo agli studi olandesi. Gli scienziati avevano pubblicato lo studio Reconsidering Informed Consent for Trans-Identified Children, Adolescents, and Young Adults (Riconsiderare il consenso informato per i bambini, gli adolescenti e i giovani adulti transidentificati) per evidenziare i limiti delle ricerche olandesi.
Gli studi olandesi arrivavano alle conclusioni, senza prove, che la disforia di genere fosse scomparsa solo grazie ai bloccanti della pubertà e agli ormoni cross-sessuali, senza esaminare per nulla i rischi degli interventi, gli effetti irreversibili e tragici. Soprattutto, dimostra la ricerca pubblicata lo scorso gennaio, “la selezione dei soggetti ha fatto sì che solo i casi di maggior successo fossero inclusi nei risultati” e “la psicoterapia concomitante ha reso impossibile separare gli effetti di questo intervento da quelli degli ormoni e della chirurgia”. L'entità del danno fatto dalla mitologia “trans e gender fluid” si può ben valutare se consideriamo che 1 su circa 15 studenti delle scuole medie, superiori e universitari in Occidente attualmente dichiara un'identità transgender, la salute mentale degli adolescenti in generale è ai minimi storici in tutto l’Occidente, mentre le richieste di riassegnazione di genere da parte dei giovani sono aumentate di diverse migliaia di punti percentuali nell'ultimo decennio e sono quasi raddoppiate tra il 2020/2021 e il 2021/2022 negli Usa ma anche in altri Paesi occidentali.
La notizia dello smascheramento del transgenderismo e della fluidità sessuale è talmente importante che, nonostante la forza del movimento e LGBTI negli USA, l’American College of Pediatricians ha invitato tutte le organizzazioni e istituti ospedalieri a "riconsiderare gli attuali protocolli per i bambini con disforia di genere". Un colpo mortale alla moda LGBTI, ovunque ma non in Italia, che al Festival di Sanremo, dopo l’edizione del 2019 con l’inno all’ecstasy, quest’anno esalterà un tal Rosa Chemical, come descritto su La Bussola, cantore di pillole velenose ed ideologie transex e gender fluid.