Transgender, Biden accelera, ma trova i vescovi sulla strada
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L'amministrazione Biden vara nuove norme per l'affermazione del transgenderismo nelle scuole. La Conferenza episcopale Usa alza la voce: «Promuovono una visione ideologica del sesso».
La promozione del transgenderismo da parte dell’amministrazione Biden ad ogni livello e con ogni strumento coercitivo, si è recentemente fatta più ossessiva, con due nuove decisioni del Dipartimento dell’Istruzione e del Dipartimento della Salute, alle quali diversi Governatori Repubblicani e i Vescovi cattolici si stanno opponendo con forza e determinazione.
Con le ultime scelte si cerca di accelerare manu militari, in vista delle prossime elezioni di Novembre, la diffusione dell’ideologia transgender che è stato uno degli obiettivi cardine (insieme all’aborto e all’immigrazione illegale) sin dall’inizio del mandato della amministrazione Biden, da noi descritto più volte sulla Bussola.
Il Dipartimento dell'Istruzione dell'amministrazione Biden ha apportato lo scorso 19 aprile alcune modifiche al Titolo IX del Civil Rights Act, la disposizione che garantisce pari protezioni per gli spazi e lo sport delle donne, così che vengano interpretate come una promozione della confusione di genere, utilizzando il termine “identità di genere” anziché sesso biologico.
Le modifiche introdotte non solo stravolgono le protezioni per le donne, costringendo le scuole a soddisfare il desiderio degli uomini che affermano di identificarsi come donne (o transgender) di entrare in spazi riservati alle donne e unirsi a loro anche nelle organizzazioni di sole donne. Quindi le scuole, ad esempio, dovrebbero consentire ai maschi biologici di utilizzare i bagni e gli armadietti femminili e se si rifiutassero, i finanziamenti federali verrebbero sospesi. In risposta a tale esplicita violazione dei diritti costituzionali delle donne e della libertà di educazione, oltre che delle competenze proprie degli stati, Florida, Georgia, Alabama e Carolina del Sud hanno intentato causa contro l'amministrazione, vale a dire, il segretario al Dipartimento dell’Istruzione Miguel Cardona.
Alla causa si sono unite anche l'"Independent Women's Law Center”, l'"Independent Women's Network”, “Parents Defending Education” e “Speech First, Inc”., tutte associazioni impegnate per il rispetto della libertà di parola, la tutela della differenza femminile ed i diritti dei genitori. Le modifiche potrebbero entrare in vigore il 1° agosto, se la causa legale non ottenesse una sospensione urgente e cautelativa, in tempo perché le scuole e le università possano conformarsi alle nuove inquietanti e ingiuste disposizioni.
Nei giorni seguenti, il 30 aprile, è stata la volta della Conferenza episcopale USA ad intervenire su una ulteriore ed allucinante modifica normativa che abolisce il sesso biologico in ragione di imporre l’ideologia gender e trangender.
«Un'assistenza sanitaria che guarisca veramente deve essere fondata sulla verità», ha dichiarato il vescovo Kevin C. Rhoades di Fort Wayne-South Bend, in risposta alle modifiche del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani dei regolamenti finali sulla non discriminazione dell'Affordable Care Act, note come Sezione 1557.
Includendo «l'orientamento sessuale e l'identità di genere» nella definizione di "sesso", di fatto si impone agli operatori sanitari di eseguire o coprire interventi chirurgici e terapie per il cambio di sesso in nome della non discriminazione del paziente autodefinitosi, diversamente dal sesso biologico naturale, “uomo” o “donna”.
Il vescovo Kevin C. Rhoades a nome della Conferenza episcopale, ha ricordato che «il diritto umano all’assistenza sanitaria deriva dalla santità della vita umana e dalla dignità che appartiene a tutte le persone umane, che sono fatte a immagine di Dio, mentre queste norme promuovono una visione ideologica del sesso che, come ha notato la Santa Sede, nega la differenza più bella e più potente che esiste tra gli esseri viventi: la differenza sessuale».
Se la norma entrasse in vigore, qualsiasi assicuratore o medico che riceve assistenza finanziaria federale deve coprire o fornire interventi chirurgici e terapie di riassegnazione del sesso sulla base del fatto che il rifiuto di farlo costituirebbe una discriminazione basata sul sesso.
Non è la prima volta che i vescovi statunitensi si oppongono a tali modifiche, era già accaduto nel 2022, quando l'amministrazione Biden aveva preso in considerazione tali modifiche. La norma finale sarà depositata nel Registro federale il 6 maggio per entrare poi in vigore, sessanta giorni dopo, il successivo 5 luglio.
Il Dipartimento della Salute ha confermato la tutela della libertà religiosa di operatori e ospedali, ma molti dubbi permangono. Ad esempio, Chris Faddis, presidente del gruppo di servizi sanitari cattolici “Solidarity Health Share” si è detto preoccupato per la formulazione della norma, pericolosamente vaga e che costringerebbe gli ospedali e i fornitori a «implorare» esenzioni sulla libertà religiosa che invece dovrebbero essere automaticamente concesse ai sensi del Primo Emendamento.