Togliere il precetto festivo, l’emergenzialismo pandemista fa scuola
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A San Bernardino, in California, clandestini esentati dal precetto festivo per non incorrere nelle retate; e in Repubblica Ceca un vescovo dispensa i fedeli per la scarsità di sacerdoti. C'è sempre un discutibile stato di necessità, ma tutto è iniziato con l'emergenzialismo pandemico.

Il precetto domenicale si sta sempre più allontanando sotto i colpi della cultura emergenzialista. In pandemia era diventata la prassi, ma il carattere straordinario delle decisioni aveva portato molti a pensare che in fondo non sarebbe seguita una normalizzazione. Oggi sta diventando una comoda soluzione per la gestione di problemi più o meno gravi.
Due fatti di cronaca ci riportano ad un periodo che speravamo di aver sepolto definitivamente: quello delle Messe on line, del precetto saltato, della Messa intesa come servizio per cui, intervenendo delle difficoltà, il servizio si può tranquillamente sospendere.
In California, nella diocesi di San Bernardino, il vescovo ha preso una decisione che farà discutere: ha sospeso il precetto festivo per tutti quei migranti illegali che temendo i controlli dell’autorità di frontiera statunitense rischierebbero di incappare in un’espulsione certa. Così, Alberto Rojas, vescovo della diocesi di confine, ha comunicato la sospensione del precetto per tutti quei fedeli che vivono con «timore le misure di controllo migratorio come le retate da parte del Servizio di Immigrazione e controllo delle dogane negli Stati Uniti».
Rojas si appella al canone 1247 che disciplina proprio la facoltà dell’ordinario di sospendere il precetto festivo per motivi straordinari. Il punto però è capire se quella della permanenza di clandestini sul territorio americano possa essere una misura compatibile con l’esigenza e con il cosiddetto stato di necessità. Sicuramente però, in questo modo si prende una decisione chiaramente di rottura nei confronti dell’autorità civile, quasi di “complicità” delle pratiche di immigrazione clandestina. Ma è una decisione in linea con la sapienza della Chiesa? Sembra di no, anche perché in questo modo si provocano due ferite: una in seno alla convivenza civile e una in riferimento proprio al bene spirituale di tutti, clandestini compresi, esacerbando i rapporti tra il governo federale e la l’istituzione ecclesiale. Anche ammesso che ci fossero delle ragioni comprensibili però, è la facilità con la quale si arriva a sospendere il precetto che lascia di stucco. Del resto, se si dovesse arrivare ad una retata in chiesa, il vescovo dovrebbe far valere la sua autorità per impedirla.
Ma questa decisione fa il paio con un’altra presa al di qua dell’oceano dove il vescovo di Olomuc in Repubblica Ceca ha sospeso il precetto festivo per una motivazione diversa, ma ugualmente contestabile: la penuria di sacerdoti. Che il calo delle vocazioni sia una piaga da tempo per la Chiesa è un dato di fatto, ma che questa possa essere una scusa per sottrarsi alla Messa è cosa che rischia di prendere piede con una facilità sconcertante. Anche perché la diocesi ceca non è certo la sola che in Europa vive l’inverno delle vocazioni.
Ma Monsignor Josef Nuzik non sembra pensarci, almeno stando a quanto riporta il Foglio nel dare la notizia: «Nuzik chiarisce che la sua decisione non è “una licenza all’indifferenza” bensì un provvedimento “dettato dalla necessità”». Anche qui torna lo stato di necessità, che diventa così una comoda scusa per soluzioni minimaliste della pratica di fede. Con gravi conseguenze per tutti perché se questo andazzo dovesse prendere piede, molto presto ci troveremmo di fronte a intere conferenze episcopali pronte ad optare per una scelta che è piuttosto comoda, ma allontana i fedeli da ciò che conta veramente. Invece di interrogarsi profondamente sul perché si è arrivati al calo delle vocazioni, o invece di chiedere ai sacerdoti uno sforzo in più rispetto al doppio e triplo lavoro domenicale cui dovrebbero essere sottoposti, si fa ricadere la decisione sulla salute spirituale dei fedeli. I quali, si sentiranno sempre più impoveriti e facendo di necessità virtù svilupperanno una fede fai da te.
Dalla pandemia ai migranti fino al calo di vocazioni e domani chissà… il traffico bloccato da un evento o il maltempo: c’è sempre una scusa buona nell’era dell’emergenzialismo per sottrarsi al momento più importante per la vita di un fedele. In questo modo la Messa non è altro che un qualche cosa di facoltativo nella vita del cristiano. E non è una bella notizia.