Tinslee, il giudice dà il via libera all’eutanasia
Il 2 gennaio la decisione del giudice Sandee Marion, che autorizza di fatto l'ospedale a staccare il supporto vitale a Tinslee Lewis, bambina di 11 mesi con una rara patologia cardiaca. La famiglia farà ricorso. E ottiene il sostegno del governatore Abbott e del ministro Paxton, che si dicono pronti ad arrivare fino alla Corte Suprema.
Il 2 gennaio è partito un nuovo conto alla rovescia sulla vita di Tinslee Lewis, la bambina di 11 mesi con una rara patologia cardiaca di cui la Nuova Bussola aveva già riferito lo scorso novembre. Giovedì, infatti, il giudice Sandee Marion ha respinto la richiesta della famiglia di Tinslee di emanare un’altra ordinanza restrittiva per proibire al Cook Children’s Medical Center di Fort Worth, in Texas, di rimuovere la ventilazione assistita alla bambina. Nella sua decisione, una decina di righe, la Marion ha stabilito sette giorni di tempo per la presentazione del ricorso. E sempre il 2 gennaio la famiglia ha annunciato che farà appello contro la sentenza, che è chiaramente un via libera all’eutanasia sulla piccola.
Tinslee, nata prematura, vive al Cook Children’s fin dai giorni del parto. La malattia congenita di cui soffre, nota come anomalia di Ebstein, fa sì che una valvola cardiaca non funzioni come dovrebbe, con la conseguenza che parte del sangue non circola nella direzione giusta. La piccola è stata sottoposta a diverse operazioni, tra cui tre a cuore aperto, che secondo i medici non hanno prodotto miglioramenti. L’ospedale ritiene inoltre che la bambina soffra quando non è sedata e si è fatto l’idea, sulla base della mentalità efficientista oggi dominante, che il suo «miglior interesse» sia morire. Allo stesso tempo i medici ammettono che Tinslee può continuare a vivere se le vengono fornite le cure necessarie.
La morte della bambina sarebbe già potuta avvenire il 10 novembre se la famiglia non avesse ottenuto dal giudice Alex Kim una proroga per ottenere più tempo di trovare un altro ospedale disposto ad accogliere Tinslee. Questa prima proroga era arrivata dopo che il 31 ottobre il Cook Children’s aveva notificato ai familiari la decisione di interrompere le cure di lì a 10 giorni, avvalendosi di una norma dello Stato del Texas comunemente chiamata «regola dei 10 giorni» (10-day rule). Norma che dà agli ospedali la possibilità di staccare unilateralmente i supporti vitali se giudicati una «cura futile» o «inappropriata», e prevede che la famiglia - dal momento della ricezione del preavviso formale - abbia solo 10 giorni di tempo per presentare ricorso in tribunale o trovare un’altra struttura. Fino a inizio novembre almeno 19 ospedali statunitensi si erano rifiutati di accogliere Tinslee, condividendo la linea seguita dal Cook Children’s.
Il caso di Tinslee ha avuto fin qui l’effetto di riaprire quantomeno il dibattito sulla «regola dei 10 giorni». In sostegno della battaglia per la vita della piccola, è intervenuto già a novembre il ministro della Giustizia del Texas, il repubblicano Ken Paxton, depositando presso la competente corte distrettuale un documento in cui definisce «incostituzionale» la norma mortifera. Poi, il 18 dicembre, 16 rappresentanti del parlamento texano (15 repubblicani e un democratico), hanno scritto al governatore Greg Abbott chiedendogli di convocare una sessione speciale per abrogare la regola dei 10 giorni.
Alla proroga concessa da Kim ne erano seguite altre. Le udienze sono andate via via slittando anche per gli accordi tra i legali della famiglia e l’ospedale, fino appunto all’udienza del 2 gennaio e alla relativa decisione del giudice Marion. «Ho il cuore spezzato», ha commentato nello stesso giorno Trinity Lewis, la madre di Tinslee, «perché il giudice ha sostanzialmente affermato che la vita di Tinslee non vale la pena di essere vissuta». «Lei merita il diritto di vivere. Per favore continuate a pregare per Tinslee...», ha aggiunto la mamma, che è assistita legalmente da Texas Right to Life, attraverso l’avvocato Joe Nixon. «Texas Right to Life – ha dichiarato l’organizzazione pro vita – è delusa dal fatto che la sentenza non solo ha ignorato la Costituzione ma ha anche condannato a morte una bambina innocente di 11 mesi, come un criminale».
Il ministro Paxton e il governatore Abbott hanno risposto alla sentenza del 2 gennaio pubblicando una dichiarazione congiunta in appoggio alla signora Lewis, in cui si spiega che lo Stato del Texas, se sarà necessario, è pronto a sostenere la battaglia della madre di Tinslee fino alla Corte Suprema.
Una battaglia che non è solo della piccola Tinslee e della mamma, bensì di tutti coloro che credono nel valore infinito di ogni vita umana, data da Dio, e chiedono che una legge ingiusta venga cancellata.