Terrorismo islamico a briglia sciolta in Francia e in Germania
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Attentato in Germania: tre morti e l'Isis rivendica. Lo ha fatto per la causa palestinese. Idem in Francia, dove un attentato a una sinagoga fallisce di un soffio.
«Allah Akbar! Bisogna vendicare i morti di Gaza». È così che Solingen, Germania, ha tre nuovi morti e otto feriti figli dell’odio islamico. Ancora un attentato terroristico all’arma bianca, modus operandi prediletto dalla più moderna versione del terrorismo islamico.
L’Isis ha impiegato poche ore per rivendicare l’attentato. Il terrorista, invece, dopo l’arresto di un quindicenne suo complice, si è costituito ventisei ore dopo la strage. «Sono io l’uomo che cercate», avrebbe detto agli agenti che l’hanno cercato per un giorno intero.
Issa al Hasan, siriano sunnita, ancora ricoperto di sangue, si era nascosto per tutto il giorno in un cortile non distante dal luogo dell’attentato. Ha ventisei anni, è arrivato in Germania nel 2022, e subito ha beneficiato dello status di protezione sussidiaria, quella concessa alla persone in fuga da un Paese in guerra civile. «È un soldato dello Stato islamico e ha attaccato un raduno cristiano», così recita il comunicato dell’agenzia Isis, al-Amaq, per rivendicare la paternità dell’attentato.
Come da copione dei più recenti attentati in Europa, l’uomo avrebbe dovuto lasciare la Germania nel giugno del 2023 per essere trasferito in Bulgaria, il Paese competente ad accoglierlo. Ma al momento del trasferimento si era dato alla fuga. Una mancata espulsione costata cara alla Germania.
Venerdì sera, c’era un festival nel centro della città per celebrare i 650 anni dalla fondazione della stessa, nel più popoloso Land e tra i più ricchi Stati nella Germania occidentale. Un anniversario che la città aveva voluto intitolare, “Festa della diversità”: il genere di cose per cui l’islam nutre il disprezzo più profondo. Era appena iniziato il concerto, quando l’uomo s’è messo a colpire indiscriminatamente chiunque si trovasse a tiro, puntando al collo.
La popolazione è completamente disorientata. E su iniziativa dei sacerdoti della città, le chiese sono rimaste aperte notte e giorno per riunire la popolazione in preghiera.
Sabato sera, quando ancora non si conosceva l’identità del terrorista, le teste di cuoio tedesche avevano fatto irruzione in un centro rifugiati a Solingen, a 300 metri dal luogo della strage. Lì, li avrebbe guidati il fiuto di un cane, quello che ha seguito le tracce di un coltello dal selciato insanguinato della piazza di Kirchhof fino alla «casa di accoglienza». I testimoni raccontano di aver sentito l’attentatore, individuato come un arabo da tutti, ripetere al suo complice quindicenne, «Ora li pugnalo tutti».
Un micidiale attentato che ha radici profonde: ennesima strage di una lunga serie di aggressioni da coltelli in Germania, e tutte condotte da soggetti ispirati dall’islam.
Due mesi fa, un candidato dell’AfD, a Mannheim, è stato aggredito a coltellate. E pochi giorni prima, nella stessa città, un rifugiato afghano di 25 anni aveva accoltellato sei persone durante una manifestazione anti-islam. Un poliziotto è morto in ospedale a causa delle ferite riportate. Ancora lo scorso giugno, sempre a Solingen, un africano, dopo aver provato ad accoltellare i clienti, ha tentato di farsi esplodere. Quattro feriti, tra i quali una bimba, e un morto, lui stesso, che si è dato fuoco.
A gennaio 2023, il trentatreenne Ibrahim A., di origine palestinese, ha accoltellato nove persone su un treno passeggeri in movimento, uccidendone due. Arrivato in Germania nel 2014, nel 2018 era già stato condannato per lesioni personali, furto e droga. A febbraio 2023, uno studente diciassettenne del liceo Wilhelm-Dörpfeld è entrato nella scuola armato di coltello e forbici per aggredire diversi alunni e un insegnante.
Sono solo alcuni dei più eclatanti e recenti episodi, tutti simili tra di loro, a cui la Germania ha assistito inerme.
Stando alle statistiche della polizia nel 2023 si sono verificati in Germania 8.951 casi di lesioni personali gravi per utilizzo di coltelli, un aumento del 5,6% rispetto al 2022. La polizia responsabile delle stazioni ferroviarie ha registrato un netto aumento degli attacchi con coltelli nelle aree prospicienti le stazioni ferroviarie. Nel 2023, sono stati contati 777 attacchi con coltelli in stazione e nei primi sei mesi di quest’anno siamo già a 430 aggressioni di questo tipo.
A inizio agosto, il ministro degli Interni Nancy Faeser ha avviato una riforma che mira a inasprire le leggi sulle armi, in particolar modo sul possesso di coltelli in luoghi pubblici, ora ammessi con una lama fino a 12 centimetri. Si sta pensando di ridurle a 6.
I coltelli continuano ad essere l’arma d’opportunità preferita dai terroristi islamici. Gli esecutori di attentati con armi bianche non sono “terroristi professionisti”, cioè non sono veterani dei fronti bellici del jihad. Eppure non vuol dire che la loro azione sia improvvisata o dettata da ragioni personali, men che meno da “disturbi mentali”. Lo Stato Islamico i ‘terroristi non professionisti’ li ha sempre definiti “soldati”. Liquidarli a “lupi solitari” resta pericoloso.
L’ultimo attentato tedesco arriva, peraltro, in un momento particolarmente delicato per il Paese: il primo settembre si terranno le elezioni in Turingia e in Sassonia, il 22 settembre in Brandeburgo, e l’AfD è da tempo in testa ai sondaggi perché ha puntato sulla lotta alla minaccia islamica e l’immigrazione incontrollata.
Intanto, una manciata di ore dopo la strage in Germania, anche la Francia viveva l’ennesimo attentato. Questa volta un algerino, immigrato legale, ma fedele islamico, ha provato a dare fuoco alla sinagoga Beth Yaacov, a La Grande-Motte, sabato mattina. Bandiera palestinese legata in vita e kefiah rossa è la divisa scelta dall’algerino per posizionare bombole a gas in due auto e farle esplodere davanti la sinagoga all’ora in cui arrivano i fedeli per fare strage di ebrei. Il portone dell’edificio sacro è andato completamente bruciato, mentre un agente della gendarmeria locale, investito dall’onda d’urto, è in ospedale in gravi condizioni.
Altri due incendi sono stati domati, contemporaneamente, nel cortile della sinagoga. Una tragedia scampata in un Paese dove gli atti antisemiti sono triplicati in un anno, passando da circa 300 a quasi 900.
Entrambi gli attentati s’inseriscono in una cornice particolarmente esplosiva dettata dal conflitto in Israele. Figli di quell’invito di Hamas, attraverso la voce di Khalid Mashal, uno dei suoi membri fondatori, ai musulmani di tutto il mondo ad esprimere la propria rabbia chiedendo sangue, dopo la reazione di Israele al 7 ottobre.
Il successo più importante di azioni come queste è proprio dimostrare la vulnerabilità dell’Occidente. E in Germania come in Francia continuano a riuscirci alla grande. Così facendo, le frange islamiste si rafforzano e l’insicurezza monta.