Tedeschi blasfemi, e i vescovi? Speriamo negli italianen
Si spera che, se non i vescovi, i cattolici tedeschi, o almeno gli immigrati italiani, esigano le scuse per la copertina imbecille sul commissario Schiavone che in chiave anti italiana riporta una bestemmia irriferibile.
E’ vero che il commissario Rocco Schiavone ha un caratteraccio ed è un personaggio un po’, diciamo, comme ci comme ça, ma, che si sappia, di bestemmie rotonde non ne ha mai pronunciate, nemmeno nei gialli di Andrea Manzini da cui i suoi telefilm sono tratti. Eppure, è proprio con un sonoro moccolo scritto in italiano che due riviste tedesche, «Zitty» e «Tip Berlin», ne annunciano l’uscita nei canali televisivi di Germania. Letterale: «Porca M…, ein Mord!» (un omicidio!).
«Italienische Krimiserie mit schwarzem Humour». Il fatto è che l’«humour nero» del poliziotto italiano non si è mai spinto fino a tanto. Allora? In attesa delle proteste dell’episcopato locale (sempre che i vescovi tedeschi, viste le loro tendenze, ci stiano a far la parte degli offesi), possiamo solo fare delle congetture. La prima è che i tedeschi da sempre mal ci sopportano, visto che abbiamo fatto perdere loro ben due guerre mondiali. Infatti, ricordate la famosa copertina di «Spiegel» con gli spaghetti alla pistola? Questa delle copertine è una guerra, dunque, che ogni tanto riemerge.
Già: una copertina di periodico non è mai frutto di un solo autore; c’è una preventiva riunione di redazione, c’è un placet direttoriale. Forse i giornalisti tedeschi pensano che quel genere di bestemmie sia solo un comune intercalare del modo di parlare degli italiani? Forse che gli italiani immigrati in Germania sono soliti esprimere così il loro disappunto? Forse, insomma, c’è stata una sottovalutazione, da parte di stranieri, della portata di una simile espressione in Italia? O forse, se vogliamo essere maligni, non si tratta di scarsa conoscenza del gergo linguistico altrui, bensì di una più o meno inconscia antipatia per la Madonna da parte di luterani?
Che succederebbe, perciò, se, che so, la nostra «Sorrisi & Canzoni» sparasse uno «Schwein Luther» in copertina con la scusa di aver male interpretato una esclamazione dell’Ispettore Derrick? «Rep.it», la pagina online di «Repubblica» che tratta di spettacoli, commenta il fatto in modo ironico e divertito, magari le sfugge che la cosa può essere anche un po’ più grave di come sembra. Ricordo, per esempio, l’intervista a un vigile milanese in occasione di una zuffa in centro con alcuni abusivi extracomunitari.
Questi, nel tafferuglio, si erano messi a inveire in un italiano stentato nel quale, però, spiccavano chiaramente diverse bestemmie. Erano i primi anni dell’immigrazione africana di massa e quelli erano tutti, presumibilmente, musulmani. Il vigile intervistato dichiarò in quell’occasione che lui era agnostico, però quelle bestemmie in bocca a quei maghrebini lo avevano urtato particolarmente. La cosa ricorda in qualche modo quanto riportato dallo storico Jean Dumont in un suo libro sull’Inquisizione spagnola: in una taverna della penisola iberica un predicatore protestante concionava tra gli avventori, uno dei quali, seccato, a un certo punto così lo apostrofò: «Senti, amico, io non credo nel Dio cattolico, che è quello vero, pensa un po’ se posso credere nel tuo».
Il cattolicesimo, insomma, faceva parte della cultura immemorabile spagnola, tanto che anche un ateo si sentiva offeso da chi lo denigrava. Così, mutatis mutandis, il vigile milanese. Si spera che, se non i vescovi, i cattolici tedeschi, o almeno gli immigrati italiani, esigano le scuse per quella copertina imbecille.