Tasse rimandate. Il governo non vuole perdere le regioni
Visto che si avvicinano le elezioni regionali di fine gennaio in Emilia Romagna e Calabria, il Pd e il M5S, ormai divisi su tutto, decidono di rimandare le nuove tasse a tempi migliori. Dunque, avremo una manovra finanziaria di tipo elettorale, per allontanare dagli occhi degli elettori la nuova stangata. Ma sono sempre calcoli di brevissimo periodo.
Ormai in Transatlantico tutti sembrano convinti che il 2020 sarà l’anno delle elezioni anticipate. Una maggioranza troppo rissosa come quella che regge l’attuale esecutivo ben difficilmente potrà sopravvivere fino alla scadenza naturale della legislatura. Dentro Pd e Cinque Stelle il partito del voto in primavera avanza con forza e l’unica incognita riguarda il sistema elettorale con cui andare alle urne.
Il proporzionale sembra raccogliere il maggiore gradimento perché consentirebbe a tutti, sia a destra che a sinistra, di tenersi le mani libere per poi negoziare a urne chiuse posizionamenti, alleanze e posti di potere. La road map immaginata dai leader dei due principali azionisti di governo prevederebbe quindi una infornata di nomine entro fine anno (i posti nelle Authority, in alcune società controllate ed in enti di sottogoverno), un’altra, più corposa, in primavera (Eni, Enel, Poste, Leonardo e altre), poi la campagna elettorale e il voto. Dopo aver fatto incetta di poltrone, il blocco giallorosso si scomporrebbe e si presenterebbe disunito agli elettori, nel tentativo di contrastare l’avanzata, che appare al momento inarrestabile, dell’armata del centrodestra capitanata da Matteo Salvini. Pd e Cinque Stelle, dopo il fallimentare esperimento alle regionali umbre dell’ottobre scorso e lo scarso gradimento del Conte bis presso l’opinione pubblica, punterebbero a correre ognuno per conto proprio, salvo poi valutare successivamente un nuovo accordo di governo.
Nel frattempo, il 26 gennaio, si vota in Emilia Romagna e Calabria, due regioni importanti, soprattutto la prima, per gli equilibri nazionali. Le due giunte sono attualmente nelle mani del Pd, che però annaspa e rischia di perderle entrambe. Anche per evitare una debacle in quei due territori così importanti per il Nord e per il Sud, gli esponenti della maggioranza hanno cominciato a fare i classici giochi di prestigio sulla pelle degli italiani. A cominciare dall’ambito delle tasse. La manovra finanziaria, nelle sue prime bozze, prevedeva tutta una serie di balzelli che il governo pensava di introdurre sulla base della convinzione che per almeno tre anni non si sarebbe votato e che gli italiani non avrebbero potuto manifestare il loro eventuale malcontento nei confronti dei partiti di maggioranza. Ora che il quadro politico sembra assolutamente precario e che la crisi di governo è dietro l’angolo, meglio non infierire, quindi, sulle tasche degli italiani, affinchè nelle urne essi non la facciano pagare ai partiti di sinistra e ai pentastellati.
Di qui la marcia indietro del premier Giuseppe Conte e dei suoi sui punti considerati più impopolari. Niente più multe ai commercianti che non si adegueranno all’utilizzo del Pos; dimezzamento della tassa sulla plastica (cinquanta centesimi al kg), che peraltro entrerà in vigore a luglio (non più a gennaio), quando le probabili elezioni anticipate ci saranno già state (in questo modo gli industriali emiliano-romagnoli del settore del packaging non dovrebbero voltare le spalle al Pd); rinvio a ottobre della tassa sullo zucchero. Dunque si profila una manovra finanziaria di stampo “elettorale”, che non graffia e rinvia le grandi riforma del fisco, della burocrazia e del mercato del lavoro a tempi migliori, considerato che su quei temi Pd e Cinque Stelle sono praticamente divisi su tutto e che l’attuale alleanza mostrerebbe tutte le sue crepe se quelle due forze politiche provassero fin da subito a trovare soluzioni condivise.
Intanto alla Commissione bilancio del Senato sono stati depositati una trentina di emendamenti finalizzati a trovare altre risorse per fronteggiare l’emergenza finanziaria che comunque rimane. Per scongiurare l’aumento dell’Iva, infatti, l’esecutivo dovrà tassare le vincite della lotteria e troverà ogni espediente per rastrellare soldi qua e là. Non sono escluse nuove tasse sulla casa, anche sulla prima. In particolare una proposta della maggioranza prevede che nel nucleo familiare non possa esserci più di una abitazione principale sulla quale non pagare l’Imu. L’intenzione è quella di combattere la pratica con la quale uno dei due coniugi sposta la residenza in modo fittizio sulla seconda casa, ad esempio la casa vacanze, che in questo modo diventa casa principale, evitando così di dover pagare la tassa sugli immobili. La disposizione vale anche se la seconda casa è in un altro comune.
Gira che ti rigira, quindi, ogni governo si lascia sempre guidare dal tornaconto elettorale e non guarda agli interessi del Paese, che avrebbe davvero bisogno di una scossa per ripartire, come predicano da anni gli industriali e i ceti produttivi, più che mai distanti dall’attuale maggioranza.