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IL CASO

Svuota-carceri, una buona mossa

Il decreto Monti per risolvere il sovraffollamento delle carceri prevede arresti domiciliari e pene alternative per i reati minori. La giusta direzione.

Editoriali 10_02_2012
carcere sovraffollato

Il decreto legge del governo Monti dal titolo “Interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri”, più noto come decreto svuota-carceri, è stato approvato il 9 febbraio dalla Camera dopo che aveva ricevuto il sì anche dal Senato: 420 voti favorevoli, 78 contrari (leghisti e IDV) e 35 astenuti (Popolo e territorio e Radicali).
Cosa dice questo testo di legge? In buona sostanza non dice “tutti fuori” bensì “pochi dentro”. In altri termini l’intento meritorio di questa norma è di porre un filtro all’ingresso in carcere al fine di mettere dietro le sbarre i veri delinquenti e di dirottare verso altri lidi sanzionatori non detentivi soggetti non così pericolosi dal punto di vista sociale. Tutto ciò con lo scopo di ridurre la popolazione carceraria, notoriamente sproporzionata rispetto alla capacità ricettiva della case circondariali.
In dettaglio e facendo opera di sintesi così si articola il testo di legge. In primo luogo in caso di arresto in flagranza di reato il giudizio direttissimo deve essere tenuto entro 48 ore dall’arresto e non più come avveniva in precedenza anche oltre le 48 ore. In tal modo chi è colpevole va in galera e chi è innocente non staziona indefinitamente in cella.

In secondo luogo, per reati di piccola entità gli arrestati nella maggioranza dei casi non potranno essere più detenuti in carcere, in attesa del giudizio di convalida, bensì nelle camere di sicurezza della polizia giudiziaria. Ciò al fine di evitare il fenomeno delle cosiddette “porte girevoli” che ha visto coinvolte nel 2010 ben 21mila persone: tre giorni in carcere e poi fuori perché mancava la convalida o perché innocenti.
Il tetto massimo per scontare una pena detentiva a casa passa da dodici a diciotto mesi: già allo stato attuale potranno beneficiare dei domiciliari 3.300 persone.

Infine sono stati stanziati 57 milioni di euro per il completamento di strutture carcerarie in fase di costruzione e per l’ampliamento di quelle già esistenti.

Il Governo ha redatto anche un “Disegno di legge per il recupero dell’efficienza del processo penale” il quale prevede la trasformazione in illecito amministrativo di alcuni reati di lieve entità che prevedevano sanzioni di natura pecuniaria. Sempre per reati non particolarmente gravi il reo potrà scontare la pena attraverso l’istituto della messa alla prova che consiste nello svolgere lavori socialmente utili. In linea con lo spirito della de-carcerizzazione il Governo ha anche previsto che per reati che comportano una reclusione non superiore ai 4 anni la detenzione ed anche l’arresto possa avvenire presso l’abitazione del reo.

Queste iniziative del governo Monti vanno nella direzione giusta non solo perché tentano di rendere meno affollate le carceri, luoghi davvero invivibili e in cui è impossibile un vero recupero sociale e umano così come tiene a sottolineare il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa: “Le condizioni in cui esse [le persone detenute] scontano la loro pena non favoriscono sempre il rispetto della loro dignità” (403).
Ma anche per il seguente motivo: tali provvedimenti sono rispettosi del principio di giustizia che impone di dare a ciascuno il suo: a chi è bravo un premio, a chi non lo è una pena. Restituire alla libertà chi non se lo merita, non solo per il reato commesso ma anche perché in carcere non ha dato prova di resipiscenza, ripugna alle coscienze di tutti. Di tutti eccetto dei radicali che hanno chiesto a gran voce l’amnistia, cioè la cancellazione come reato di alcune condotte delittuose.

La pietas cristiana non è mai disgiunta dalla giustizia e approva l’indulto – cioè l’estinzione o la diminuzione della pena ancora da espiare – al verificarsi di alcuni precisi presupposti da verificarsi caso per caso: la carità non è mai cieca e men che meno è grossolana nel fare il bene.

Il decreto che sta per essere convertito in legge e il Disegno di legge di cui sopra non sono un “libera tutti”, ma assegnano le giuste pene: chi si è macchiato di gravi colpe continuerà a finire dietro le sbarre, chi non è proprio immacolato nella sua condotta vedrà spalancarsi non le porte del carcere ma quelle di casa propria – e non potrà allontanarsi da questa – oppure dovrà sudare non poco in lavori socialmente utili. Soprattutto il carcere non sarà più un parcheggio ad ore – anzi a giorni – per chi attende un verdetto per un reato non gravissimo. Insomma a ciascuno il suo.