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Comitato Nazionale di Bioetica

Svolta alla CNB, pro life in maggioranza. Con un ma...

Il governo ha rinnovato il Comitato Nazionale di Bioetica (CNB): da Vescovi a Ronco, da Di Pietro a Navarini la quota di membri dell’area pro-life e pro-family è aumentata ed è in maggioranza. Viene però tallonata da uno zoccolo duro di iper laicisti. E restano i cosiddetti cattolici del "male minore" che saranno l'ago della bilancia. 

Vita e bioetica 08_12_2022

Il governo ha rinnovato i membri del Comitato Nazionale di Bioetica (CNB), cosa che avrebbe dovuto già fare il governo uscente. Vi sono nomi vecchi e nomi nuovi. Certamente la quota di membri che possono afferire, chi più chi meno, all’area pro-life e pro-family è aumentata ed è in maggioranza. Viene però tallonata da uno zoccolo duro di iper laicisti, tra cui ricordiamo almeno Maurizio Mori e Stefano Canestrari. Nell’elenco troviamo anche un membro recentemente finito sotto processo, la cui nomina, ci pare, poteva essere evitata.

Tra i pro life & family vi sono certamente personalità ben orientate. Per par condicio indichiamo anche in questo caso almeno tre nomi: Claudia Navarini, Maria Luisa Di Pietro e Mauro Ronco. Poi c’è una quota significativa di cattolici votati al male minore in materia di morale, ossia di coloro i quali difendono l’indifendibile sul piano etico per evitare un male futuro che, puntualmente anche grazie a questa strategia, si avvera. Costoro in futuro, probabilmente, saranno il vero ago della bilancia, perché se gli ultralaicisti e i ben orientati faranno il loro gioco, i "maliminoristi" oscilleranno paurosamente tra questi due estremi e – già li sentiamo giustificarsi – dovranno arrivare ad una sintesi tra posizioni antitetiche, proporre soluzioni pratiche spendibili e non ritirarsi sull’Aventino, trovare una conciliazione sui principi non negoziabili con chi vuole negoziarli e, soprattutto, difendere leggi ingiuste per evitare leggi più ingiuste, ossia marciare verso il male ma a velocità ridotta rispetto ai super laicisti.

Anche in questo giro di nuove nomine si ripropone un problema che è strutturale alla stessa natura del CNB, ossia il problema della competenza in materia di morale. La bioetica è una disciplina scientifica che prevede un giudizio morale su alcuni fatti, che in genere hanno natura biologica – e dunque medica –  e giuridica. Il bioeticista deve avere una profonda competenza scientifica in campo morale e poi conoscere in modo adeguato i fatti su cui è chiamato ad esprimere un giudizio.

Ora, da sempre, i membri del CNB afferiscono a diverse aree scientifiche, ma sono pochi coloro che possono vantare una competenza scientifica in campo morale. Bene avere nel Comitato il giurista, lo specialista clinico, il chimico, etc. perché il moralista deve attingere alle loro competenze per conoscere i fatti nella loro esattezza, nella loro realtà. Ma poi il giudizio dovrebbe spettare solo al moralista e non, come accade, a tutti gli esperti che appartengono a diverse branche del sapere. Costoro non hanno la preparazione specifica per pronunciarsi su temi morali complessi e quindi non dovrebbero avere il diritto al voto.

Questo accade perché la nostra cultura, anche quella cattolica, è fortemente inquinata dal positivismo scientista di impronta ottocentesca secondo cui solo le discipline proprie degli studi empirici possono vantare la qualifica di “scienze”, le altre discipline come la filosofia non potrebbero mai fregiarsi del titolo di scienze e infatti si qualificano le competenze filosofiche come “soft skills”, ossia competenze leggere (aprite a caso un libro di Hegel o di Tommaso d’Aquino e provate a dirmi voi cosa ci può essere di leggero lì dentro). Allora si pensa che il giudizio morale su questioni complesse possa venire dato da chiunque che s’improvvisa moralista perché convinto che non ci vogliano di certo studi e ricerca scientifica, condotte per anni, per esprimere un valido parere di carattere morale.

E quindi il momento cruciale – quello del giudizio valoriale una volta studiati attentamente i fatti – viene affidato al buon senso di ciascuno, ossia al suo intuito e l’intuito, non di rado, sfocia nel cattivo senso. È dunque l’intuizionismo a fare da dominus in non poche uscite dei membri del CNB. A leggere molti pareri di costoro, sia di area cattolica che non, si rimane spesso sbalorditi dalla leggerezza di alcune affermazioni – si spostano montagne come se fossero sassolini – presenti non solo nei documenti del CNB ma anche in articoli e libri, leggerezza dovuta unicamente alla mancanza di preparazione in filosofia morale e leggerezza che sfiora lo stereotipo.

E così l’incompetente, fidandosi con sicumera del fatto che lui è un iper giurista o un iper biologo, inventa di sana pianta alcuni principi o soluzioni etiche ardite, ignorando assolutamente che sul tema esiste già una letteratura estesa la quale, da decenni e a volte da secoli, ha dato soluzione al problema su cui si sta spaccando la testa il nostro. Altre volte si intuisce benissimo che il membro del CNB aveva leggiucchiato forse anni addietro qualcosa sul tema e quel qualcosa, imprigionato nella ragnatela della sua memoria, viene poi servito a tutti noi come se fosse una trovata geniale.

Se provate a chiedere ad un cattolico membro del CNB, alieno da aver pubblicato articoli o monografie scientifiche in campo morale, di spiegarvi esattamente cosa sia, ad esempio, il principio del duplice effetto o gli assoluti morali o le fonti della moralità secondo dottrina cattolica o il ruolo delle condizioni nel determinare l’identità morale di un atto, state pur certi che lo metterete in imbarazzo oppure, se è pieno di sé, farà una figuraccia. Parimenti se provate a domandare ad un avversario dei principi non negoziabili, anche in questo caso non perito di problemi etici, quali siano le due principali tesi proporzionaliste esistenti o di indicare alcune tesi disponibiliste sulla vita umana, probabilmente farebbe scena muta. L’ideale dunque, ma così non è possibile fare in seno al CNB per statuto interno, sarebbe che il civilista faccia il civilista e che il chimico faccia il chimico e dia il suo apporto solo consultivo, ma non deliberativo. Intendiamoci bene: esistono validissimi bioeticisti che sono medici e giuristi, ma sono mosche bianche.

Detto tutto ciò, c’è da salutare positivamente il nuovo CNB presieduto da Angelo Vescovi (molti di voi lo ricorderanno, durante il referendum sulla legge 40, antagonista di chi voleva cambiare la legge), perché comunque i pro-life e pro-family sono la maggioranza. Nella speranza, però, che chi è pro-life e pro-family sulla carta, non diventi alla prova dei fatti pro-choice.