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ABUSI SESSUALI

Summit, quanti dubbi sulle buone intenzioni

Tutto è pronto per l'inizio dei lavori del summit sulla protezione dei minori nella Chiesa che si aprirà domani mattina, nell'aula nuova del Sinodo. Ma il mondo laico si riunisce per ribadire che il vero problema è l'omosessualità. 

Ecclesia 20_02_2019

Tutto è pronto per l'inizio dei lavori del summit sulla protezione dei minori nella Chiesa che si aprirà domani mattina, nell'aula nuova del Sinodo. Un evento che non pochi, come ha ammesso il moderatore padre Lombardi, vivono come "un test serio della capacità di risposta da parte della Chiesa" di fronte a questi mali. 

Ma finora i segnali non sono incoraggianti, e il perché è emerso ieri nel corso dell'incontro che si è tenuto a Roma nella sede della Stampa estera e che ha visto come relatori John Smeaton, presidente della Society for the Protection of the Unborn Child, Michael Matt, direttore della rivista Remnant, Scott Schittl, rappresentante del portale LifeSiteNews,  Julio Loredo, socio fondatore di Tradición y Acción por un Perú Mayor, Jean-Pierre Maugendre , presidente di Renaissance Catholique, Arkadiusz Stelmach, vice-presidente dell’Istituto Piotr Skarga e Roberto de Mattei, presidente della Fondazione Lepanto. Moderatore e organizzatore dell'incontro, dal titolo "Interrogativi sulla crisi morale della Chiesa cattolica", è stato il vaticanista Giuseppe Rusconi, fondatore ed animatore di "Rossoporpora". 

Rispondendo alle domande del moderatore, Scott Schittl ha tirato in ballo il tema dell'omosessualità, condividendo il fatto che la Chiesa adotti un atteggiamento di "misericordia e cura pastorale", ma specificando che "la vera misericordia e cura pastorale dovrebbe essere basata su un interessamento caritatevole per quelli che stanno vivendo l’attrazione verso lo stesso sesso". Secondo il rappresentante di LifeSiteNews, "non c’è né amore né misericordia nel permettere ai vostri figli di avere un comportamento scorretto senza correggerli". John Smeaton ha menzionato quelle che, dal suo punto di vista, sono le criticità dei programmi di educazione sessuale promossi nel mondo, a suo dire, dalle autorità secolari ma anche da quelle ecclesiastiche. Mentre Jean-Pierre Maugendre ha sostenuto la necessità di una riforma della Chiesa che assiste ad un processo di "desacralizzazione del sacerdozio cattolico".

Una riforma, però, ha sostenuto il presidente di Renaissance Catholique, che deve indicare chiaramente "le strade del cielo e darà al popolo cristiano i mezzi per superare questa strada disseminata di insidie". Micheal Matt ha dedicato il suo intervento specificamente allo scandalo abusi ed ha invitato a riflettere sul dato che certifica come l’81 per cento delle vittime degli abusi sessuali clericali sono maschi in età dai 14 ai 17 anni. "Si tratta - ha osservato il direttore di Remnant - di crimini compiuti da maschi su altri maschi, dove i casi più vistosi riguardano vescovi che abusano sessualmente di seminaristi e di giovani preti". Roberto De Mattei non ha nascosto le sue perplessità sulla buona riuscita del summit che si aprirà oggi in Vaticano, sostenendo che "se il vertice dei presidenti delle conferenze episcopali del mondo riuniti da papa Francesco si limiterà a trattare gli abusi sui minori, come annuncia il titolo, senza affrontare la questione dell’omosessualità nella Chiesa, sarà un incontro destinato al fallimento, perché non risalirà alle vere cause del problema". 

Julio Loredo ha voluto smentire una delle letture più frequenti sui crimini sessuali commessi da prelati: "Non credo affatto - ha detto - che l’abolizione del celibato sacerdotale sia il rimedio più efficace contro gli abusi sessuali. Il rimedio più efficace è la preghiera e la buona formazione sacerdotale, invertendo quindi l’ambiente di lassismo morale, liturgico e dottrinale introdottosi nei seminari dagli anni Sessanta. Il resto lo fa la grazia divina, nella quale dobbiamo confidare".

Stelmach ha voluto fornire uno spaccato di quanto sta vivendo anche nella Chiesa del suo Paese: "Purtroppo - ha affermato - anche la mia amata Polonia non è esente da questo flagello. Stiamo lottando contro la crisi della Fede  che si manifesta nel calo delle vocazioni al sacerdozio, nel declino delle pratiche religiose specialmente tra i giovani, nel flagello dell'immoralità, nella promozione dell'omosessualità e l'ideologia di genere". Il vice-presidente dell'Istituto Piotr Skarga non ha mancato di rilevare come siano in costante aumento gli attacchi da parte di "nemici esterni" di cui è oggetto la Chiesa e che si manifestano con campagne mediatiche o prodotti cinematografici denigratori. Per uscirne, Stelmach ha esortato ad "essere fedeli alla chiara dottrina e agli insegnamenti cattolici tradizionali" e a fare affidamento alla Beata Vergine Maria che "in Polonia è stata sempre venerata ed è stata la nostra speranza nelle ore più buie della nostra storia".