"Sulle punte dei piedi", la perdita del figlio in un Rosario
Anna Mazzitelli - la mamma di Filippo Bataloni morto a otto anni di leucemia, e la cui storia i genitori avevano già raccontato - ripercorre in un'ottica tutta mariana il mistero del rapporto tra la madre e il figlio che va incontro al suo destino.
Ci sono famiglie per le quali la Croce diventa strumento privilegiato nel cammino verso Dio. I Bataloni sono una di queste. La storia del piccolo Filippo (2006-2014), morto a soli otto anni per una leucemia, è già nota grazie al libro Con la maglietta a rovescio, dedicatogli dai genitori Stefano Bataloni e Anna Mazzitelli. A distanza di due anni e mezzo da questa prima pubblicazione, un nuovo volumetto ripercorre la vicenda in un’ottica diversa, completamente materna e “mariana”.
Sulle punte dei piedi. Piovono miracoli (Tau editrice) è incredibile e disarmante. Anna Mazzitelli non si limita ad un ricordo non retorico del figlioletto perduto ma si cimenta in una vera e propria opera teologica, per quanto non accademica, accessibile a chiunque e riferita a un caso concreto.
La chiave di lettura sono i venti misteri del Rosario, a partire dai gaudiosi, procedendo con i luminosi, i dolorosi e, infine, i gloriosi. Intorno a ciascuna decina, l’autrice mette a nudo il suo rapporto con Dio, con la quotidianità, con l’amore familiare. Un’operazione non facile per un’epoca connotata da un eccessivo “pudore dell’anima”, laddove fino a qualche decennio fa, il tabù dominante riguardava il corpo.
Ogni mistero del Rosario apre la porta a riflessioni, preghiere e ricordi della propria vita e, inevitabilmente, di quel figlio che ora è in Cielo. Dare il senso alla morte di un bambino di otto anni è qualcosa di impossibile secondo criteri umani. Anche quando la fede non manca, un lutto del genere rimane un enigma che non si può pretendere di decifrare qui sulla terra. È possibile, però, raccogliere spunti di riflessione dal modo in cui il Vangelo parla al cuore umano. A patto che si rimanga attenti ai segni di Dio che parla attraverso gli eventi e che si rimanga leali alla Sua chiamata.
È quello che Anna Mazzitelli fa nel suo libro, che – va detto – non ha assolutamente nulla di agiografico, anzi è impregnato di un dignitosissimo realismo cristiano: il realismo dell’umiltà e della consapevolezza della propria condizione difettosa e peccaminosa, senza la quale Dio non potrebbe chinarsi sulle nostre ferite.
Nelle pagine di Sulle punte dei piedi viene fuori il ritratto di un bambino dalla personalità forte e quadrata. Oltre alla malattia del figlio, Anna e Stefano hanno dovuto fronteggiare le sue peculiarità caratteriali, un temperamento non eccessivamente espansivo, talora collerico e capriccioso. Eppure, Filippo desta tutta la nostra simpatia per la sua unicità: non solo per il buffo vezzo di portare le magliette al contrario, ben raccontato dai genitori nel primo libro, ma anche per la sua non comune passione per gli animali, per le sue osservazioni innocenti e puntute che soltanto un bambino di quell’età può trasmettere.
Nel ripercorrere in ordine sparso, gli episodi salienti della vita del figlio, Anna rivede in controluce Maria accanto a Gesù. E percepisce come ogni passaggio scandito nei misteri del Rosario segni il progressivo distacco terreno del Figlio dalla Madre, in nome di una Chiamata e di una Missione. Fino al dolore più grande, al lutto di quella Croce ignominiosa. La morte, però, non ha l’ultima parola. E Maria stessa diventerà partecipe della Resurrezione di suo Figlio, nel mistero dell’Assunzione in Cielo, quando, addormentandosi, potrà finalmente riabbracciarlo.
Con questo spirito, l’autrice accoglie e accetta la perdita del suo Filippo, nella certezza consolante che, anche in una vita così breve e difficile, quel bambino “ha amato” ed è “stato amato”. “Se quello che conta è fare del bene – scrive Anna – mi sembra che Filippo stia ancora facendo del bene anche se non è più fisicamente qui”.