Sul fondamentalismo non si scherza
- Lettera in redazione: «Dire che l'attentatore
di Oslo "non è davvero un cristiano"
non serve. Breivik è un fondamentalista, battezzato e cresimato».
(Renzo Sabatini, Ministero Affari Esteri)
- Massimo Introvigne: «No, qualunque definizione di fondamentalismo si adotti, Breivik non solo non è un fondamentalista, ma è agli antipodi del fondamentalismo».
- Oslo, i cristiani non c'entrano
- Come è difficile stare davanti alla realtà
Caro Direttore,
io temo che Massimo Introvigne si sia un po’ arrampicato sugli specchi nell'articolo pubblicato ieri su La Bussola Quotidina andando a rispolverare una definizione di "fondamentalista cristiano" risalente al 1915 e appiccicata come etichetta al mondo protestante. È chiaro che nel 2011, quando si usa l’aggettivo "fondamentalista" riferito a un folle terrorista e assassino, lo si intende nella stessa accezione di quando il medesimo aggettivo viene utilizzato per attentatori islamici o assassini indù, altrettanto folli e sanguinari.
Indubbiamente dobbiamo stare attenti, quando parliamo di fondamentalisti islamici, a non eseguire automaticamente l’equazione "islamico = fondamentalista", mettendo sullo stesso piano dei folli assassini e miliardi di fedeli islamici pacifici e onesti. Certamente dobbiamo pretendere che la stessa attenzione venga posta quando il fondamentalista si ispira o dice di ispirarsi alla fede cristiana (sia essa cattolica, protestante, anglicana od ortodossa, sempre cristiana essa resta).
Ma a cosa giova nasconderci dietro ai termini per non vedere la verità? Alla notizia dell’attentato e della strage in Norvegia tutti in Occidente abbiamo pensato automaticamente al terrorismo di matrice islamica e invece ci ritroviamo con un assassino biondo, battezzato e cresimato, che nella sua follia ha messo assieme una serie di ideologie reazionarie ispirandosi anche al suo cristianesimo per giustificare la strage di innocenti.
Pensare che solo altri credi e altre ideologie generino mostri, individuare subito i distinguo per dire "non è davvero un cristiano" non serve.
Anche gli studiosi islamici ci dicono che il Corano condanna la violenza dei terroristi eppure il terrorismo islamico ha generato lutti e devastazioni. Bene ha fatto invece Papa Benedetto XVI a ricordare ai cristiani di abbandonare la via della violenza. Male fa, a mio modesto avviso, Introvigne ad alzare barricate. Bisogna invece analizzare attentamente e capire come è possibile partire dal Vangelo della nonviolenza per arrivare a commettere un crimine così orrendo.
Ministero Affari Esteri
Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo
Unità Tecnica Centrale - Area Tematica Emergenza
Roma
Risponde Massimo Introvigne
Questa lettera è interessante perché mostra come certe parole - come ricorda il Direttore de La Bussola Quotidiana Riccardo Cascioli nell’editoriale di ieri - si siano ormai convertite in etichette. Per il nostro lettore, certamente bene intenzionato, "fondamentalista cristiano" è qualunque individuo, battezzato e cresimato, che sia "reazionario" e compia atti violenti citando la religione fra le fonti cui s’ispira.
Tra il 1987 e il 1995 l’Università di Chicago sponsorizzò "The Fundamentalism Project", una serie di convegni e di pubblicazioni che produssero cinque volumi per complessive 4mila pagine. Emerse che non esiste una definizione condivisa di "fondamentalismo", ma che nel mondo accademico ne circolano tre. Quella tradizionale, nata per il protestantesimo e che appunto prende nome dagli opuscoli The Fundamentals, si fonda su un’interpretazione letteralista della Bibbia, una dura condanna del cattolicesimo e dell’ecumenismo e un’avversione per la scienza - in particolare per l’evoluzionismo - e l’Illuminismo, di cui vede la forza motrice nella massoneria. La seconda, che è stata estesa anche all’islam a partire dagli anni 1970, definisce "fondamentalismo" un sistema che si rifiuta di distinguere la politica dalla religione e deduce meccanicamente la religione dalla politica. La terza - che già rischia di degradare nella metafora - considera "fondamentalisti" i sostenitori di una morale molto rigida e puritana, che vedono minacciata dal mondo moderno.
Proviamo ora ad applicare ad Anders Behring Breivik ciascuna di queste tre definizioni. Quanto alla prima, anzitutto Breivik è un massone - o meglio lo era, ma è stato espulso dalla massoneria regolare norvegese solo domenica 24 luglio - attivo ed entusiasta, mentre i fondamentalisti odiano la massoneria. Breivik non condanna l’Illuminismo (avversa solo la sua versione "giacobina"), ma lo definisce parte integrante dell’identità europea. Il criterio normativo del suo ordine templare, scrive, intende «fondere insieme le tradizioni cristiane e l’eredità dell’Illuminismo europeo», aggiungendo anche la componente «odinista e pagana». E inoltre: «non si può riportare l’orologio della storia indietro a prima dell’Illuminismo». Breivik non è ostile all’evoluzionismo biologico - un marchio di fabbrica del fondamentalismo nel primo senso del termine -, ma cita e approva autori che applicano l’evoluzionismo darwiniano allo sviluppo delle varie etnie e popolazioni umane. Un fondamentalista normalmente considera la Chiesa Cattolica la "prostituta di Babilonia". Breivik propone ai protestanti di sciogliere le loro comunità e confluire nella Chiesa Cattolica, che per lui è superiore al protestantesimo per quanto sia oggi retta da un Papa "traditore" e debba essere superata da una nuova Chiesa Europea che dovrà essere fondata al più presto. Pertanto, su tutti i punti qualificanti del fondamentalismo - nel senso originario del termine - Breivik non è d’accordo e sostiene anzi posizioni diametralmente opposte.
Seconda definizione: un fondamentalista è qualcuno che vuole tenere insieme politica e religione. Breivik sostiene precisamente il contrario. Nel suo progetto per una nuova Europa la Chiesa Europea che propone avrà il monopolio della religione, il che significa che la Chiesa Cattolica e le comunità protestanti che rifiutassero di fondersi nella nuova Chiesa sarebbero messe fuorilegge. In cambio, la nuova Chiesa dovrà tenersi rigorosamente fuori dalla politica. Scrive Breivik: «Alla Chiesa [Europea] e ai leader della Chiesa non sarà permesso d’influenzare in alcun modo le questioni politiche. Questo comprende anche la scienza, la ricerca e lo sviluppo […]. E questo include anche tutte le materie relative alle politiche della nascita, della procreazione e della fertilità». Un fondamentalista, nel secondo senso del termine, chiede l’unione di politica e religione tra l’altro proprio perché diffida di una scienza fuori controllo e gli stanno a cuore le materie bioetiche. Secondo Breivik, di queste materie e di politica in genere alla religione dovrebbe essere vietato di occuparsi. Breivik, peraltro, è favorevole ad abortire «i bambini con deficienze fisiche e mentali» e a consentire l’aborto anche in una serie di altri casi. Non conosco fondamentalisti favorevoli all’aborto.
Terza definizione: un fondamentalista è qualcuno che difende una morale molto tradizionale. È vero che Breivik attacca il femminismo ed è favorevole a un ordine patriarcale dominato dai maschi. Ma pensava qualcosa di simile anche Friedrich Nietzsche (1844-1900), che nessuno considererebbe un cristiano fondamentalista. Per contro, Breivik scrive che in preparazione dell’attentato «ho messo da parte duemila euro da spendere con una escort di alta qualità, una vera modella, una settimana prima della missione », e spiega che «scopare qua e là fuori del matrimonio dopo tutto è solo un peccato minore». Quale fondamentalista sottoscriverebbe affermazioni di questo genere? Breivik infine si dichiara un appassionato di giochi di ruolo come Fallout, Bioshock e World of Warcraft e di serie televisive horror - e scollacciate - come Blood Ties, tutti elementi della cultura popolare contro cui i fondamentalisti, sia cristiani sia islamici, conducono vere e proprie crociate.
Qualunque definizione di fondamentalismo si adotti, Breivik non solo non è un fondamentalista, ma è agli antipodi del fondamentalismo. Questo non rende neppure necessario usare il classico "dimmi con chi vai e ti dirò chi sei" per notare che fra i suoi amici e corrispondenti c’erano atei militanti, pornografi e satanisti, una compagnia davvero strana per un presunto fondamentalista.
Il cortese interlocutore potrebbe rispondermi che egli non utilizza "fondamentalista" in nessuno dei tre significati di "The Fundamentalism Project", ma solo per identificare un tipo violento, cristiano battezzato e "di destra" che tra le sue fonti d’ispirazione, accanto ad altre, cita l’eredità cristiana dell’Europa. In questo senso il "fondamentalismo" diventerebbe una categoria talmente ampia che ne farebbe parte anche Adolf Hitler (1889-1945), il quale dopo tutto era battezzato e cresimato e citava l’Europa medioevale cristiana fra le sue fonti ispiratrici, anche se preferiva - come "Fjordman", il principale maestro intellettuale di Breivik - il paganesimo. Se però utilizziamo "fondamentalista" come una parolaccia, la parola alla fine non significa più nulla, e rischiamo per esempio di dimenticarci che un buon numero di fondamentalisti protestanti nel senso originario del termine furono spediti da Hitler, insieme a tanti cattolici, nei campi di sterminio originariamente concepiti per gli ebrei e i Rom. Con un rischio che su queste colonne ha rilevato appunto Riccardo Cascioli: che la parola sia usata come un manganello per colpire qualunque cristiano conservatore, antiabortista e che so, critico della massoneria, associandolo nell’immaginario collettivo a un assassino come Breivik il quale, paradossalmente, è invece un massone ed è favorevole all’aborto.