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CASO BENEDETTINI

Successione a Schönborn, chiarimenti necessari

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L'articolo sulla mancata nomina di dom Bernhard Eckerstorfer alla sede arcivescovile di Vienna non riguardava le qualità morali e intellettuali del monaco benedettino - come ci è stato rimproverato -, ma i motivi per cui la Santa Sede l'aveva bloccata all'ultimo momento, lasciando vacante una sede pur avendo avuto cinque anni per trovare un successore.

Editoriali 31_01_2025
Cattedrale di Santo Stefano a Vienna

L’articolo dedicato alla mancata successione di dom Bernhard Eckerstorfer all’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, ha suscitato alcune critiche. In sostanza, ci viene rimproverato di aver diffamato il neo-eletto Abate dell’Abbazia di Kremsmünster (Austria), senza tener presente il molto bene da lui compiuto durante il suo rettorato a Sant’Anselmo, dove avrebbe promosso un notevole salto di qualità all’Ateneo Pontificio.

Evidentemente c'è un grosso fraintendimento. Il tema dell’articolo non erano le qualità intellettuali di dom Eckerstorfer, né la sua gestione dell’Ateneo, e neppure le sue qualità morali. L'articolo parte infatti dalla constatazione di una grossa anomalia nella mancata nomina di un successore all'arcivescovo di Vienna contestuale all'accettazione delle sue dimissioni. Non è infatti normale che la successione a Schönborn, dopo ben cinque anni dal compimento del settantacinquesimo anno di età del Presule, non sia stata ancora decisa, preferendo invece un “ripiegamento” nella figura di un Amministratore apostolico in una delle sedi episcopali più importanti della Chiesa europea, e in particolare del mondo germanofono. Tanto più che già da tempo si dava per scontata o altamente probabile la nomina di dom Eckerstorfer, proprio per il fatto che il benedettino offriva garanzie di ottima preparazione teologica e notevole capacità organizzativa.
È quindi naturale chiedersi e cercare di far capire cosa possa aver frenato la candidatura di dom Eckerstorfer alla sede di Vienna.

Dunque, la ragione che ha motivato la stesura dell’articolo è molto semplice: è piuttosto curioso che la Santa Sede, pur avendo avuto a disposizione cinque anni di tempo per cercare e vagliare candidati, non abbia avuto pronto il successore di Schönborn; ed è non meno curioso che ad appena tre giorni dall’accettazione della rinuncia del Cardinale arcivescovo si abbia la notizia dell’elezione ad Abate proprio del suo “gettonato” successore.

Ora, è compito di un giornalista cercare di comprendere ed indagare attraverso fonti proprie; un’ipotesi plausibile, che abbiamo presentato come tale e non come prova di assoluta certezza – «èprobabile che il coinvolgimento di Eckerstorfer nella vicenda gli sia costato la sede viennese» – è che i contatti accademici tra Eckerstorfer e il monaco coinvolto in rapporti di abuso, dom Thomas Quartier, siano stati fatti presenti e abbiano destato più di un dubbio sull’opportunità della sua nomina, dato il clima rovente che si respira nella Chiesa sul tema abusi.

Il che non comporta affatto che lo stesso Eckerstorfer sia coinvolto in questi abusi, né che sia omosessuale, né che abbia coperto nefandezze, cose che infatti non abbiamo mai affermato, e alle quali non abbiamo alluso. Quindi non c'è nessuna diffamazione, né discredito della figura dell'abate benedettino. Chiunque abbia letto il testo integralmente comprende che l’unico indiziato, stando alle fonti cui abbiamo fatto riferimento negli opportuni link, è dom Quartier, del cui caso vi sarebbe l'ammissione pubblica del suo abate e l’ulteriore indizio della chiusura dell'Abbazia di Mont-César, dopo che il monaco è stato trasferito là, a causa delle indagini giudiziarie in corso.

Dom Eckerstorfer, all’epoca in cui favorì la collaborazione dell’Ateneo con dom Quartier, era a conoscenza dei fatti risalenti al 2018? Noi non lo sappiamo; e non lo sanno nemmeno quanti hanno criticato l'articolo. Ed è per questo che ci siamo guardati dall’affermarlo. Ma resta il fatto della singolare gestione della successione di Schönborn da parte della Santa Sede, sulla quale un giornale ha tutto il diritto di fare considerazioni. Non si può neppure escludere che qualcuno, con l’intento di mettere fuori gioco Eckerstorfer, abbia rispolverato la sua collaborazione con Quartier, approfittando della decisione piuttosto “fresca” da parte della Congregazione Sublacense Cassinese, di chiudere l’abbazia di Lovanio, dove si trovava Quartier, proprio a causa di una nuova denuncia di adescamenti omosessuali.

La Bussola Quotidiana, che si è dovuta purtroppo occupare di altre questioni ben più note di abusi e comportamenti deplorevoli da parte di sacerdoti e religiosi, ha altresì ritenuto di dover nuovamente denunciare questa consuetudine autolesiva e preoccupante di trasferire ad altri monasteri, case religiose, parrocchie o diocesi, religiosi e sacerdoti responsabili di tali comportamenti. Per non parlare della loro ammissione agli Ordini sacri. E di questo, la responsabilità è dei superiori di dom Quartier, non certo di dom Eckerstorfer.



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