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LO STALLO

Su migranti e Ong Tripoli ha le idee chiare, Roma no

Il Governo non modificherà gli accordi con la Libia, in scadenza domani, sul contrasto all’immigrazione illegale, come invece chiesto dal Pd. Troppo alto il rischio di un incremento delle partenze di barconi. Ma l'Italia non è credibile perché Onu, Ue e Ong non hanno nessuna voglia di impegnarsi nei rimpatri. Nel frattempo il governo libico di Sarraj ha stabilito che le Ong devono chiedere l'autorizzazione a Tripoli. 

Attualità 01_11_2019 English Español

Il Governo italiano non modificherà gli accordi con la Libia in tema di contrasto all’immigrazione illegale che scadono il 2 novembre e, in assenza di disdetta, vengono automaticamente rinnovati.

La rinuncia a gettare alle ortiche il Memorandum of Understanding (siglato con la Libia il 2 febbraio 2017 dall'allora premier Paolo Gentiloni e dal presidente del Consiglio presidenziale libico, Fayez al Serraj) voluto dal ministro dell’Interno Marco Minniti, come aveva chiesto gran parte della maggioranza, costringe il governo Conte 2 a rinunciare, almeno nella forma, a mostrare discontinuità nei confronti dei precedenti titolari del Viminale.

Certo il governo ha precisato che intende lavorare "per modificarne in meglio i contenuti, con particolare attenzione ai centri di accoglienza e alle condizioni dei migranti", come ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

L'annullamento del memorandum era stato sollecitato dalle associazioni riunite nel Tavolo Asilo, da LeU e dal segretario del PD Nicola Zingaretti.

Se tale richiesta fosse stata accolta il rischio sarebbe stato di indurre i libici a cessare ogni contrasto ai flussi migratori illegali scatenando i trafficanti che avrebbero incrementato ulteriormente le partenze di barconi e gommoni già più che triplicatisi da quando Matteo Salvini ha lasciato il Viminale, il 5 settembre scorso. I dati parlano chiaro: siamo passati da 22 sbarcati al giorno tra l'inizio dell’anno e il 5 settembre a 73, per un totale di 9.648 sbarcati dall’inizio dell’anno: erano 5.624 quando Salvini lasciò il governo e 4.040 quando l’8 agosto iniziò la crisi del governo M5S/Lega.

Del resto se il governo Conte 2 non ha cancellato per ora i provvedimenti varati dal leader della Lega, come i decreti sicurezza, pare evidente che si limiti a non applicarli come dimostra anche l’ennesimo via libera allo sbarco di una nave delle Ong con la Ocean Viking che ha portato a Pozzallo 104 clandestini raccolti in mare mentre è probabilmente imminente una soluzione analoga per la Alan Kurdi (90 a bordo) e la Open Arms (15).

Il MoU Italia - Libia ha validità triennale e quindi è tacitamente rinnovato fino al 2022. Di Maio ha sottolineato che il documento "può essere modificato e migliorato, ma è innegabile come abbia contribuito, attraverso il rafforzamento delle capacità operative delle autorità libiche, a ridurre in maniera rilevante gli arrivi dalla Libia e, conseguentemente, le morti in mare.

L'Italia è ad oggi l'unico partner effettivo delle autorità libiche nella lotta al traffico di esseri umani. Una riduzione dell'assistenza italiana potrebbe tradursi in una sospensione delle attività della Guardia Costiera libica, con conseguenti maggiori partenze, tragedie in mare e peggioramento delle condizioni dei migranti nei centri" ha detto il ministro degli Esteri.

Valutazioni certo condivise dai suoi ex alleati di governo ma non da quelli attuali, né dall’ala “immigrazionista” di M5S che fa capo al presidente della Camera, Roberto Fico.

Il Governo è però intenzionato a chiedere ai libici modifiche al Memorandum, attraverso la convocazione di una riunione della Commissione congiunta italo-libica. L'obiettivo, ha indicato Di Maio, "è quello di favorire un ulteriore coinvolgimento di Onu, comunità internazionale e Ong per migliorare l'assistenza ai migranti salvati in mare e le condizioni nei centri di accoglienza libici, alla luce del fatto che la Libia non ha firmato la Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati".

Difficile però che possano scaturire novità su questo fronte perché ONU, UE e Ong hanno più volte dimostrato di non avere alcun interesse a impegnarsi maggiormente in Libia o a potenziare le attività di rimpatrio dei clandestini da Tripoli ma solo a garantire i flussi migratori illeciti verso l’Italia.

Del resto dopo il flop della ridistribuzione in Europa dei migranti tanto celebrata da Conte dopo il vertice di Malta, ora appare chiaro che nessun partner condividerà l’onere con Roma e anzi, come ha scritto il quotidiano tedesco Die Welt, la Germania sta rimandando in Italia 50 migranti illegali al mese con voli charter.

"Una procedura - ha sottolineato Matteo Salvini – che con la Lega al Governo era stata ovviamente respinta” ma che il nuovo governo ha accettato da Berlino, a quanto sembra senza alcuna contropartita.

Paradossalmete, ben più serie e determinate sono le nuove misure previste invece dal governo di Tripoli, instabile e in guerra con le forze del generale Haftar, ma in tema di immigrazione ben più autorevole di quello di Roma.

Il 29 ottobre il Governo di Accordo Nazionale (GAN) di Fayez al Sarraj ha stabilito che le Organizzazioni non governative che intendono svolgere attività di ricerca e soccorso nelle acque di competenza libica devono richiederne formalmente l'autorizzazione alle autorità di Tripoli e rispettarne le norme.

Le navi che non lo fanno saranno sequestrate e condotte nel porto libico più vicino.  Il decreto emesso il 15 settembre dal Consiglio presidenziale del GAN prevede che le navi delle Ong e quelle affiliate sono tenute a "fornire periodicamente tutte le informazioni necessarie, anche tecniche relative al loro intervento, al Centro di coordinamento libico per il salvataggio" e a "non bloccare le operazioni di ricerca e salvataggio" esercitate dalla Guardia Costiera di Tripoli a cui dovranno “lasciare la precedenza d'intervento".

Le Ong che operano nelle acque SAR libiche dovranno inoltre "informare preventivamente il Centro di coordinamento libico" di iniziative autonome, anche se ritenute "necessarie " e "urgenti". I naufraghi salvati dalle Ong - precisa il testo - "non vengono rimandati in Libia tranne nei rari casi eccezionali e di emergenza" ma il personale libico "è' autorizzato a salire a bordo ad ogni richiesta e per tutto il tempo valutato necessario, per motivi legali e di sicurezza".

E ancora: dopo il completamento delle operazioni di ricerca e soccorso, "le barche e i motori usati nelle operazioni di contrabbando saranno consegnati allo Stato libico" mentre "salvo le comunicazioni necessarie nel contesto delle operazioni di salvataggio e per salvaguardare la sicurezza delle vite in mare, le navi affiliate alle Organizzazioni si devono impegnare a non mandare nessuna comunicazione o segnale di luce o altri effetti per facilitare l'arrivo d'imbarcazioni clandestine verso di loro".

Ong, organizzazioni dedite all’accoglienza e in generale tutta la lobby dei soccorsi e dell’accoglienza che per anni hanno incassato miliardi con i flussi di clandestini e sperava ora di riprendere su vasta scala le attività, protestano per questa dimostrazione di sovranità libica che ricorda il “decalogo Minniti” che l’ex ministro dell’Interno del PD cercò di imporre alle navi delle Ong nel 2017.

Curioso vedere che sarà la Libia a sequestrare le navi delle Ong e non l’Italia, paese in cui tali navi vogliono a tutti i costi sbarcare i clandestini.

Del resto le ambiguità di Roma su questo tema sui moltiplicano. "Alla situazione libica si correla la prosecuzione della missione Ue Sophia, la cui efficacia è stata riconosciuta dagli Stati membri e comprovata dalla recente decisione di estenderne ulteriormente il mandato" ha detto il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, in audizione nelle Commissioni riunite Difesa di Camera e Senato sulle linee programmatiche del suo dicastero.

"L'eventuale riattivazione della componente navale - essenziale per assolvere anche i compiti connessi all'embargo in alto mare del traffico di armi verso la Libia - è auspicabile ma resta, tuttavia, correlata alle decisioni della Ue - ha concluso - in relazione al tema della redistribuzione dei migranti e dei richiedenti asilo". I nostri partner hanno ritirato mesi or sono le loro navi dall’operazione Ue dopo che il precedente governo italiano aveva preteso che i migranti soccorsi da quelle unità navali venissero sbarcati nei porti della Nazione battente bandiera.

D’altra parte dal luglio 2015 le attività di Sophia non hanno certo creato intoppi al business dei trafficanti ma in compenso le sue navi europee hanno sbarcato in Italia quasi 45mila clandestini e a proposito di solidarietà europea vale la pena ricordare che i primi a ritirare le loro navi dall’operazione Sophia sono stati tedeschi, francesi e spagnoli.