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CONTRAPPASSO

Studiavano il riscaldamento globale. Imprigionati nei ghiacci

Scienziati intenti a studiare l'impatto del riscaldamento globale in Antartide sono rimasti imprigionati nei ghiacci per una settimana.

Creato 03_01_2014
L'elicottero dei soccorsi cinesi

Finalmente, ieri pomeriggio, un elicottero cinese ha portato in salvo i 52 turisti e ricercatori dalla rompighiaccio russa Akademik Shokalskij, prigioniera dei ghiacci dell’Antartide dal 24 dicembre scorso. Ora sono tutti al sicuro, sulla rompighiaccio australiana Aurora Australis. È rimasto a bordo della Shokalskij solo l’equipaggio, costituito da 22 uomini che, chiaramente, non intendono abbandonare la loro nave. Un primo tentativo di salvataggio, effettuato dalla rompighiaccio cinese Xue Long è fallito: ghiaccio troppo spesso e resistente per essere rotto. Analoghi tentativi sono stati frustrati nelle due spedizioni successive, della rompighiaccio australiana Aurora Australis e della francese L’Astrolabe. Alla fine gli elementi non essenziali alla navigazione e alla manutenzione del vascello russo sono stati tratti in salvo dall’aria. Meglio così, non siamo più ai tempi di Amundsen e Nobile, l’era eroica delle esplorazioni polari nei ruggenti anni ’20. Allora equipaggio e scienziati sarebbero probabilmente morti tutti: sarebbe stato difficilissimo individuarli e poi recuperarli con primitivi biplani con slitta e le rompighiaccio dell’epoca erano ancora meno attrezzate e robuste rispetto a quelle odierne. Anche con la tecnologia del 2013, comunque, i russi rischiano di perdere una nave. La natura è capace di trasformare l’acqua in un’impenetrabile solido e non ci sono rompighiaccio che si salvino.

Come è possibile che una nave moderna, con strumenti di navigazione sofisticati, non si sia accorta di infilarsi in un banco impassabile? Semplicemente non era stato previsto un ghiaccio così spesso e diffuso al largo del ghiacciaio di Mertz. Il gruppo di scienziati imbarcati, guidato dall’australiano Chris Turney, doveva studiare gli effetti del riscaldamento globale sull’Antartide. Quel che hanno visto e provato sulla loro pelle, forse, non conferma la loro teoria di fondo. Incredibile lo stupore di Turney in uno dei suoi primi messaggi su Twitter: «È notevole quanto sia cambiato tutto qui » ha scritto, constatando la robustezza del ghiaccio che intrappolava la sua nave rispetto al previsto. Stando ai satelliti, il ghiaccio era a Est del ghiacciaio di Mertz fino alla settimana prima di Natale, lasciando libera la rotta della nave russa. Nel giro di quei pochi giorni, a causa di una tempesta, della presenza di un vecchio iceberg che ostruiva la baia del Commowealth e di altri fattori che devono essere ancora analizzati, l’area che doveva essere ricoperta da ghiacci di nuova formazione e dunque meno spessi, si è rivelata una trappola paralizzante.

Questo gruppo di scienziati specializzati nello studio del riscaldamento globale cambierà idea una volta tornato a casa? Lo scioglimento dei ghiacci polari è uno dei cavalli di battaglia di questa teoria. Gli scienziati (o almeno la maggioranza di essi) ne sono talmente sicuri che i politici delle maggiori potenze economiche ne stanno già traendo le conseguenze. Non solo con il protocollo di Kyoto (che teoricamente impone una riduzione di emissioni per cercare di rallentare o contenere il riscaldamento globale), ma anche pianificando la conquista energetica dei fondali marini dell’Artide e nuove esplorazioni nell’Antartide, proprio in previsione dello scioglimento dei ghiacci. Ma il 22 ottobre scorso, la Nasa annunciava il nuovo record di espansione dei ghiacci nei mari attorno al continente antartico. Anche il ghiaccio dell’Artico, in questo stesso periodo, riprende a crescere, anche se in modo meno notevole rispetto al polo opposto. Dal 2007 al 2012 si era registrata una loro contrazione pressoché costante, ma quest’anno la tendenza è opposta. Eccezione che conferma la regola? O è la regola che non è del tutto corretta?

Queste riflessioni le scriviamo sotto la pioggia ghiacciata e le forti nevicate che stanno cadendo su tutta l’Italia. Quest’inverno, ben due località turistiche di gran richiamo e ben equipaggiate, quali Madesimo e Cortina d’Ampezzo, sono rimaste bloccate e al buio a causa di nevicate impreviste e quasi senza precedenti in fatto di abbondanza. Negli Stati Uniti le tempeste di neve e le gelate hanno creato danni notevoli in questo dicembre. Ma se l’inverno del 2013/14 si presenta rigido quanto quello del 2006 o quello glaciale del 2012, ormai passato alla storia per le sue temperature polari in tutta Europa, di che riscaldamento globale stiamo parlando? Fino all’anno scorso, almeno, i sostenitori di questa teoria climatologica avevano il loro argomento di sicurezza: lo scioglimento dei ghiacci è tale da deviare la corrente del Golfo, che riscalda l’Europa. Dunque avremmo dovuto avere un freddo da caldo, cioè una nuova era glaciale causata dallo scioglimento (per il caldo) dei Poli. Un bel metodo per far calzare la realtà nella teoria, a tutti i costi. Ma adesso che i ghiacci polari si espandono invece che contrarsi? Che scusa si troverà? Aspettiamo qualche giorno e si troverà.

Intanto resta il fatto che: un gruppo di scienziati che studiava il riscaldamento globale è rimasto imprigionato nei ghiacci per una settimana. A salvarli è stato un elicottero, uno dei mezzi che emettono la più grande quantità di gas serra. E un elicottero cinese, dunque di quella potenza industriale che non ha mai firmato il Protocollo di Kyoto. A volte gli inquinatori salvano la vita.