Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Guido Maria Conforti a cura di Ermes Dovico
QUARESINOMICS/4

Speranza: in noi stessi, nel prossimo e in Dio

Arrivando alla conclusione di queste riflessioni sulla Quaresinomics, l’economia della Quaresima, non posso fare a meno di pensare alla virtù della speranza e delle sue positive ramificazioni in un’economia umana libera e basata sulla fiducia.

Economia 11_04_2020 English
Speranza

Arrivando alla conclusione di queste riflessioni sulla Quaresinomics, l’economia della Quaresima, non posso fare a meno di pensare alla virtù della speranza e delle sue positive ramificazioni in un’economia umana libera e basata sulla fiducia.

La speranza è la più astratta delle virtù. Pochi la comprendono bene. Istintivamente abbiamo “qualche idea” di cosa significhi la speranza. Nella nostra espressione spontanea “io spero…, spero veramente che…, spero per il meglio…” esprimiamo una qualche forma di fiducia o desiderio di un esito felice. Ma spesso non sappiamo nemmeno perché speriamo. A complicare le cose, la speranza è in realtà costituita da due virtù in una. La speranza è in parte soprannaturale (teologica) e in parte naturale (umana). In breve, speriamo in Dio e nella sua capacità soprannaturale di interagire con noi e di salvarci e speriamo nell’uomo e nelle sue capacità naturali di aiutare se stesso e il prossimo.

In tempo di Quaresima, possiamo dire che tutte le nostre azioni ed espressioni di speranza naturale, come i molti sacrifici personali, l’approfondimento della disciplina spirituale, lo sviluppo di talenti e gli atti liberi di carità, sono orientati verso una speranza teologica nella promessa di Cristo della salvezza dalla dannazione, attraverso la Sua risurrezione soprannaturale dalla morte. Senza la speranza teologica, le nostre espressioni di speranza umana non avrebbero abbastanza energia né una motivazione eterna. Senza la speranza teologica, la speranza umana in sé non avrebbe alcuna solida giustificazione. La speranza umana è basata sulla ferma convinzione che l’uomo è naturalmente dotato dal Signore di talenti e doni per compiere liberamente cose meravigliose e magnanime. Se non ci fosse un Dio soprannaturale, non vi sarebbero neppure talenti naturali donati da Dio, dunque neppure una speranza naturale. Perse entrambe le forme di speranza, vivremmo in un mondo ateo definito dall’imperfezione, l’isolamento e la corruzione. Un’esistenza oscura senza un Dio generoso che ci dona tutto ciò che c’è di buono per vivere in terra.

Per essere chiari, Dio non vuole che speriamo solo in Lui. Non vuole nemmeno donarci tutto quel che vogliamo, come un padre che vizia i figli. Dio vuole anche che ci aiutiamo da soli, facendo uso dei nostri talenti, altrimenti non lo ringrazieremmo neppure per questi doni che ci ha dato. Questi doni rendono possibile la nostra speranza naturale di fare liberamente e volontariamente del bene immenso. Dunque, Dio vuole che noi abbiamo del merito e della responsabilità per la nostra salvezza. Ci incoraggia a cooperare personalmente con Lui per aiutarLo a liberare noi stessi e il prossimo dal male.

Idealmente, se alla fine della Quaresima uomini e donne hanno passato 40 giorni coltivando bontà, santità e devozione al Signore, la loro speranza naturale aumenterà in proporzione a quella teologica collettivamente. Precisamente perché la Quaresima non è solo la formazione della sanità dei singoli, ma un potenziale rinnovamento di un’intera civiltà, formata da persone che lavorano assieme per il bene comune cooperando con altri. Questa libera cooperazione di persone, che credono in loro stesse, nel prossimo e in Dio, è quel che ci porta a parlare di economia. Prima di tutto, questo rapporto trinitario di cooperazione e fiducia è un riflesso di quello che i teologi chiamano Economia Trinitaria. L’Economia Trinitaria è l’unione di una speranza assoluta e di una mutua cooperazione fra le tre Persone della Trinità che si relazionano l’unica con l’altra perfettamente e positivamente per la salvezza del mondo. Dunque, ogni economia cristiana nella società dovrebbe basarsi fermamente su questa economia divina simbiotica e organicamente cooperativa.

Secondo: la conclusione che dobbiamo trarre dall’Economia Trinitaria è che non vi è una pianificazione centrale, né una catena di comando. Questo ci spinge a rifiutare un modello di economia umana pianificato (come, ad esempio, quello di Cuba, del Venezuela, della Cina o dell’ex Unione Sovietica) che non sono basati sulla cooperazione libera e reciproca che Dio ha donato alle persone. Comprendiamo come questi modelli portino all’opposto della speranza: alla disperazione che è dolorosamente evidente in questi regimi poveri e autodistruttivi, che non riescono neppure ad aver cura di loro stessi. Queste economie comuniste portano alla disperazione, perché sradicano di proposito la speranza naturale e teologica. Le economie comuniste promuovono sempre l’ateismo, perché Dio è l’arcinemico dello “Stato onnipotente” che “dona già tutto quel che ci serve”. Pensano che, semplicemente, non vi sia bisogno di Dio. Così, logicamente ci sono doni dello Stato. Dunque, la speranza naturale e teologica scompaiono completamente da queste economie dominate dallo Stato. Gli attori delle economie comuniste possono solo sperare in leader politici irrimediabilmente corrotti e nei loro insostenibili programmi politici. Gli stessi pochi leader politici ed economici che assegnano ai cittadini le professione, obbligano al lavoro e fissano i prezzi e le quote di produzione per garantire la distribuzione e l’accesso ai prodotti e servizi che, in queste economie non creative, finiscono con l’essere sempre scarsi.

Il libero mercato, al contrario, si basa sulla nostra intuizione della mutua cooperazione che può esistere solo fra persone libere che credono in Dio e nei talenti che ci ha donato per aiutarci. Il libero mercato comprende i sogni, la creatività e le vocazioni, dunque la speranza e la fiducia nel nobile piano che Dio ha scritto per ognuno di noi.

In conclusione, il libero mercato è l’economia della speranza, non della disperazione, dove gli attori economici confidano naturalmente in loro stessi e nella Provvidenza Divina. È un’economia in cui si rischia, si crea, si investe e si costituiscono volontariamente varie forme di cooperazione e aziende con migliaia di persone coinvolte. È lo stesso sistema economico in cui si ripone fiducia e speranza in azionisti che convergono da tutti gli angoli del mondo per formare compagnie multinazionali. Le società basate sul libero mercato promuovono libertà, fiducia, cooperazione e soprattutto fiducia in sé e nella creatività delle creature di Dio. Queste economie personificano ciò che leggiamo nel Libro di Qoelet “Ogni uomo, a cui Dio concede ricchezze e beni, ha anche facoltà di goderli e prendersene la sua parte e di godere delle sue fatiche: anche questo è dono di Dio”. (Qoelet, 5:19)