Spaemann: «Il Papa faccia come Gesù: sì o no»
Il dibattito sull'Amoris Laetitia si arricchisce dell'intervento del filosofo Robert Spaemann: «Con i dubia i Cardinali assolvono al dovere di sostenere, in quanto “senatori”, il Santo Padre. Deplorevole che solo loro abbiano preso l’iniziativa. Preoccupante il rifiuto del Papa di rispondere, perché il Magistero supremo si inabissa. Anche i discepoli chiedevano a Gesù dei sì o dei no. E lui rispondeva con chiarezza.
- MULLER IN SOCCORSO DEI 4 CARDINALI, di R. Cascioli
«E’ comunque deplorevole che solo quattro cardinali abbiano preso l’iniziativa in questa faccenda…». E' l'opinione del filosofo tedesco Robert Spaemann, intervistato dalla Nuova BQ a proposito dei “dubia” sollevati da quattro porpore sull'interpretazione del capitolo VIII dell'esortazione post-sinodale Amoris laetitia.
Il celebre filosofo cattolico, amico e coetaneo di Joseph Ratzinger, professore emerito di filosofia presso la Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera, aveva già espresso in maniera forte le sue perplessità sul documento post-sinodale poco dopo la sua pubblicizzazione, nell'aprile scorso. Spingendosi perfino a dire che «l’articolo 305 [di Amoris laetitia, ndr], insieme con la nota 351, in cui si afferma che i fedeli "entro una situazione oggettiva di peccato" possono essere ammessi ai sacramenti "a causa dei fattori attenuanti", contraddice direttamente l’articolo 84 della "Familiaris consortio" di Giovanni Paolo II» (intervista all'edizione in lingua tedesca di Catholic News Agency del 28/4/2016).
Professore, cosa pensa della decisione da parte di quattro Cardinali di esporre i propri "dubia" al Santo Padre prima, e poi di rendere nota la propria iniziativa ed il testo a tutti?
Con i dubia i Cardinali assolvono al proprio dovere di sostenere con il proprio consiglio, in quanto “senatori”, la Chiesa nella persona del Santo Padre. Il supremo giudice nella Chiesa è il Papa. E’ comunque deplorevole che solo quattro cardinali abbiano preso l’iniziativa in questa faccenda… I quattro Cardinali hanno scelto la strada corretta. Il Papa è il primo destinatario dei dubia, anche se a mio avviso lo scritto sarebbe dovuto passare per la Congregazione della Dottrina della Fede. Comunque i mittenti non hanno scritto una “lettera aperta”, ma si sono rivolti direttamente al Santo Padre. La pubblicizzazione è stata voluta soltanto in un secondo momento, dopo che il Papa si è rifiutato di rispondere.
Come interpreta il silenzio di Papa Francesco di fronte a richieste motivate da un'oggettiva situazione di confusione che affligge i fedeli, non fosse altro per il disorientamento amplificato dai mass media?
Il rifiuto del Papa di rispondere all’appello dei quattro cardinali mi riempie di grande preoccupazione, perché il Magistero supremo in tal modo si inabissa. Il Papa ha chiaramente una profonda avversione nei confronti di quelle decisioni che comportano un sì o un no. Però Cristo, Signore della Chiesa, mette spesso i suoi discepoli davanti a decisioni di tal genere. Proprio nella domanda che si riferisce all’adulterio, Lui "chocca" gli apostoli per la semplicità e la chiarezza della dottrina.
Una domanda per approfondire il dubium n. 3: forse la giustificazione più insidiosa e persuasiva per "aprire in certi casi" alla Comunione ai "divorziati-risposati" è quella di ritenere che, non essendo possibile determinare la situazione soggettiva delle persone coinvolte, non le si dovrebbe privare dei sacramenti. L'oggettivo non dovrebbe andare a discapito del soggettivo... Cosa ci può dire a riguardo?
E’ un grande errore pensare che la soggettività sia l’ultimo criterio per l’amministrazione dei sacramenti. E’ vero che ogni azione contro coscienza è cattiva, ma lo è allo stesso modo agire con una coscienza erronea. E’ l’insegnamento chiaro di San Tommaso d’Aquino. In questa maniera può nascere un “casus perplexus” [situazione in cui una persona si trova o ritiene di trovarsi di fronte ad una scelta tra due o più mali morali, in questo caso agire contro coscienza o agire contro la norma, n.d.r.]. Da questo dilemma si può uscire solo attraverso una “conversione”, mediante l’apertura della coscienza alla verità oggettiva. Il luogo del ritrovamento della verità è da un lato la ragione e dall’altro la Rivelazione.
Nei dubia 2, 4, 5 si chiede al Santo Padre se si debbano ritenere ancora validi alcuni insegnamenti «fondati sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa». Non è piuttosto sconcertante che ci si trovi a chiedere se si debba ancora dar credito alle fonti della Rivelazione?
Bisogna dare ancora fiducia alla fonte della Rivelazione? «Volete andarvene anche voi» (Gv. 6, 67)? Questa domanda la pone Gesù ai suoi discepoli quando la folla se ne va, per aver udito le parole di Gesù. Pietro non discute, ma chiede solo: «Da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna» (Gv. 6, 68)
[traduzione a cura di Katharina Stolz]