Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Saba Archimandrita a cura di Ermes Dovico

OMELIA DI PAOLO VI

Solo Amore, un solo Annuncio: Gesù Cristo!

Riportiamo di seguito per intero l'omelia che Paolo VI fece a Manile, nelle Filippine, il 29 novembre del 1970, durante il viaggio apostolico in Asia Orientale, Oceania e Australia. «Non sarei mai venuto da Roma fine a questo Paese estremamente lontano, se non fossi fermissimamente persuaso di due cose fondamentali: la prima, di Cristo; la seconda, della vostra salvezza. Di Cristo! Sí, io sento la necessità di annunciarlo, non posso tacerlo: Guai a me se non proclamassi il Vangelo!».

Ecclesia 14_10_2018
Paolo VI a Manila

Riportiamo di seguito l'omelia che Paolo VI fece a Manila, nelle Filippine, il 29 novembre del 1970, durante il viaggio apostolico in Asia Orientale, Oceania e Australia.

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Io, Paolo, successore di San Pietro, incaricato della missione pastorale per tutta la Chiesa, non sarei mai venuto da Roma fine a questo Paese estremamente lontano, se non fossi fermissimamente persuaso di due cose fondamentali: la prima, di Cristo; la seconda, della vostra salvezza.
Di Cristo! Sí, io sento la necessità di annunciarlo, non posso tacerlo: «Guai a me se non proclamassi il Vangelo!» (1 Cor. 9, 16). Io sono mandato da Lui, da Cristo stesso, per questo. Io sono apostolo, io sono testimonio. Quanto più è lontana la meta, quanto più difficile è la mia missione, tanto più urgente è: l’amore che a ciò mi spinge (Cfr. 2 Cor. 5, 14). Io devo confessare il suo nome: Gesù è il Cristo, Figlio di Dio vivo (Matth. 16, 16); Egli è il rivelatore di Dio invisibile, è il primogenito d’ogni creatura, è il fondamento d’ogni cosa; Egli è il Maestro dell’umanità, è il Redentore; Egli è nato, è morto, è risorto per noi; Egli è il centro della storia e del mondo; Egli è Colui che ci conosce e che ci ama; Egli è il compagno e l’amico della nostra vita; Egli è l’uomo del dolore e della speranza; è Colui che deve venire e che deve un giorno essere il nostro giudice e, noi speriamo, la pienezza eterna della nostra esistenza, la nostra felicità. Io non finirei più di parlare di Lui: Egli è la luce, è la verità, anzi: Egli è «la via, la verità e la vita» (o. 14, 6); Egli è il Pane, la fonte d’acqua viva per la nostra fame e per la nostra sete; Egli è il Pastore, la nostra guida, il nostro esempio, il nostro conforto, il nostro fratello. Come noi, e più di noi, Egli è stato piccolo, povero, umiliato, lavoratore, disgraziato e paziente. Per noi, Egli ha parlato, ha compiuto miracoli, ha fondato un regno nuovo, dove i poveri sono beati, dove la pace è principio di convivenza, dove i puri di cuore ed i piangenti sono esaltati e consolati, dove quelli che aspirano alla giustizia sono rivendicati, dove i peccatori possono essere perdonati, dove tutti sono fratelli.

Gesù Cristo: voi ne avete sentito parlare; anzi voi, la maggior parte certamente, siete già suoi, siete cristiani. Ebbene, a voi cristiani io ripeto il suo nome, a tutti io lo annuncio: Gesù Cristo è il principio e la fine; l’alfa e l’omega; Egli è il Re del nuovo mondo; Egli è il segreto della storia; Egli è la chiave dei nostri destini; Egli è il mediatore, il ponte, fra la terra e il cielo; Egli è per antonomasia il Figlio dell’uomo, perché Egli è il Figlio di Dio, eterno, infinito; è il Figlio di Maria, la benedetta fra tutte le donne, sua madre nella carne, e madre nostra nella partecipazione allo Spirito del Corpo mistico.
Gesù Cristo! Ricordate: questo è il nostro perenne annuncio, è la voce che noi facciamo risuonare per tutta la terra (Cfr. Rom. 10, 18), e per tutta la fila dei secoli (Rom. 9, 5). Ricordate e meditate: il Papa è venuto qua fra voi, e ha gridato: Gesù Cristo!
E questo facendo io esprimo anche la seconda idea dinamica, che a voi mi conduce; e cioé che Gesù Cristo non è soltanto da celebrare per ciò che Egli è per se stesso, ma Egli è da esaltare e da amare per ciò che Egli è per noi, per ciascuno di noi, per ciascun Popolo e per ciascuna civiltà: Cristo è il nostro Salvatore. Cristo è il nostro supremo benefattore. Cristo è il nostro liberatore. Cristo ci è necessario, per essere uomini degni e veri nell’ordine temporale, e uomini salvati ed elevati all’ordine soprannaturale.
Qui si presentano molte domande, che travagliano il nostro tempo, e che io immagino siano presenti anche nel vostro spirito. Le domande sono: può Cristo essere davvero utile anche per risolvere i problemi pratici e concreti della vita presente? Non ha Egli detto che il suo regno non è di questo mondo? Che cosa può fare Egli per noi? Può cioè il cristianesimo generare un vero umanesimo? Può la concezione cristiana della vita ispirare un vero rinnovamento sociale? Può essa accordarsi con le esigenze della vita moderna, e favorire il progresso e il benessere per tutti? Può il cristianesimo interpretare le aspirazioni dei popoli e assumere le tendenze peculiari della vostra civiltà?

Sono molte domande, alle quali non possiamo rispondere con una formula sola, che non tenga conto della complessità dei problemi dei diversi bisogni dell’uomo, spirituali, morali, economici, politici, etnici, storici e sociali. Ma, per quello che preme ora sapere in vista dell’evoluzione positiva e felice delle vostre condizioni sociali, si può rispondere affermativamente: il cristianesimo può essere salvezza anche a questo livello terreno ed umano. Cristo ha moltiplicato i pani anche per la fame fisica delle folle che lo seguivano. E Cristo continua a compiere questo miracolo per quelli che davvero credono in Lui, e da Lui desumono i principi d’un ordine sociale dinamico, cioè in via di continuo rinnovamento e progresso.
Cristo, ad esempio - voi lo sapete - promulga perennemente il suo grande e sommo precetto della carità. Non esiste alcun fermento sociale più forte e più buono di questo, sia positivo, per mettere in moto energie morali incomparabili e inestinguibili, sia negativo, per denunciare ogni egoismo, ogni ritardo, ogni dimenticanza a danno dei bisogni altrui. Cristo proclama l’eguaglianza e la fratellanza di tutti gli uomini: chi mai, se non Lui, ha insegnato e può tuttora efficacemente insegnare tali principi, di cui la rivoluzione, mentre se ne giova, li rinnega; se non Lui, diciamo, che ha svelato la Paternità divina, vera e inoppugnabile ragione della fraternità umana? E la libertà autentica e sacra dell’uomo donde deriva se non dalla dignità umana, di cui Cristo si è fatto maestro e vindice? E chi, se non Lui, ha reso disponibili i beni temporali, quando ha tolto ad essi la ragione di fine e li ha dichiarati mezzi, mezzi che devono, in qualche misura, a tutti bastare, e mezzi inferiori ai beni superiori dello spirito? Chi, se non Cristo, ha messo nel cuore dei suoi il genio dell’amore e del servizio per ogni sofferenza e per ogni bisogno dell’uomo? Chi ha dato al lavoro la sua legge di diritto e di dovere e di provvidenza, la sua dignità che lo fa risalire a cooperazione e compimento del disegno divino, la sua liberazione da ogni forma inumana di servitù, la sua mercede di giustizia e di merito?

Dico a voi, Studenti, che potete ben comprendere queste idee fondamentali e questi valori superiori; a voi, che contestando oggi le strutture della società possidente e della società dominata dalla tecnica e dall’ansia della produzione e del godimento, avvertite l’insufficienza e l’inganno del materialismo economico e sociale del nostro presente progresso. Voi potete riaffermare la superiorità, la fecondità e l’attualità della vera sociologia cristiana, fondata sulla vera conoscenza dell’uomo e dei suoi destini.
Dico a voi, Lavoratori, che oggi avete preso coscienza dei vostri diritti e della vostra forza: badate di non scegliere, per la vostra integrale riabilitazione, delle formule incomplete o inesatte, che offrendovi conquiste parziali, d’ordine economico e edonistico, all’insegna della lotta egoistica ed amara, aumentino poi la delusione d’essere stati privati dei beni superiori dello spirito, della vostra personalità religiosa, della vostra speranza nella vita che non muore. Date alle vostre aspirazioni il vigore e la saggezza, che solo il Vangelo del divino Lavoratore vi può conferire. Dico a voi, Poveri: ricordatevi che avete un Amico supremo, quel Cristo che vi ha proclamati beati, come destinatari privilegiati del suo regno, e che ha personificato in voi Se stesso per piegare verso di voi ogni persona buona, ogni cuore grande, ogni uomo che vuol salvare se stesso cercando in voi il Cristo Salvatore. Sì, cercate di sollevarvi, ne avete diritto e dovere; esigete l’aiuto da una società che vuol chiamarsi civile; ma non maledite né la vostra sorte, né gli uomini insensibili, sapendovi ricchi dei valori della pazienza cristiana e del dolore redentore.
Dico finalmente a voi ricchi: ricordate quanto Cristo fu severo a vostro riguardo, quando vi vide soddisfatti, inerti, egoisti, e quanto invece Egli fu sensibile e grato, quando vi incontrò provvidi e generosi, e disse che nemmeno un bicchiere d’acqua fresca, dato con animo cristiano, rimarrà senza ricompensa. Forse è venuta l’ora vostra, per aprire gli occhi ed i cuori a nuove e grandi visioni, che non siano intitolate alle lotte d’interesse, dell’odio e della violenza, ma all’insegna della carità sollecita e generosa, e del vero progresso.
Tutto questo fa parte del messaggio della fede cattolica, Figli e Fratelli carissimi, ch’io sono obbligato e lieto d’annunciare qui, nel nome di Gesù Cristo, nostro Signore e nostro Salvatore.