Sodoma e Gomorra vennero incenerite per davvero
Forse Sodoma e Gomorra furono distrutte da un meteorite. Troverebbe così conferma il racconto biblico: “il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco”.
Forse Sodoma e Gomorra furono distrutte da un meteorite. Se l’ipotesi fosse valida, la scienza confermerebbe i racconti biblici in cui si narra che “il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco”.
Il 20 settembre scorso su Nature è stato pubblicato un articolo dal titolo “Un'esplosione che ha coinvolto un’area delle dimensioni di Tunguska distrusse Tall el-Hammam, una città dell'età mediana del bronzo sita nella Valle del Giordano vicino al Mar Morto”. Tunguska è una regione della Siberia dove nel 1908 si schiantò o un meteorite o una cometa. Molti studiosi identifcano Tall el-Hammam con Sodoma, altri invece no. Ma anche se fosse vera quest’ultima ipotesi l’impatto del meteorite in quella zona del Mar Morto fu così esteso che, come vedremo, interessò moltissime altre città limitrofe, tra cui è probabile Sodoma e Gomorra.
Tall el-Hammam è diventato ormai da anni un sito archeologico che sorge tra il lago di Tiberiade e il Mar Morto. Questa città era la più fiorente nell’età del bronzo finchè nel 1.650 a.c. fu distrutta. Nello stesso periodo anche 15 città e 100 paesi limitrofi furono abbandonati e rimasero abbandonati per 300-600 anni. Cosa capitò a questi insediamenti?
Tall el-Hammam era una città fortificata, con case e palazzi: ogni costruzione era fatta di mattoni di fango. La cosa curiosa sta nel fatto che nel sito mancano all’appello milioni di mattoni. Che fine hanno fatto? I pochi mattoni rimasti appaiono fusi con tegole, processo che si può verificare solo con temperature superiori ai 1.400 gradi, poi gli archeologi hanno trovato grani di quarzo shockati che possono prodursi solo a pressioni elevatissime, ceramiche con vescicole interne che si possono formare solo intorno ai 1.500 gradi, materiali in carbonio anch’essi formati ad alte temperature ed ad alte pressioni e poi fuliggine, carbone e cenere, sferule ricche di ferro e silicio, alcune delle quali si formano a 1.590 gradi. Infine nelle fondamenta della città si è trovato iridio, metallo raro sul nostro pianeta, ma assai presente negli asteroidi.
Archeologi, geologi, geochimici, geomorfologi, mineralogi, paleobotanici, sedimentologi hanno concluso che questi effetti possono essere spiegati non certo con incendi, eruzioni vulcaniche o terremoti, bensì con l’impatto in atmosfera di un asteroide o cometa. L’ipotesi più probabile è dunque che un piccolo asteroide o una cometa abbia impattato a 61mila chilometri all’ora con l’atmosfera, ad un’altezza di circa 4 chilometri di distanza dal suolo, provocando una esplosione che, a sua volta, ha generato una palla di fuoco che ha fuso tetti, qualsiasi struttura portante e suppellettili in ceramica. Alla palla di fuoco è seguita un’onda d’urto, iperveloce (circa 1.200 chilometri all’ora) ed ad altissima temperatura (circa 2mila gradi), che, con una pressione di 50 tonnellate al centimetro quadrato, ha polverizzato ogni cosa (le mura della città erano spesse 4 metri) e ovviamente tutta la popolazione di quei centri abitati, tra cui anche Gerico.
Si calcola che la popolazione dell’area passò da 40-60.000 abitanti a solo qualche centinaia dopo l’impatto. Per capire l’energia provocata da quell’impatto, i ricercatori fanno presente che questa esplosione è stata maggiore di quella avvenuta nel 1908 in Siberia che riguardava un bolide di 50 metri il quale ha generato un’energia mille volte superiore di quella di Hiroshima. La regione interessata da questo cataclisma cosmico, circa 25 chilometri di estensione, fu così sconvolta da questo evento – impossibile coltivare alcunchè per centinaia di anni perché probabilmente i sali nebulizzati del vicino Mar Morto resero sterile il terreno – che fu ripopolata solo dopo 300-600 anni.
La testimonianza orale di questa catastrofe naturale di eccezionali proporzioni si è sicuramente tramandata nei secoli fino a giungere all’autore o agli autori della Genesi che vissero nel VI-V sec. a.c. che così la riportarono: “Il sole spuntava sulla terra […] quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. Abramo […] contemplò dall’alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace” (Gn 19, 23-28). Gli scettici hanno facile gioco ad obiettare che a posteriori si è qualificato un evento naturale come intervento divino e che, poi, un simile dio sarebbe il primo tra gli omofobi. I credenti invece sanno sia che la Bibbia non erra, sia che Dio può usare degli eventi naturali per punire.
A leggere questa notizia si accostano mentalmente, da una parte, i vari Galantino, secondo i quali Sodoma fu risparmiata dalla bontà di Dio, quelli che non vogliono giudicare le condotte omosessuali (bene invece astenersi dal giudizio sulla responsabilità individuale), quelli che considerano giusto legittimare la unioni civili e, su altro versante, l’ira di Dio, feroce e rovente fino ai 2mila gradi, che polverizza, nel senso letterale della parola, tutto ad una velocità di 1.200 Km/h e con una pressione pari a cinque camion per centimetro quadrato, per rendere inospitale un territorio di 25 km per centinaia di anni. Incenerito in un lampo e grazie alla scienza anche il ritratto svenevole di un dio arrendevole e pacioccone che la propaganda clericale continua a propinarci da decenni.