Sisma a Ischia, 2 morti e polemiche. Case vecchie o abusivismo? Italia ostaggio del solito tormentone
Sisma a Ischia: 2 morti e 2600 sfollati. Puntuale, con la macchina dei soccorsi parte quella delle strumentalizzazioni alimentando il solito tormentone sulle responsabilità di un'Italia ostaggio dell'emergenza permanente. Come si può morire per una magnitudo di 4.0? si chiede la Protezione Civile. Sotto accusa l'abusivismo, su cui è prosperata l'isola in 50 anni tra condoni e sanatorie. Ma a crollare, dicono i sindaci, sono state le case più antiche.
Nell’estate delle granite (il caldo), le granate (gli attentati terroristici) non potevano non mancare i calcinacci del terremoto. Prendiamo a prestito il successo di Francesco Gabbani perché, purtroppo, raccontare i terremoti in Italia è diventato ormai un tormentone. Non avevamo ancora finito di fare il punto sul devastante crollo di Amatrice di un anno fa esatto quando ecco che a Ischia la terra ha tremato. Così, puntuale, assieme alla macchina dei soccorsi è partita la macchina della speculazione politica.
Alla fine il bilancio è di due morti, una madre di sei figli residente nell’isola e una turista bresciana, 39 feriti e più di 2000 sfollati. Il più coinvolto il comune di Casamicciola. Poteva andare peggio, si dice. Ma peggio di così non è una consolazione. L’unica cosa certa è la magnitudo del sisma di lunedì sera: 4.0. troppo poco per poter fare crolli e morti. Troppo poco per evacuare ospedali e alberghi. Si racconta che nel corso del sisma di 6.3 che toccò la Bassa emiliana nel 1996 e che fece parecchi danni, alcuni dirigenti giapponesi di una multinazionale impegnati in una visita in uno stabilimento chimico si stupirono di fronte al fuggi fuggi dei dipendenti terrorizzati. Perché a loro non sembrava nemmeno una scossa di terremoto, tanto erano abituati alla terra ballare sotto i loro piedi. Così rimasero al loro posto mentre tutti scappavano.
Eppure quei giapponesi non sapevano che l’Italia è il Paese dove basta un crollo per trasformare una scossa in una tragedia. Colpa delle costruzioni fragili, si dice perché non è il terremoto a fare danni, ma le cattive costruzioni. Infatti anche questa volta è partito puntuale il balletto sulle responsabilità. Sotto accusa l’abusivismo che nell’isola è cresciuto negli ultimi 50 anni vorticosamente con un turismo di massa a fronte di un’isola modeste dimensioni. Case costruite a ridosso sul mare senza rispettare i vincoli paesaggistici e soprattutto condoni. Tanti condoni per terrazze, sottotetti e pareti allargate.
La denuncia l’ha fatta la Protezione Civile, che ha notato come un sisma di 4.0 non possa fare morti: “Molte costruzioni sono realizzate con materiali scadenti che non corrispondono alla normativa vigente, per questo alcuni palazzi sono crollati o rimasti danneggiati”, ha detto il neo capo della Protezione Civile Angelo Borrelli al suo esordio alla guida dell’agenzia del Governo alludendo alla costruzione di case con materiali scadenti.
Spalleggiato dal presidente del Consiglio nazionale dei Geologi Francesco Peduto: "È francamente allucinante che un terremoto di tale magnitudo possa provocare danni e vittime nel nostro Paese. Che si conferma estremamente vulnerabile. Quello che lascia più interdetti è la mancanza di atti concreti per la prevenzione”.
E qui entra in gioco la politica, proprio quando pochi giorni fa il Governo e la Regione Campania avevano avviato un braccio di ferro per una legge regionale che avrebbe concesso criteri più generosi alle abitazioni abusive da condonare in una terra, che conta 67mila case da demolire. Anche un ex magistrato napoletano, Aldo De Chiara ha sottolineato ciò che da anni denuncia: che a Ischia l’abusivismo avrebbe potuto creare dei disastri anche con un terremoto di modesta entità. E’ puntualmente successo, ma difficilmente si potrà ascrivere il giudice in pensione tra le Cassandre. «Al momento non so bene cosa sia crollato. Mi dicono una chiesa e varie abitazioni. Non so a che epoca risalgono e mi voglio augurare che anche la chiesa non sia abusiva», è lui stesso a mettere le mani avanti. Intanto però la palla della lotta all’abusivismo è stata lanciata. Ognuno ha ottenuto il suo quarto d’ora di celebrità, da Legambiente al Governo che per bocca del ministro Delrio ha ribadito la necessità della prevenzione.
Insomma: ad ogni terremoto c’è un colpevole da ricercare. Ad Amatrice il dibattito e le polemiche si erano concentrate sulla previsione. Posto però che un terremoto non si può prevedere, bisogna passare a puntare il dito sulla mancanza di prevenzione. E qui casca l’asino.
Certo, che le abitazioni siano crollate non c’è dubbio. Ma di quali abitazioni stiamo parlando? I crolli circoscritti alla zona colpita, hanno interessato per lo più strutture antiche tra le quali una chiesa già distrutta dal terremoto del 1883 e poi riedificata. E’ la chiesa crollata nel sisma in cui rimase illeso il giovane Benedetto Croce. Dunque, una prevenzione-previsione c’è ed è attendibile: la storia. Ogni geologo che si rispetti non si stancherà mai di ripeterlo: l’unico modo per prevenire i terremoti è quello di studiarne la storia. Se c’è stato un sisma, tranquilli che questo si ripeterà.
Ma non sappiamo quando. Ecco il punto. Nel frattempo bisogna attrezzarsi garantendo alle strutture la miglior tenuta agli edifici. Però i sindaci sono forse gli unici a caldo a testimoniare la tipologia delle abitazioni crollate. Non alberghi sulla costa, ma case nei centri cittadini – dicono -, sufficientemente vecchie per essere obsolete dal punto di vista strutturale, ma non per questo abusive.
Perché ci può essere una costruzione abusiva che resta in piedi e un’altra, perfettamente in regola con le leggi dell’epoca in cui è stata fatta, che si sbriciola come cartapesta. E i materiali scadenti con i quali sono state costruite alcune case poi crollate, cui allude la Protezione Civile potrebbero essere non frutto di illeciti urbanistici o di costruzione, ma semplicemente manufatti antichi che non hanno retto in assenza di manutenzione e pertanto sono oggi giudicati scadenti.
L’inchiesta sarà lunga e sarà volta ad accertare se le abitazioni crollate fossero davvero costruite con cemento impoverito. Ma dalle prime verifiche sembra che a crollare siano state le abitazioni, come accade spesso, costruite nei secoli scorsi e che non hanno mai avuto interventi di manutenzione straordinaria delle travi o delle fondazioni. Si può incolpare una scarsa cultura italica nel prevenire e nel non essere riusciti in tempo, per indisponibilità o incuria, a prepararsi al big one, ma non che si sia speculato con mafie e piani regolatori ad hoc. Perché quello è un altro problema, non necessariamente protagonista nei terremoti.