Siria, Natale di paura
Su Oasis la difficile situazione per i credenti nel racconto drammatico di una religiosa.
Dalla newsletter della Fondazione Internazionale Oasis riprendiamo il toccante reportage dalla Siria di Suor Agnès-Mariam de la Croix, superiora del Monastero di San Giacomo l'interciso di Qara, che descrive la tragica situazione della popolazione civile presa tra due fuochi.
In questa vigilia di Natale, la Siria in cui noi serviamo il Corpo di Cristo è in lutto a causa di tragici avvenimenti. Aldilà del can can mediatico e del rumore sempre più forte delle armi, sono i civili, innocenti, uomini, donne, vecchi e bambini che Dio ha creato a Sua immagine e somiglianza a pagare il prezzo del sangue, della miseria e della carestia. Come sempre, sono i poveri a finire vittime della follia dei grandi.
A seguito di una missione d’informazione con alcuni media cattolici, sono stata condotta a visitare la città di Homs e i dintorni. Sono stata scossa fin nel più profondo della mia coscienza dalla tragedia che vive la popolazione civile, in particolare i cristiani. Questi ultimi sono concentrati soprattutto nei quartieri centrali della città, che sono divenuti il rifugio di bande armate che nessuno fino a oggi è riuscito a identificare. Il fatto sta che queste bande impongono una legge marziale in virtù della quale gli impiegati statali che vanno a lavorare sono suscettibili di rappresaglie, compresi gli insegnanti nelle scuole pubbliche. Allo stesso modo gli artigiani, i commercianti e persino quelli che hanno una professione liberale sono bersaglio di atti terroristi volti a paralizzare la vita sociale.
I risultati di questi metodi coercitivi sono terribili: ogni giorno degli innocenti sono sgozzati o rapiti. Le famiglie perdono così il padre, il figlio o il fratello. Vedove e orfani versano nella necessità. Quelli che non hanno affrontato lo spettro della morte devono sopportare il sequestro forzato nelle loro case dove cercano di sopravvivere senza lavoro. I bilanci già magri di queste famiglie si assottigliano. La maggior parte sono di un livello medio o medio-basso. Ormai la penuria si fa sentire e l’inverno si annuncia rigido. Il gasolio scarseggia e diventa urgente un aiuto alimentare e medico di prima necessità. Di ritorno a Qara, ho notato che gli insorti applicano gli stessi stratagemmi che a Homs e a Qusayr. Da un lato continuano a organizzare manifestazioni-parate a uso dei canali satellitari (Al Jazeerah, Arabia, BBC, France 24 e connessi) mentre fanno regnare il terrore appena cala la notte. A Qara è ormai vietato circolare, a rischio della vita, dopo le 6 di sera. Una settimana fa trenta uomini armati sono arrivati in cinque camionette sulla piazza del villaggio con dei martelli pneumatici. Hanno sventrato il marciapiede e, in completa impunità, hanno tagliato i cavi del telefono e li hanno trascinati via con loro per gettarli nel deserto. Due giorni fa, i miliziani hanno forzato la scuola municipale e l’hanno saccheggiata.
Come superiora dell’antico monastero di San Giacomo l’Interciso a Qara, nella diocesi greco-melkita cattolica di Homs, Hama e Yabroud, e avendo visto con i miei occhi l’immensa sofferenza di queste famiglie, lancio un appello ai nostri amici e benefattori per un progetto urgente: venire in soccorso alle famiglie siriane colpite dalla guerra, che non hanno più i mezzi di sussistenza.