Sindacati contro i voucher: quanta ipocrisia
I sindacati hanno perso la battaglia sull'articolo 18: per la Consulta il referendum non si può fare. E allora, mentre la Cgil ricorre alla Corte Europea, procede con il lancio della consultazione popolare contro i voucher, lo strumento di pagamento per lavoratori occasionali. Regolarmente usato anche dai sindacati.
Tempi duri, questi, per i sindacati. Con buona pace della Cgil, la Corte Costituzionale ha bocciato il referendum sull’articolo 18 che mirava a cancellare la norma sui licenziamenti illegittimi, dichiarandolo inammissibile, e ha invece ammesso il referendum sui voucher e quello sugli appalti. Consultazioni che si terranno, probabilmente, la prossima primavera.
Per i sindacati, insomma, si tratta di una sconfitta a metà, contro la quale la Cgil ha già annunciato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo, considerando antidemocratica la negazione della possibilità, per gli elettori italiani, di pronunciarsi sul Jobs Act. La consultazione referendaria, secondo quanto prevede la legge, dovrà svolgersi tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi. Salvo, ovviamente, elezioni anticipate. In quel caso, la legge prevede che i referendum abrogativi che hanno avuto il via libera dalla Cassazione e dalla Corte Costituzionale vengano “congelati” fino all’anno successivo. La reazione del segretario generale della Cgil Susanna Camusso non si è fatta attendere: "Valuteremo la possibilità di ricorrere alla Corte Europea in merito ai licenziamenti. E continueremo la battaglia".
Il quesito sull’articolo 18 - politicamente il fulcro dell’iniziativa della Cgil - puntava ad abrogare le modifiche apportate dal Jobs Act allo Statuto dei lavoratori e a reintrodurre, dunque, i limiti per i licenziamenti senza giusta causa. In particolare, la Cgil chiedeva che fosse ripristinata e ampliata la “tutela reintegratoria nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo”, estendendola a tutte le aziende con oltre cinque dipendenti, contro il tetto dei 15 dipendenti del vecchio articolo 18. Al sindacato, “azzoppato” nella sua richiesta principale, ora non resta dunque che sperare nei referendum sui voucher e sulla responsabilità appaltante-appaltatore.
Una querelle, quella sui voucher, che ha tenuto banco per molto tempo durante il governo Renzi. I voucher – denuncia il sindacato – ormai sono utilizzati dai datori di lavoro come strumento di pagamento anche per i lavoratori dipendenti e subordinati, che vengono fatti passare per lavoratori occasionali accessori. “Pizzini”, li ha definiti più volte la Camusso. Che, secondo lei, toglierebbero dignità al lavoratore dipendente, costringendolo a rimanere in un sottobosco lavorativo senza le adeguate tutele. Che i dati sul loro utilizzo abbiano, in effetti, subito un’impennata, è lo stesso Inps ad ammetterlo. Alcuni mesi fa Tito Boeri aveva lanciato l’allarme: nei primi sei mesi del 2016 sono stati attivati oltre 49 milioni di tagliandi con un aumento del 74,7% rispetto all’anno precedente.
Eppure non dimentichiamo che il sistema di pagamento in voucher ha permesso di arginare la pericolosa piaga del lavoro nero. Non a caso, il loro utilizzo è cresciuto fra i collaboratori domestici e nel settore dell’agricoltura, fino ad oggi territorio franco per molti abusivi. Demonizzare i voucher, dunque, è sbagliato. Piuttosto, occorrerebbe correggerne l’utilizzo. Come giustamente sottolinea il Presidente dell’Inps, basterebbe imporre dei limiti al loro utilizzo mensile anziché annuale. Questa, insomma, rischia solo di diventare l’ennesima battaglia ideologica della Sinistra, che avrà come unico effetto quello di frenare ancora una volta la crescita del Paese e di ostacolare il sistema imprenditoriale.
Anche perché da esponenti della minoranza del Pd come Roberto Speranza – che combattono strenuamente contro voucher e articolo 18 – fino ad oggi non è mai arrivata una ricetta alternativa. E senza alternative – di solito - si rischia la paralisi. Da parte della Cgil, inoltre, non si puo' che notare una fastidiosissima ipocrisia. Secondo dati ufficiali, nell’ultimo anno il sindacato guidato da Susanna Camusso ha investito 750 mila euro negli odiati voucher, mentre anche altri sindacati, come la Cisl, li avrebbero utilizzati per un valore complessivo di 1 milione e mezzo di euro.
Alla luce di questi dati, le battaglie dei sindacati hanno sempre di più l’odioso sapore della retorica. Per capire quanto forte sia tale sapore, basta dare un’occhiata ai dati delle iscrizioni: negli ultimi due anni i sindacati hanno perso quasi trecentomila iscritti.