Simoncelli, quelle inutili immagini
Non c’era bisogno di mostrare ripetutamente le immagini dell’incidente e non c’era bisogno nemmeno di far vedere quelle dei successivi soccorsi: il loro impatto emotivo è evidente, ma alla triste notizia non aggiungono niente.
Poteva mancare lo spettatore che con il suo videofonino riprendeva le concitate fasi dei soccorsi al povero Marco Simoncelli, pilota italiano morto domenica scorsa durante la gara di MotoGp sul circuito di Sepang? Certo che no. E così, dopo le immagini dell’incidente fatale, mandate in onda in continuazione per un giorno intero, ieri tutti i principali telegiornali hanno trasmesso quelle che documentano i momenti immediatamente successivi, che la regia in gara ci aveva risparmiato.
Il video, girato da distanza non ravvicinata e con inquadrature incerte, mostra i soccorritori che collocano sbrigativamente il corpo di Simoncelli su una barella, accennano una corsa veloce, incespicano e fanno cadere la barella con sopra il pilota, si rialzano e vanno verso l’ambulanza che porterà Simoncelli alla clinica mobile del circuito.
Oggi sappiamo che, in base agli esiti degli esami medici, il pilota era già clinicamente morto prima ancora che i soccorritori arrivassero e che, quindi, l’impaccio di questi ultimi non gli ha nuociuto in alcun modo. Ma vedere la superficialità e l’approssimazione con cui il corpo di Simoncelli è stato trattato fa un certo effetto e accresce in qualche misura la partecipazione emotiva a un evento mortale che la diretta ha fissato nei nostri occhi e nel nostro animo.
Come non c’era bisogno di mostrare ripetutamente le immagini dell’incidente, non c’era bisogno nemmeno di far vedere quelle dei successivi soccorsi: il loro impatto emotivo è evidente, ma alla triste notizia non aggiungono niente.