Silvio e Renzi: è l'ora di un nuovo Patto del Nazareno
Un nuova edizione del Patto del Nazareno. Magari su altre basi, ma pur sempre una larga intesa tra Renzi e Berlusconi per far durare la legislatura fino alla sua scadenza naturale. É quanto si profila all’orizzonte del panorama politico italiano. Come ha lasciato intendere Fedele Confalonieri, il più vicino all'ex Cav.
Messi uno in fila all’altro, i segnali che arrivano da più parti convergono tutti nella stessa direzione: una riesumazione del Patto del Nazareno. Magari su altre basi, con altri presupposti e con minore enfasi, ma pur sempre una larga intesa tra Renzi e Berlusconi per far durare la legislatura fino alla sua scadenza naturale (febbraio 2018) e per arginare la marea grillina, che ha già dato prova della sua forza travolgente alle recenti amministrative.
La Brexit ha innescato in Europa una serie di effetti a catena e solo apparentemente ha rilanciato il ruolo dell’Italia. In realtà, ha cementato ulteriormente l’asse franco-tedesco e se n’è avuta la riprova mercoledì in occasione del battibecco Renzi-Merkel sul salvataggio delle banche italiane attraverso il possibile ricorso a misure straordinarie. La Cancelliera tedesca difende con le unghie e con i denti i trattati europei e punta sul “maxi Stato europeo” egemonizzato da Berlino e Parigi. Un primo segnale di riavvicinamento Pd-Forza Italia arriva proprio in funzione post-Brexit, con la necessità di fare fronte comune rispetto alle insidie e alle incertezze generate dall’uscita degli inglesi dall’Ue.
A cascata, il premier paventa il rischio di un peggioramento dei conti pubblici, con la conseguente necessità di varare in ottobre una manovra pesante e impopolare, che verrebbe fatalmente sfruttata dal fronte del “No” al referendum in funzione anti-renziana. Di qui l’ostinazione di Renzi nel puntare sul 2 ottobre quale data per quella consultazione popolare, da tenersi, cioè, prima che si comprendano i dettagli della prossima legge di stabilità. D’altra parte, anche un rinvio del referendum verrebbe letto dall’opinione pubblica come un gesto di debolezza da parte di Palazzo Chigi, con tutte le incognite del caso legate al possibile ulteriore deterioramento del rapporto di fiducia tra governo e Paese.
Collegata a quel voto sul disegno di legge Boschi è senz’altro la questione della legge elettorale. Sinistra Italiana ha presentato una mozione volta a sfrondare l’Italicum da tutti i possibili profili di incostituzionalità. L’obiettivo è di discuterne alla Camera nel mese di settembre, prima che la Corte Costituzionale si pronunci. Nel mirino di chi vorrebbe cambiare la legge elettorale il premio di maggioranza, che nell’attuale versione andrebbe al primo partito, mentre più di qualcuno vorrebbe assegnarlo alla coalizione più suffragata, proprio al fine di favorire le aggregazioni tra partiti, valorizzando anche gli apporti delle forze minori.
Secondo possibile terreno di incontro tra Renzi e Forza Italia: il primo cede sul premio alla coalizione, che peraltro converrebbe anche a lui, visto il rischio sorpasso dei Cinque Stelle ai danni del Pd e, in cambio, Forza Italia si aggrega al fronte referendario, facendo votare “Si” al ddl Boschi o quanto meno attenuando la propaganda per il “no”. Altri indizi sembrano avvalorare tale ordine di considerazioni. Parte di Ncd (Formigoni, ma non solo lui) ritiene conclusa l’esperienza di collaborazione con Renzi e invoca l’uscita del partito di Alfano dal governo, senza aspettare l’esito del referendum di ottobre.
Se anche soltanto alcuni senatori alfaniani iniziassero a votare contro i provvedimenti dell’esecutivo, qualche problema di numeri potrebbe porsi. Tanto più che anche in Ala, tra i verdiniani, si percepiscono malumori e smottamenti, che preoccupano non poco Palazzo Chigi. E allora, mai come in questa fase, un ritorno di fiamma tra il premier e gli azzurri potrebbe rivelarsi provvidenziale. Lo smantellamento del “cerchio magico” attorno all’ex Cavaliere e l’ascesa, dentro Forza Italia, di figure “aziendali” e filo-governative, appaiono eventi propedeutici a uno scenario del genere, quel nuovo Patto del Nazareno auspicato ieri dalla persona forse più vicina a Berlusconi, Fedele Confalonieri. Il presidente Mediaset ha invitato il leader del centrodestra a dare una mano al governo per scongiurare il rischio di una vittoria grillina e ha tratteggiato i contorni di una vera e propria Grande Coalizione per la stabilità dell’Italia e contro i populismi.
Potrebbe realizzarsi in Spagna, dopo l’esito incerto delle elezioni di qualche giorno fa, perché non tentarla anche in Italia, sembra suggerire Confalonieri, che peraltro non parla mai a caso di politica? La freddezza di Lega e Fratelli d’Italia di fronte a evoluzioni di questo tipo fornisce l’ennesima riprova di quanto realistico, ora come ora, possa apparire un concreto e fattivo riavvicinamento tra Renzi e Berlusconi.