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ROMANZO DI FANTASCIENZA

"Siete insetti". Il Problema dei Tre Corpi è l'odio di sé dell'umano

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“Siete insetti”, nelle stazioni passeggeri sorpresi dalla pubblicità de Il Problema dei Tre Corpi, serie Netflix tratta dal romanzo di Liu Cixing. Storia di un'invasione aliena resa possibile dall'odio degli uomini per loro stessi

Cinema e tv 26_03_2024
La pubblicità a sorpresa nelle stazioni italiane de Il Problema dei Tre Corpi

“Siete insetti”. Questa è la scritta che ha accolto migliaia di ignari passeggeri, apparsa sugli schermi delle informazioni nelle stazioni ferroviarie di Roma e Milano. “Un altro tenero messaggio delle Trenord ai suoi utenti”, ha commentato qualcuno sarcastico su Facebook, credendo che dopo i ritardi e gli scioperi ormai settimanali, i ferrovieri fossero passati direttamente agli insulti. In realtà, ad apostrofare gli innocenti umani erano alieni. O almeno: è un insulto rivolto alla razza umana, attribuito agli alieni dagli autori de Il problema dei tre corpi, la nuova serie Netflix che sta spopolando. Come fece Orson Wells, che condusse un programma radiofonico come fosse la cronaca in diretta della Guerra dei Mondi, un’invasione aliena che scatenò il panico negli ascoltatori, anche Netflix ha provato a portare la fiction nella realtà, per farsi pubblicità e vedere l’effetto che fa.

Ma cosa è Il problema dei tre corpi e perché suscita così tanto interesse, misto alle immancabili polemiche? È la storia di un’invasione aliena. E quindi? Ormai ne hanno scritte e girate a migliaia, non dovrebbe essere niente di nuovo. Invece la novità è grande. Prima di tutto perché è tratto da un raffinatissimo romanzo di fantascienza scritto da un autore cinese, Liu Cixin, il primo del suo paese a vincere il prestigioso Premio Hugo nel 2015. Poi perché la trama non è un’invasione come tutte le altre: è un processo lungo quattro secoli e mezzo, volto alla conquista dell’egemonia culturale e alla demoralizzazione dell’umanità, più che alla supremazia militare.

Il romanzo, così come la serie Netflix, ha inizio con la Rivoluzione Culturale ai tempi di Mao. La figlia di un professore di fisica, scienziata a sua volta, assiste alla brutale esecuzione del padre da parte delle guardie rosse, durante un processo pubblico contro la scienza “borghese”. Deportata in un Laogai, a tagliare legna nella Mongolia Interna, viene riscoperta per le sue doti scientifiche e internata in una base militare segreta, dove inizia a lavorare a un misterioso progetto: non solo si deve testare un nuovo dispositivo per le comunicazioni a lungo raggio, ma si deve cercare un contatto con altre forme di vita intelligente nell’universo. E lei ottiene l’impossibile: un messaggio dallo spazio. Non un semplice saluto, ma l’avvertimento di un alieno: “Non rispondete, sono un pacifista in questo mondo. Se rispondete, vi invaderanno”. Ma la protagonista ha perso fiducia nel comunismo e nell’umanità. Ha iniziato a leggere di nascosto il manifesto ecologista La primavera silenziosa ed è convinta che l’umanità si autodistruggerà. Quindi chiede agli alieni di invadere la Terra. Una volta tornata libera, negli anni del disgelo di Deng, incrocerà il suo destino con quello di un ecologista radicale americano, rampollo di una famiglia di petrolieri dalle risorse illimitate. E con lui, grazie ai suoi mezzi, fonderà una società per preparare il terreno alla futura invasione. Che avverrà dopo quattro secoli, il tempo di percorrere la distanza fra la Terra e il pianeta chiamato “Trisolaris”. Inizia così la lotta per la conquista aliena delle casematte del sapere (scientifico, soprattutto), un gramscismo cosmico, come non lo abbiamo mai visto.

I critici e gli spettatori cinesi non hanno digerito che la versione di Netflix inizi con le scene della Rivoluzione Culturale. In una Cina in cui il ritorno al maoismo è sempre più evidente, quel capitolo di storia risulta ancora una volta imbarazzante. Almeno su questo, Netflix è stata coraggiosa a mostrare gli orrori e i crimini del comunismo. L’altra critica mossa dai cinesi, però, è molto più pertinente: accusano la serie di essere improntata sullo stile del “bianco salvatore”, cioè un europeo che salva il mondo da un problema nato in Asia. Nel romanzo chi si oppone al progetto delle società Terra-Trisolaris è un manipolo di geniali cinesi, fra cui uno scienziato inventore di nanotecnologie, Wang Miao e un poliziotto straordinario, Shi Qiang. La produzione americana ha spostato la vicenda in Inghilterra. E si è permessa di cambiare tutti i personaggi. Al posto di Wang Miao c’è una donna, immigrata, sudamericana. E con lei agisce un gruppo di personaggi, un po’ inventati dagli sceneggiatori, un po’ anticipati dai romanzi del seguito (il libro è in tre volumi), ma comunque perfettamente aderenti all’ideologia woke: i geni sono donne immigrate, poi c’è il nero che è geniale, eroico, ma non si applica perché, per rilassarsi, si fa troppe canne. E infine ci sono anche i due maschi bianchi che risultano i più deboli di tutti, sia nel fisico che nel carattere. Per fortuna è rimasto Shi Qiang (detto “Da Shi”), un simpatico cinese grasso, fumatore e dai modi ruvidi. Ma hanno dovuto aggiungere al personaggio un figlio: gay, come era prevedibile.

Nonostante tutti questi cambiamenti e l’ideologia woke che si taglia a fette, il fascino della trama iniziale resta immutato, così come la potenza estetica delle scene, soprattutto quelle ambientate nel surreale mondo Trisolaris, il pianeta che gravita caoticamente attorno a tre stelle e in cui l’ordinato alternarsi delle stagioni è impossibile e imprevedibile, mentre l’apocalisse è sempre dietro l’angolo. Resta il raffinato disegno degli alieni per conquistare lentamente la Terra, a partire dal cuore e dalla mente dei suoi abitanti umani. E così c’è la carota e il bastone. La carota del videogioco diffuso per fare reclute nelle associazioni di amicizia Terra-Trisolaris, dove si narra l’epopea di un popolo che sopravvive in un pianeta invivibile, costretto a rigenerarsi e rifondare la sua civiltà dopo ogni apocalisse. È così che si spiega la necessità di emigrare per abitare la Terra. E il bastone: la scienza demoralizzata da letteratura ostile al progresso umano, gli esperimenti sabotati, gli scienziati ricattati o spinti al suicidio. Sembra di assistere a una guerra ibrida contemporanea. Sembra di vedere quel che la Cina ci sta già facendo, nel nostro mondo. Ma è l’odio di sé che lo permette: l’utopia verde portata talmente all’estremo da indurre l’uomo a desiderare la sua stessa distruzione. E questa non è fantascienza, è attualità.