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SENTINELLE IN PIEDI

Siena e Modena, prove di regime Lgbt

Non bastassero le violenze già registrate nelle scorse settimane in tanti centri italiani, la cronaca di quanto accaduto nel capoluogo toscano dice di una allarmante complicità tra amministrazioni comunali e attivisti gay, con l'avallo delle forze dell'ordine.

Cronaca 24_06_2014
Sentinelle in piedi

Più passa il tempo più la lista degli episodi di intolleranza nei confronti delle veglie silenziose e pacifiche delle Sentinelle in Piedi si allunga e si arricchisce di nuovi particolari, fino ad arrivare ai piani alti delle amministrazioni locali. Si è arrivati dunque al paradosso di dover redigere una serie di interpellanze parlamentari per garantire a dei liberi cittadini di manifestare pacificamente il proprio pensiero.

Da un vero e proprio pestaggio da parte dei Centri sociali evitato per un soffio nel novembre scorso a Bergamo, fino ad arrivare agli eventi di Lecce, dove gli attivisti Lgbt si sono potuti spingere fino a circondare i veglianti per deriderli e insultarli pesantemente, passando per via via altre città fino ad arrivare agli ultimi due inquietanti casi di Siena e Modena.

Nella città emiliana, di fronte al composto schieramento delle 400 Sentinelle, un gruppo di 50 attivisti Lgbt ha inscenato un balletto sulle note di una canzone di Madonna, entrando tra le file dei veglianti per provocarli e dileggiarli. Il tutto accompagnato da musica a tutto volume che ha impedito il normale corso della veglia. Tra i veglianti (come sempre persone di ogni estrazione sociale, politica e religiosa) c’era anche il senatore Carlo Giovanardi, che in Commissione Giustizia si sta battendo contro l’approvazione del ddl Scalfarotto e che a seguito di questo episodio ha redatto un interpellanza rivolta al Ministro dell’Interno, l’onorevole Angelino Alfano.

«In tutta Italia le manifestazioni pacifiche e silenziose delle Sentinelle in Piedi vengono contestate da amministratori locali e da organizzazioni Lgbt», si legge nel testo del senatore del Nuovo Centro Destra, che chiede ad Alfano «quali iniziative urgenti intenda assumere per garantire  a chiunque  la  libertà  di manifestare le proprie opinioni  in un paese democratico». Anche l’onorevole Pagano è intervenuto sulla vicenda con un comunicato: dichiarazioni che si assommano alle interrogazioni parlamentari già depositate da varie forze politiche qualche settimana fa a seguito dei fatti di Lecce.

Ben diverso e per certi versi più inquietante il caso di Siena dove una malcelata ostilità nei confronti delle Sentinelle sembra partire addirittura dall’ufficio del Sindaco. Il primo cittadino Bruno Valentini in una seduta precedente del Consiglio comunale aveva accolto un’interpellanza urgente della capogruppo del PD Leonini che chiedeva di rivedere il regolamento di concessione della celebre piazza del Campo, a seguito della veglia “discriminatoria” delle Sentinelle (una veglia per altro autorizzata da tempo da parte della questura) senza menzionare però le urla e gli schiamazzi della contromanifestazione, rigorosamente non autorizzata, inscenata dagli attivisti Lgbt.

«Avevamo chiesto di poter usare piazza Salimbeni per la nostra seconda veglia, ma data la presenza dell’iniziativa culturale ‘La Festa della Musica’ siamo stati spostati nella vicina piazza Tolomei», spiega Alessio Tommasi Baldi, delle Sentinelle senesi. «Nel frattempo riceviamo una mail certificata da parte del Sindaco che ci vieta espressamente di esporre il nostro totem in piazza e di distribuire volantini, senza dare alcun riferimento a regolamenti in materia. I vari TAR si sono più volte espressi in varie sentenze circa la libertà di volantinare in pubblico». Successivamente la veglia viene nuovamente spostata in piazza Salimbeni: per alcuni problemi di comunicazione, le Sentinelle lo vengono a sapere all’ultimo momento quando si erano già radunate nell’altra piazza. Avvisate dagli uomini della questura si spostano in piazza Selimbeni… dove qualcuno già li attendeva da tempo.

«Abbiamo trovato un gruppetto di una quarantina di contestatori, molti dei quali giovani e giovanissimi che hanno iniziato a cantare canzonette a squarciagola, in modo da impedire sin da subito lo svolgimento della veglia», spiega Tommasi Baldi. «Come hanno fatto i contestatori a venire a conoscenza dello spostamento prima di noi diretti interessati? Credo che loro abbiano avuto in anticipo questa informazione, chissà come. Forse andrebbe chiesto al Sindaco…»

Gli uomini della questura intervengono per formare un cordone attorno alle Sentinelle e spostare la manifestazione non autorizzata. Gli attivisti Lgbt si pongono allora sul corso pedonale formando una barriera per impedire ai molti passanti di venire a contatto con le Sentinelle: continueranno a cantare a squarciagola per tutta la durata della manifestazione. «Sapendo dell’assurdo divieto di volantinare abbiamo messo a terra lo scatolone dei volantini, in modo da permettere alla gente di poterli prendere liberamente, ma la polizia municipale ci impone di rimuoverla. La poniamo allora su di un passeggino, ma da un vigile arriva l’ordine: ‘Non prendiamoci in giro, voi non potete distribuirli’».

Coperti dagli schiamazzi del gruppetto Lgbt, le Sentinelle sono costrette a usare un megafono per dare lettura delle disposizioni di inizio e fine veglia. Alla fine si avvicina un vigile che redige una contravvenzione per l’utilizzo del megafono in centro storico. «Vi devo fare il verbale: vista l’atmosfera i contestatori potrebbero denunciarci per omissione», dicono i vigili. E quando le Sentinelle provano a spiegare che erano gli attivisti Lgbt a fare schiamazzi in pieno centro storico ecco la risposta: «Be’ stavano cantando e in fondo questa è la ‘Festa della Musica’…».

Come ben spiegava un articolo di ieri su questa testata, le Sentinelle cominciano a dare davvero fastidio. Dà fastidio, a chi propaganda una falsa ideologia che disgrega l’uomo, che un gruppo di persone lontane per idee politiche, culturali e religiose si riuniscano pacificamente a difesa dei valori fondamentali che vanno al di là di ogni credo: la vita, la famiglia, la libertà. Così fastidio che presto, con l’approvazione del ddl Scalfarotto potrebbero aprirsi per loro le porte del carcere.