Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
ANIMALISMO

«Siamo tutti Daniza» E chi se ne frega dei cristiani in Iraq

Aveva aggredito a Ferragosto un cercatore di funghi, ma la morte accidentale dell'orsa durante il tentativo di cattura, ha scatenato reazioni sproporzionate sia nei media che tra i politici. Uno spazio e un dramma negato invece, ad esempio, alle centinaia di migliaia di vittime del fondamentalismo islamico.

Creato 13_09_2014
Orsa Daniza

Il ministro dell’Ambiente promette un’inchiesta, il Corpo forestale dello Stato l’ha già avviata ipotizzando i reati di maltrattamento degli animali e uccisione dell’animale senza motivi reali. E ancora: associazioni ambientaliste sul piede di guerra, interrogazioni parlamentari, deputati sull’orlo di una crisi di nervi, richieste di dimissioni per ministro dell’Ambiente e per il presidente della provincia di Trento; e poi, ovviamente, la mobilitazione della Rete, che trasuda indignazione: dopo l’hashtag iostoconDaniza ecco il seguito giustiziaperdaniza. Insomma la morte dell’orsa Daniza sulle montagne del Trentino è diventata uno psicodramma nazionale: per molte ore è stata la prima notizia dei quotidiani online, ha guadagnato i titoli di testa dei tg serali e ieri era sulle prime pagine di tutti i giornali. 

Ricordiamo i fatti: a Ferragosto nei boschi intorno Pinzolo, un cercatore di funghi, Daniele Maturi, si imbatte nell’orsa e i suoi due cuccioli. L’orsa, forse per proteggere i cuccioli da una presunta minaccia aggredisce e ferisce l’uomo. Da lì l’ordinanza della Provincia per catturare l’orsa e portarla in una riserva, per evitare altri contatti pericolosi con il genere umano. La caccia dura quasi un mese finché tre giorni fa l’orsa viene avvistata e, secondo la prassi, scatta la cattura sparando un narcotico. Ma l’animale, per motivi non appurati, non sopravvive all’anestesia. 

Un incidente, nessuno voleva uccidere l’orsa, ma la sua pericolosità era oggettiva. Le guardie hanno ritrovato le sue tracce perché negli ultimi giorni aveva attaccato e sbranato diverse pecore e si è sfiorato un altro dramma quando un boscaiolo di Borzago si è trovato a tu per tu con l’orso che usciva da un ovile dove aveva appena fatto fuori otto pecore. Fortunatamente l’uomo in questo caso è riuscito a scappare in tempo.

Ma tutto questo non conta per gli animalisti, la colpa è degli uomini che stanno dove non dovrebbero stare – come ha scritto in uno sconcertante editoriale su Avvenire Ferdinando Camon -, anche se sono le città e i paesi dove vivono da generazioni. Ma siccome nelle montagne bisogna far tornare orsi, lupi e quant’altro è l’uomo che deve sloggiare, perché evidentemente è ospite indesiderato del Creato. Il problema posto dal ripopolamento di orsi e lupi, e l’ideologia di cui è figlio lo abbiamo già affrontato nelle settimane scorse (clicca qui), ed è anche doveroso notare che questo animalismo è anche selettivo: pecore, capre e asini (altre grandi vittime dei plantigradi che scorrazzano per il Trentino) pur essendo animali evidentemente non valgono quanto gli orsi, forse perché sono il mezzo di sostentamento dei pastori e dei montanari. 

Ma oltre a questo, ciò che nell’occasione dovrebbe scandalizzare è la reazione sproporzionata a quello che è un incidente. Ripetiamo: non c’era la volontà di uccidere l’orsa, ma le autorità locali – giustamente – insieme all’orsa e ai suoi due cuccioli volevano salvare anche gli abitanti della zona (se non altro perché alle prossime elezioni sono loro a votare e non gli orsi). Da notare peraltro che in quei boschi ci vanno anche le famigliole a fare passeggiate, cosa direbbe Camon se un orso aggredisse un bambino?

Ma passi per gli animalisti, la cui violenza è ben nota e anche questa volta non si sono smentiti: Maturi, il cercatore di funghi, ha detto di non voler più parlare della vicenda perché sta ricevendo da settimane insulti e minacce di morte, e questo ancor prima che l’orsa morisse, solo perché l’essere stato vittima dell’aggressione avrebbe condannato l’orsa a vivere in un’area più lontana dai centri abitati. Una follia, ma agli animalisti ci siamo abituati.

Incredibile è invece il rilievo dato dai giornali e dai politici alla notizia della morte, degno dello scoppio di una guerra mondiale. Una sproporzione ancora più evidente se facciamo un paragone, tanto per fare un esempio di questi tempi, con lo spazio e il rilievo dato alle decine di migliaia di cristiani perseguitati in Iraq, alle centinaia di donne rapite per farle schiave sessuali dei fondamentalisti islamici, e così via. O anche ai 190mila morti della guerra in Siria. I vescovi cattolici iracheni continuano a lanciare appelli per cercare di tenere viva l’attenzione sul dramma dei cristiani che si vuol fare finta di non vedere. In Parlamento non c’è stata alcuna agitazione né richiesta di dimissioni dei ministri competenti, come invece accaduto per l’orsa. 

Manca solo qualche prete o vescovo che organizzi una preghiera di riparazione per la morte dell’orsa, ma – visto l’editoriale di Avvenire - temiamo che dovremo vedere anche questo, insieme alle spille con la foto dell’orsa e la scritta “Siamo tutti Daniza”.

È anche da questi segnali che appare chiaro che non abbiamo bisogno di alcun nemico esterno per far scomparire la nostra civiltà. Stiamo già facendo benissimo tutto da soli.