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BREXIT

Senza Londra la difesa europea parlerà tedesco

Dopo l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue, l’Europa è militarmente più debole, meno credibile, di fatto un po’ più “verme militare” del solito, ma soprattutto è saldamente nelle mani dell’asse franco-tedesco. Senza i britannici, insomma, l’Europa farà ancora meno paura e Londra avrà tutto l’interesse a mostrarne la debolezza per imporsi quale potenza regionale. Pure la nascita forze armate europee pare un obiettivo ancora lontano.

Esteri 26_06_2016
Militari tedeschi

Nel settore della Difesa il Brexit è al tempo stesso una buona e una pessima notizia per l’Europa, anche se molte delle cooperazioni in atto tra le due sponde della Manica resteranno per forza di cose immutate o quasi per le implicazioni, anche industriali, legate allo sviluppo di programmi comuni.

Gli aspetti negativi dell’uscita del Regno Unito dalla Ue cominciano dal fatto che quest’ultimo torna ad essere a tutti gli effetti un rivale dell’Europa continentale. Non che fino a oggi i britannici abbiamo fatto beneficienza. Anzi, hanno perseguito sempre i loro interessi nazionali partecipando poco agli sforzi europei, peraltro limitati, e bocciando ogni ipotesi di costituire forze militari congiunte con la motivazione che la Nato era già una struttura militare più che sufficiente a garantire la difesa comune. La differenza è però che la Nato è a guida statunitense e molti in Europa hanno visto nel riuscito tentativo britannico di sabotare la cosiddetta “Europa della difesa” un omaggio alla storica alleanza anglo-americana.

Sul piano militare, l’impatto negativo del Brexit è determinato dal fatto che l’Europa perde, almeno sulla carta, la potenza militare britannica. Londra è il Paese che di gran lunga spende di più per la Difesa, quasi il doppio di Francia e Germania, dispone di un consistente arsenale nucleare, credibili ed efficienti forze convenzionali e soprattutto accetta l’idea di fare la guerra senza doverla chiamare “missione di pace”. Senza i brits l’Europa è militarmente più debole, meno credibile, di fatto un po’ più “verme militare” del solito ma soprattutto è saldamente nelle mani dell’asse franco-tedesco.

Francia e Germania spendono oltre 30 miliardi annui per la Difesa (il doppio dell’Italia) e controllano l’industria della Difesa più imponente del Continente (che collabora attivamente con quella britannica) mentre l’arsenale nucleare di Parigi, la cosiddetta force de frappe, resta l’unico garante della deterrenza europea contro attacchi con armi di distruzione di massa. Senza i britannici l’Europa farà ancora meno paura e Londra avrà tutto l’interesse a mostrarne la debolezza per imporsi quale potenza regionale pur continuando a mantenere le cooperazioni industriali militari con gli ex partners europei.

Gli aspetti militari positivi del Brexit sono innanzitutto che verranno liberati negli organismi militari Ue posti oggi assegnati a ufficiali del Regno Unito lasciando più spazio ad altri Paesi (inclusa potenzialmente anche l’Italia che senza Londra diventa la terza “potenza” europea in termini economici e militari) e che cesserà l’ostruzionismo britannico alla nascita delle tanto richieste forze armate europee. Questo sulla carta, perché in realtà l’opposizione britannica di questi anni è stata un alibi perfetto per evitare agli europei di guardare in faccia la realtà. Il cosiddetto “esercito europeo” non può esistere finché l’Europa non sarà una federazione di Stati. Ipotesi non immaginabile oggi, almeno a breve termine, considerato che la preoccupazione attuale sembra essere quella di evitare un effetto domino del Brexit.

Fino ad allora, troppi interessi diversi e spesso contrapposti (come durante il conflitto libico del 2011) impediscono di creare uno strumento militare comune e soprattutto di impiegarlo in battaglia con efficacia e la volontà comune di combattere. Il ritiro di Londra aprirà nuovi spazi ai vertici militari, ma l’Europa della difesa come quella dell’economia e della finanza resteranno saldamente in mani franco-tedesche. Il venir meno di un potente bilanciatore come la Gran Bretagna rischia di accelerare il processo di germanizzazione della Ue aumentando i rischi di altri “exit” dall’Unione. Pochi mesi or sono, al vertice della sicurezza di Monaco, il ministro tedesco della Difesa, Ursula van Del Layen, non ha nascosto che con l’incremento delle spese militari Berlino «è pronta ad assumere un ruolo di leadership in Europa anche in campo militare».

Per ora sono chiacchiere e la Germania non sembra davvero voler diventare bellicosa, ma nell’Europa in crisi finanziaria (grazie soprattutto all’austerity imposta da Berlino) è l’unica ad avere ha mezzi e denaro da investire col rischio però che il potenziamento militare tedesco provochi più preoccupazioni che sicurezze agli europei. Senza Londra la Ue perde quel sano pragmatismo che aveva visto il governo Cameron molto critico nei confronti di Federica Mogherini e delle ridicole iniziative varate per far fronte ai flussi migratori, soprattutto quell’operazione navale europea la ben poco incisiva missione navale Eunvfor Med, accusata da Londra di incoraggiare l’immigrazione illegale invece di contrastarla.

Insomma, senza la credibilità militare britannica l’Europa ha l’occasione per dimostrare serietà e determinazione di fronte alle pesanti sfide alla sicurezza comune. Se fallirà saranno in molti a seguire l’esempio di Londra, soprattutto perché già oggi i popoli europei hanno una percezione negativa e oppressiva della Ue. Se l’Unione dovesse rivelarsi inutile anche nel garantire la sicurezza il suo destino sarebbe segnato.