Sembrerebbe inutile
Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita (Gv 5, 7)
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato. (Gv 5, 1-16)
Questo paralitico era stato portato in barella vicino alla piscina per cui era tramandato che chiunque si fosse immerso per primo nelle acque agitate dalle ali degli angeli sarebbe stato guarito. Ma senza nessuno che lo aiutasse ad andare nell’acqua il suo stare lì sembrerebbe inutile, invece Gesù passò proprio di lì e la sua vita cambiò. Quante volte anche noi ci facciamo prendere dallo scoraggiamento, ritenendo la preghiera inutile? Gesù ci ammonisce che se la paralisi del corpo è brutta, ancora peggiore è quella dell'anima bloccata dal peccato.