Sei per il nucleare? Grillo ti insulta e ti distruggono l'auto
Franco Battaglia è docente di Chimica Ambientale all'università di Modena ed è noto per la sua battaglia contro le bufale degli ambientalisti. Grillo lo ha preso a male parole da Santoro per le affermazioni fatte dal professore a favore del nucleare. Il giorno dopo la sua auto è stata distrutta a sassate.
Per le portaerei va bene, anche per i sottomarini, nonché per i missili balistici. Ma non per il riscaldamento casalingo, la doccia e la luce. Così ragiona (?) il no-nuke, il nemico senza se e senza ma dell’energia nucleare. E non azzardarti a dirgli che, Hiroshima a parte, di nucleare non è mai morto nessuno perché ti sfascia la macchina. È quanto accaduto al professor Franco Battaglia, docente di Chimica Ambientale al Dipartimento di Ingegneria "Enzo Ferrari" dell'università di Modena e Reggio Emilia. L’accademico è noto ai lettori del Giornale per la sua battaglia in solitaria contro le bufale degli ambientalisti e delle cosiddette energie alternative.
Perché nelle stanze dei rosso-verdi lo detestano? Perché usa numeri, non chiacchiere. Purtroppo per lui siamo nel Paese che – ricordate? - votò Prodi contro Berlusconi all’indomani di un faccia-a-faccia televisivo all’americana in cui il Berlusca sciorinò le cifre dei risultati del suo governo e Prodi lo beffeggiò dicendogli che era come quegli ubriachi che si aggrappano ai numeri anziché ai lampioni. Noi italiani siamo (diventati) così: i fatti (dati e cifre) ci danno fastidio, preferiamo gli slogan che sono più facili da afferrare. Ebbene, nel 2011 il professor Battaglia fu invitato in un paio di puntate di AnnoZero, il talk-show di Michele Santoro. Disse in quelle occasioni che a Chernobyl morirono soltanto, e solo nei primi mesi dall’incidente, una trentina di persone, tutte pompieri e soccorritori investiti dalle radiazioni. Per quanto riguarda la popolazione civile, Battaglia citò un rapporto dell’Onu che dice che «non ci furono aumenti di alcuna patologia legata alle radiazioni, non tumori solidi, non leucemie, non effetti genotossici, non malformazioni». E rincarò la dose a proposito di Fukushima, citando un altro rapporto Onu che recita: «Tra le persone esposte non si osserva alcuna maggiore incidenza di effetti sanitari attribuibili alle radiazioni, né tali effetti sono da attendersi nel futuro».
Beppe Grillo, in collegamento, non fu affatto d’accordo col professore. E fin lì niente di strano perché come la pensa Grillo su certi temi è noto. Epperò, quindici giorni dopo, a un comizio a San Benedetto del Tronto il Grillo tornò sull’argomento con la veemenza che gli è consueta. E che gli ha procurato non poche querele. Infatti, diede del «coglione» e «imbecille» a Battaglia, affermò che avrebbe voluto vederlo in galera, che era pagato dalle multinazionali, che era da prendere «a calci in culo» e gli si doveva proibire di parlare in televisione. Il filmato è a disposizione di tutti in rete. E lo sarebbe pure della magistratura, alla quale Battaglia si è rivolto anche perché qualcuno ha preso sul serio le invettive grillesche e, dopo alcuni giorni dal comizio, il professore ha trovato la sua auto completamente distrutta a sassate.
Battaglia non si è offeso per i riferimenti alle odiate (da Grillo e i sinistri in genere) multinazionali, anzi ha dichiarato che non vedrebbe nulla di strano a lavorare per esse se glielo chiedessero. Ma gli insulti non li ha digeriti. E anche il fatto dell’auto (magari assicurata su tutto tranne che per il vandalismo) deve averlo preso maluccio. Da qui la querela per diffamazione aggravata. In fondo, deve aver pensato, io sono un docente universitario esperto nel ramo e chi mi insulta è un ex comico prestato alla politica: come si permette? Non solo: uno con la sua capacità di trascinamento popolare deve stare attento ad additare un «nemico» ai suoi seguaci, perché non si sa mai quale mattoide può decidere di passare alle vie di fatto.
La Procura di Ascoli Piceno, competente per San Benedetto del Tronto, manda il procedimento al Giudice di Pace. Poi ci si rende conto che si tratta di un reato da Tribunale e il fascicolo viene inviato al Gup (giudice dell’udienza preliminare). Il quale fissa l’udienza al 20 gennaio 2015. Quattro anni dopo. L’udienza, infine, si sbriga in dieci minuti e decide che c’è un vizio procedurale. Così, agli avvocati di Giuseppe Piero Grillo detto Beppe converrà cercare di traccheggiare per altri due anni - cosa fattibilissima, dati i tempi della giustizia in Italia - perché il reato di diffamazione si prescrive in sei. Il giornalista Paolo Bracalini fa osservare che Grillo l’avvocato forse non deve neanche pagarlo perché ce l’ha in casa: suo nipote Enrico, vicepresidente del M5S. Ma, poi, qual è questo benedetto vizio procedurale che il Gup ascolano ha ravvisato? Eccolo: per questa fattispecie di reato è prevista per legge la citazione diretta a giudizio dell'imputato senza passare per l'udienza preliminare. A ping corrisponde pong. Com’è che diceva Totò (e ricordato ogni sera a Striscia la notizia)?