Segreteria del Sinodo, qualche segnale positivo
Il Papa ha nominato sabato dodici nuovi consultori della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi. Un passaggio importante, che vede l'inserimento di nomi chiaramente contrari alla linea Kasper: mons. Clavell (Università Santa Croce), José Granados (vice-preside dell'Istituto Giovanni Paolo II), padre François Xavier Dumortier, rettore della Gregoriana.
Il Papa ha nominato sabato dodici nuovi consultori della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi. Un passaggio importante, a pochi mesi dall’assemblea ordinaria del prossimo ottobre al termine della quale Francesco tirerà le somme. Si vedrà allora se effettivamente (come da lui dichiarato nella significativa intervista concessa alla decana dei vaticanisti, Valentina Alazraki) sul riaccostamento alla comunione dei divorziati risposati e l’accettazione del mondo degli omosessuali «ci sono aspettative smisurate» o se, come invece aveva dichiarato un anno fa il cardinale Walter Kasper, «vi sono attese che non possono essere disattese».
L’elenco dei nuovi consultori merita attenzione. Oltre al membro ordinario della Pontificia Accademia San Tommaso d’Aquino, ed ex Rettore della Santa Croce, mons. Lluis Clavell (Opus Dei), sono rappresentate gran parte delle università pontificie romane. A far la parte del leone è la Gregoriana, che può vantare quattro docenti.
L'elemento interessante è dato dalla presenza del professor José Granados, vicepreside dell’Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia. Aveva fatto parecchio discutere, nei mesi scorsi, la scelta del Vaticano di non includere alcun rappresentante dell’organismo voluto da Karol Wojtyla tra i partecipanti del Sinodo straordinario dello scorso ottobre. Né il preside, mons. Livio Melina, né i docenti (italiani e stranieri) che alle tematiche dell’assemblea indetta dal Papa dedicano da anni energie, studi e pubblicazioni.
Non erano stati interpellati neppure i coniugi Stanislaw e Ludmila Grygiel, amici personali di Giovanni Paolo II e soprattutto esperti di antropologia filosofica. Il professor Stanislaw, inoltre, è stato allievo di Wojtyla all’Università di Lublino, per poi diventarne consigliere e confidente negli anni del lungo pontificato, con un ruolo non di secondo piano nella preparazione della Familiaris Consortio. Gli spifferi raccontavano di un’esclusione dovuta alle posizioni troppo critiche verso le istanze portate avanti da Kasper, rintracciabili nella vasta mole di documenti prodotta dall’Istituto in questi mesi.
E proprio Granados, nei mesi scorsi, ha dato alle stampe un libro che già dal titolo fa comprendere il contenuto: “Eucaristía y divorcio: ¿Hacia un cambio de doctrina? (Eucaristia e divorzio, verso un cambio di dottrina?), edito da Biblioteca de Autores Cristianos. Specializzatosi in Teologia dogmatica sotto la direzione di Luis Ladaria, il gesuita che oggi è segretario della Congregazione per la dottrina della fede, nel 2002 aveva effettuato un semestre di ricerca alla Ludwig Maximilians University. Il suo supervisore era Gerhard Ludwig Müller, oggi cardinale prefetto dell’ex Sant’Uffizio. Chi sostiene il riaccostamento all’eucarestia dei divorziati risposati, scriveva Granados nel suo libro, «giustifica questa pratica pastorale come apertura misericordiosa della Chiesa davanti alle piaghe dell’individuo». Dopo aver passato in rassegna la posta in palio, aggiungeva: «Nel matrimonio, la dottrina si apre al cuore di ogni uomo e mostra lì la sua fecondità. Modificare questa pratica eucaristica sarebbe come violare la dottrina sull’indissolubilità del matrimonio rato e consumato, insegnata in modo definitivo dalla Chiesa».
Ma c’è anche un altro nome che risalta dall’elenco dei nuovi consultori, ed è quello di padre François Xavier Dumortier, gesuita e rettore della Gregoriana. Dumortier, che al Sinodo straordinario dello scorso ottobre era presente in qualità di membro designato personalmente dal Papa, è stato relatore del circolo minore “Gallicus A”. Il gruppo ristretto, presieduto dal cardinale guineano Robert Sarah, è stato uno dei più duri nello stroncare la Relatio post disceptationem da cui lo stesso firmatario, il cardinale Péter Erdo, aveva preso pubblicamente le distanze durante un affollato briefing in Sala stampa, facendo intendere (cosa confermata più tardi dal cardinale presidente delegato Raymundo Damasceno Assis, che molto di quel testo era stato vergato dalla penna di mons. Bruno Forte).
Il documento del circolo esprimeva perplessità «per la confusione» creata dalla «diffusione» della relazione intermedia che «non ha aiutato la riflessione». Quanto ai punti più controversi, si chiedeva «la non ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia, ma di applicare l’insegnamento costante della Chiesa alle situazioni diverse e dolorose della nostra epoca». Quanto all’apertura alle coppie omosessuali, il circolo osservò che «accompagnare pastoralmente una persona non significa né convalidare una forma di sessualità né una forma di vita».