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COVID

Se veramente il coronavirus è uscito da un laboratorio

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E allora il Covid-19 era veramente uscito da un laboratorio cinese? Non c’è ancora la conferma, ma una seconda indagine partita dagli Stati Uniti, quella condotta dal Dipartimento dell’Energia, è giunta alla conclusione che questa sia una tesi “probabile”. La Cina nega e protesta contro la "politicizzazione". 

Creato 28_02_2023
Ospedale di Wuhan transennato

E allora il Covid-19 era veramente uscito da un laboratorio cinese? Non c’è ancora la conferma, ma una seconda indagine partita dagli Stati Uniti, quella condotta dal Dipartimento dell’Energia, è giunta alla conclusione che questa sia una tesi “probabile”. Mentre, fino al 2021, questa tesi era considerata semplicemente improbabile, pari ad una teoria del complotto.

L’indagine del Dipartimento dell’Energia segue quella dell’Fbi, che era giunta ad una conclusione analoga. Perché è importante questa seconda analisi, che si basa su nuove fonti di intelligence tuttora riservate? Perché il Dipartimento dell’Energia è particolarmente autorevole in questo settore, visto che supervisiona laboratori nazionali, anche biologici di massima sicurezza. Non c’è un accordo e neppure una maggioranza. Altre quattro agenzie di intelligence, ciascuna delle quali sta conducendo la propria inchiesta, sono ancora dell’idea che la causa della trasmissione del coronavirus dall’animale portatore all’uomo sia naturale. Mentre altre due, fra cui la Cia, sono ancora indecise, hanno tanti elementi che suggeriscono la causa naturale, quanti sono quelli che suggeriscono la fuga da un laboratorio. Come riassume John Kirby, portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, “Il governo federale non ha raggiunto alcun consenso circa l’origine esatta del Covid 19”. Già il fatto che vi siano indagini federali che portano a conclusioni differenti, dovrebbe però suggerire prudenza nella comunicazione pubblica.

Prudenza che, fino al 2021, non c’è stata, soprattutto da parte dei media. La tesi secondo cui il virus era fuggito da un laboratorio era ridicolizzata e censurata sui social network. Tom Cotton, senatore repubblicano dell’Arkansas nell'aprile del 2020 aveva pubblicato sul Wall Street Journal la sua opinione sulla possibilità che il virus non si fosse trasmesso naturalmente, con un salto di specie, nel mercato bagnato di Wuhan. Ed era stato accusato di diffondere teorie cospirative da tutti gli altri grandi quotidiani. Ma anche in Italia, nel nostro piccolo, i debunker erano costantemente in azione per reprimere chiunque scrivesse della fuga dal laboratorio come di una possibile causa della pandemia.

Eppure lo studio del laboratorio nazionale Lawrence Livermore (quello in cui nacque la bomba H) già non aveva escluso questa ipotesi nel maggio 2020. L’amministrazione Biden, appena insediatasi, ha autorizzato l’avvio di indagini da parte delle agenzie di intelligence e dei dipartimenti federali competenti. A tre anni di distanza dall'inizio della pandemia sappiamo ormai con certezza che sia partita da Wuhan, che sia iniziata almeno nel novembre 2019, due mesi prima che la Cina ne ammettesse l’esistenza e proclamasse l’allerta. L’Oms ha cercato di scoprire l’origine della pandemia, ma il regime di Pechino ha permesso ai suoi ispettori di recarsi a Wuhan solo dopo un anno e mezzo e ha fortemente limitato la loro libertà di azione. Secondo fonti del Wall Street Journal, l’Oms avrebbe già rinunciato ad una seconda indagine.

Pechino respinge al mittente ogni possibile “insinuazione” che la pandemia possa essere stata causata da una fuga da uno dei suoi laboratori. Anche ieri, una portavoce del Ministero degli Esteri, Mao Ning, ha protestato contro il governo statunitense: “L’origine del Covid è una questione scientifica e non deve essere politicizzata”. Tradotto: non deve essere accusata la Cina per le sue responsabilità nella vicenda.

E se si scoprisse veramente che la causa è proprio quella? Cioè che, lungi dall’essere naturale, la trasmissione del virus da animale a uomo sia avvenuta (accidentalmente o meno) in un laboratorio biologico cinese? La scoperta non ci restituirebbe i quasi 7 milioni di morti provocati dalla pandemia negli ultimi tre anni. Questo è certo. Però almeno si accerterebbe la responsabilità di un regime che, come minimo, ha contribuito a diffonderlo, perché lo voleva nascondere al mondo. Nel dibattito scientifico, la tesi della fuga dal laboratorio distruggerebbe poi una narrazione secondo cui il Covid altro non sarebbe che una “ribellione della natura” contro l’aggressività dell’uomo.

Una tesi come quella contenuta, ad esempio, nel libro di Paolo Ranalli, (ricercatore e docente di Scienze agrarie): “Il crescente impatto umano su ecosistemi e la continua distruzione degli spazi naturali costringe molti animali selvatici, portatori di malattie pericolose, a trovarsi a stretto contatto con l'uomo. Quando un virus effettua un salto di specie da un portatore animale agli esseri umani (spillover), quel virus ha vinto la lotteria. Ora ha una popolazione di oltre 7 miliardi di individui attraverso cui può diffondersi! Sappiamo, con certezza, che altre crisi possono sopraggiungere (sanitarie, economiche, umanitarie) dovute al cambiamento climatico e ai suoi effetti” (Paolo Ranalli, La natura si ribella. Coronavirus e clima)

O negli articoli di Thomas Lovejoy (conservazionista ed esperto delle biodiversità): “Tranne la polio, che si trasmette solo da uomo a uomo, la maggior parte di questi agenti patogeni fa parte del ciclo naturale che normalmente rimane limitato agli animali. Hanno fatto il salto di specie e sono passati all’uomo perché la natura è stata in qualche modo disturbata. C’è un insegnamento che dobbiamo trarre da questo. Il continuo emergere di nuove malattie — alcune delle quali hanno il potenziale per scatenare pandemie — non dovrebbe stupirci, dato che l’umanità continua nella sua massiccia distruzione della natura”.

Oppure anche nelle voci diffuse nell’Italia spaventata dalla prima ondata, come questa da L’Aquila, divenuta celebre: “È mio modesto e retorico parere che il dito va puntato contro l’uomo che è tanto pieno di sé da non avere limiti, il promemoria di una natura stanca di soffrire è questo. Ci dice di rallentare perché stiamo indirizzando il pianeta verso una ferita irreversibile” (lettera aperta di Flavia Santilli, cittadina aquilana, dopo che aveva assistito alle immagini delle bare di Bergamo)

Se fosse confermata la teoria dell’origine del Covid in un laboratorio cinese, la responsabilità sarebbe quella del governo cinese, non dell’umanità in generale. E la lezione da apprendere è quella di vigilare maggiormente sulla sicurezza, non quella di abbracciare utopie di decrescita “felice” per non disturbare la natura.