Se l’uomo di Maduro ‘vende’ l’incontro con il Papa
Il giurista venezuelano Escarrá vede Bergoglio alla fine dell’udienza generale e pubblica su Twitter una serie di foto e post, politicizzando l’incontro. È probabile che il Pontefice nemmeno conoscesse il suo interlocutore, come di solito avviene per i “saluti baciamano”, ma l’esibizionismo social di Escarrá è bastato per creare un caso.
Mentre migliaia di turisti stranieri impauriti disdicono le loro prenotazioni negli alberghi della capitale a causa dello psicodramma collettivo che sta travolgendo la reputazione internazionale del Belpaese, c’è un signore venezuelano che non dimenticherà facilmente le sue recenti “vacanze romane”. E non le dimenticherà non soltanto per l’allarme coronavirus che domina le cronache e ha finito per invadere anche la quotidianità della Città Eterna, ma anche per lo straordinario incontro avuto in Vaticano e ‘rivenduto’ immediatamente su Twitter come un successo diplomatico.
Stiamo parlando di Hermann Eduardo Escarrá, presidente della commissione permanente costituzionale della Costituente voluta nel 2017 da Nicolas Maduro allo scopo di esautorare il Parlamento controllato dalle opposizioni. Una Costituente dichiarata illegittima da Unione Europea e Stati Uniti. Lo stesso Escarrá, proprio in quanto ‘padre’ della riforma costituzionale con cui Maduro vorrebbe ricalcare il modello cubano, imponendo al popolo venezuelano una ricetta ancora più radicale di quella bocciata nel referendum popolare del 2007, non può atterrare su suolo statunitense dal 2017. Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha infatti inserito il suo nominativo in una black list in cui compaiono le figure accusate di aver partecipato ad “azioni antidemocratiche” e che hanno minato “i processi o le istituzioni democratiche in Venezuela”.
Per questo motivo, la prevista partecipazione del giurista a un convegno - senza contraddittorio - organizzato presso l’Università “La Sapienza” ha suscitato le proteste dell’associazione “Casa Italo-Venezuelana NCS”, che, a nome del sentimento maggioritario nella comunità italo-venezuelana della capitale, ha scritto una lettera di lamentela al rettore Eugenio Gaudio. Alla fine ci ha pensato proprio il coronavirus a togliere le castagne dal fuoco a Gaudio con la chiusura disposta per motivi precauzionali dell’aula di Giurisprudenza dove si sarebbe dovuto tenere l’incontro.
Ma la visita romana di Escarrá non è stata inutile, dal momento che ha potuto comunque essere ricevuto dal professor Oliviero Diliberto, preside della Facoltà di Giurisprudenza ed ex leader dei Comunisti Italiani, con il quale ha anche firmato degli accordi per la formazione di magistrati venezuelani. Una scelta forse inopportuna alla luce della posizione ufficiale del governo italiano, che, allineandosi alla dichiarazione del 26 gennaio dei Paesi europei, riconosce la legittimità della presidenza dell’Assemblea nazionale di Juan Guaidó e non considera, invece, valida quella dell’autoproclamato Luis Parra, come ribadito anche di recente dal sottosegretario agli Affari Esteri, Ricardo Merlo.
Ma l’appuntamento che gli sta più a cuore della sua visita romana, il presidente della commissione di Maduro ce l’ha avuto a piazza San Pietro: infatti, sul profilo Twitter personale, ha pubblicato ben cinque fotografie della sua stretta di mano con papa Francesco. Sul popolare social network, Escarrá ha scritto che l’incontro, avvenuto probabilmente al termine dell’udienza generale di mercoledì 26 febbraio, “è un fatto di grande significato”. Il giurista latinoamericano ha voluto ‘politicizzare’ il momento, scrivendo: “Ho chiesto a papa Francesco la pace per il Venezuela, per la famiglia venezuelana e per la nostra lotta per l’indipendenza e la libertà, e mi ha risposto che pregava per noi”.
È probabile che le presunte parole pronunciate dal papa si riferissero a una preghiera generale per tutto il popolo venezuelano alle prese con la grave crisi istituzionale e con difficoltà socio-economiche senza precedenti, ma Escarrá le ha presentate - corredandole con le foto - come una sorta di “bottino di guerra” di cui vantarsi in patria.
Non a caso, i suoi tweet hanno scatenato sui social - specialmente in Sudamerica - un vespaio di polemiche tra i sostenitori di Guaidó, col risultato di esporre il pontefice anche a critiche. In realtà, l’incontro a margine dell’udienza generale ha un ‘peso’ molto meno rilevante di quanto vorrebbe lasciar credere il fedelissimo di Maduro con la sua esibizione social: si è trattato, infatti, di quello che in gergo viene chiamato “saluto baciamano”, circostanza molto diversa, ad esempio, dall’udienza privata che il pontefice ha riservato a Lula, ex presidente ‘rosso’ del Brasile uscito da poco dal carcere in cui era finito con l’accusa di corruzione. In passato, inoltre, Bergoglio ha concesso udienze ‘ufficiali’ anche ad altri leader di sinistra senza incarichi di governo, come l’ex premier greco Alexis Tsipras o l’ex leader della Spd tedesca, il semplice deputato Martin Schulz.
A differenza di questi precedenti, per Escarrá non c’è stata udienza privata ma una fugace stretta di mano che, però, non ha mancato di far ‘imbestialire’ chi lo ritiene rappresentante di un presidente usurpatore. Il giurista, però, è riuscito a essere inserito nell’elenco, comunque ‘privilegiato’, dei saluti “baciamano” anche se è probabile che Francesco non conoscesse, come generalmente avviene in questi casi, l’identità del suo veloce interlocutore.
La posizione della Santa Sede sulla grave crisi istituzionale che sta conoscendo da anni Caracas è all’insegna dell’equidistanza tra le parti, vertente soprattutto sulla richiesta di una soluzione pacifica nel rispetto dei diritti umani. Nel gennaio del 2019, l’accelerazione dello scontro tra Guaidó e Maduro, con l’isolamento internazionale di quest’ultimo, era ‘piombata’ sulla visita di Francesco nella vicina Panama in occasione della Gmg. Molti avevano sperato in una ‘sconfessione’ papale del governo madurista, ma Bergoglio - rispondendo a precisa domanda durante la conferenza stampa aerea - aveva detto di appoggiare “tutto il popolo venezuelano” giudicando un’eventuale presa di posizione più netta come un’“imprudenza pastorale”. Chi aveva criticato quell’attendismo, non aveva dimenticato di ricordare la presenza di un rappresentante vaticano alla cerimonia d’inaugurazione del secondo, contestato, mandato presidenziale del capo del Partito Socialista Unito del Venezuela.
Nel frattempo, la diplomazia vaticana ha continuato a lavorare sottotraccia per favorire una trattativa tra le parti, seppur tra mille difficoltà. Un passo significativo nell’ambito della linea basata sulla “neutralità positiva” - definizione del segretario di Stato, il cardinal Pietro Parolin - c’era stato nel febbraio del 2019 con l’udienza concessa in Segreteria di Stato a una delegazione di rappresentanti di Juan Guaidó. Quell’incontro era stato interpretato da molti osservatori come un avvicinamento della Santa Sede alle posizioni dei vescovi venezuelani - che il cardinal Parolin, in quanto ex nunzio apostolico a Caracas, conosce bene -, schierati dalla parte dell’opposizione a Maduro.
Non è difficile immaginare, ora, che i maduristi cercheranno di presentare il saluto “baciamano” di Escarrá come un segno di favore del Vaticano nei confronti di un governo sempre più isolato a livello internazionale. Una strumentalizzazione testimoniata dall’esibizionismo social del ‘padre’ di quella riforma costituzionale che è alle origini della gravissima crisi politica da cui il Venezuela non riesce ancora ad uscire.