Se la Germania accoglie profughi solo a 5 stelle
Rivelato un documento del governo tedesco in cui si dà la disponibilità ad accogliere profughi dalla Siria ma solo se «cristiani, sani e bene istruiti», con precedenza a chi conosce il tedesco e arriva con mezzi propri. Se fosse accaduto in Italia...
La notizia è di quelle che dovrebbero far infuriare tutti i paladini dei diritti umani, le Ong e i seguaci del politicamente corretto. Invece per ora non sembra aver sollevato molte polemiche. La Germania ha annunciato di essere pronta ad accogliere 5mila profughi siriani ma di preferenza appartenenti all'elite culturale del Paese. Il quotidiano berlinese Tagespiegel ha rivelato il contenuto di un documento, che potremmo definire di “solidarietà selettiva”, inviato alle rappresentanze diplomatiche tedesche all'estero e all'Ufficio dell'Onu per i rifugiati (Unhcr), in cui si spiega che la Germania è pronta ad accogliere in tempi rapidi 1600 persone in fuga dal regime di Bashar Assad che siano in grado di offrire "un contributo particolare per la ricostruzione del Paese dopo il conflitto".
In pratica Berlino vorrebbe accogliere l’intellighenzia della dissidenza siriana forse per potersi garantire una penetrazione politica ed economica facilitata nella “nuova Siria”. Il documento rende nota la disponibilità tedesca ad accogliere nel complesso 5.000 rifugiati siriani, ma li vorrebbe "possibilmente cristiani, sani e bene istruiti". Un portavoce del ministero dell'Interno ha confermato al Tagespiegel che tra le persone da accogliere in Germania, oltre a laureati, esponenti della cultura e giornalisti, dovrebbero figurare anche "attivisti politici”.
Criteri che sembrano improntati più a valutazioni politiche e di ”selezione della società” che alle necessità dei profughi, anche se il governo tedesco (bontà sua) afferma che un terzo di coloro che verranno accolti verrà comunque scelto in base a "criteri umanitari" come è il caso di 150 feriti gravi (in aggiunta ai 36 già ricoverati negli ospedali militari tedeschi), minori "particolarmente bisognosi di protezione" insieme ai loro genitori e "donne in condizioni di vita precarie". La priorità verrà in ogni caso riconosciuta a siriani con conoscenze del tedesco o che hanno familiari già residenti in Germania. Il giornale berlinese precisa che i 5mila siriani in fuga dalla guerra civile otterranno in Germania un permesso di soggiorno di due anni e dopo una permanenza di due settimane in due centri di accoglienza in Bassa Sassonia verranno ripartiti nei vari Lander.
Di fronte a simili prerogative c’è quasi da stupirsi che la direttiva del ministero degli Interni tedesco non indichi anche l’appartenenza alla razza ariana come prerequisito per l’accoglienza ma, e questa non è battuta, c’è scritto sul documento che i profughi dovrebbero arrivare di preferenza in Germania "per proprio conto".
A quanto sembra il Paese più ricco d’Europa è disposto ad accogliere un piccolo numero di rifugiati in fuga da una guerra che ha già mietuto circa 100 mila morti e provocato oltre un milione di profughi ma li vuole benestanti, istruiti, appartenenti a ceti elevati, acculturati, ben indirizzati nella politica del loro Paese, che parlino tedesco e arrivino in Bassa Sassonia in aereo e a loro spese. Più che profughi di guerra i tedeschi sembrano pronti ad accogliere esiliati di alto lignaggio e turisti. Germania “verboten” quindi a poveracci, non referenziati, privi di titolo studio adeguato e ovviamente ai sostenitori di Assad.
Intendiamoci, una politica selettiva nell’accoglienza degli immigrati in Europa sarebbe auspicabile, anzi, lo sarebbe stata da tempo e avrebbe forse prevenuto i crescenti disordini e problemi di integrazione che oggi registriamo in Europa con tante comunità islamiche e africane. Come non ricordare le polemiche scatenatesi in Italia tredici anni or sono in seguito alle proposta del cardinale Giacomo Biffi, allora arcivescovo di Bologna, di selezionare l’immigrazione straniera in Italia dando la precedenza a quanti provengono da paesi cristiani? Idea censurata da istituzioni e da molti ambienti politici e culturali ma che avrebbe ridotto o azzerato molti degli attuali problemi di integrazione che si riscontano non solo in Italia con le comunità islamiche. Anche di tipo politico come sta scoprendo a sue spese Angela Merkel, ai ferri corti con il premier turco Recep Tayyp Erdogan per la violenta repressione attuata nei confronti dei dissidenti. La Merkel deve infatti fare i conti con la minaccia di Ankara di ”influenzare” le elezioni del prossimo settembre in Germania mobilitando l’elettorato tedesco di origine turca contro la cancelliera e il suo partito.
Il caso siriano è però diverso. Non si tratta di immigrazione ma di assistenza a profughi di guerra e giova ricordare le tirate di orecchie e le dure critiche rivolte dalla comunità internazionale all’Italia due anni or sono quando in occasione della guerra libica si riversarono sulle nostre coste quasi 50 mila persone, per metà tunisini che nulla avevano a che fare col conflitto contro Gheddafi. L’Italia li accolse tutti, senza neppure un aiuto dall’Unione Europea e da altri organismi e ciò nonostante venimmo accusati di aver privato di soccorsi molti naufraghi. Chissà quali censure avrebbe subìto Roma (magari proprio dai tedeschi, sempre tra i primi ad alzare il dito contro l’Italia) se in quell’occasione avesse applicato gli stessi criteri selettivi che oggi Berlino pretende di adottare con i profughi di guerra siriani.