Se la Chiesa diventa ancella dell'ONU
Covid, globalismo e sovranismo, vaccini, clima: nel suo Messaggio alle Nazioni Unite per il 75esimo della fondazione, papa Francesco affronta temi attuali ma adeguandosi al sentire dominante, senza alcun rilievo originale ispirato alla Dottrina sociale della Chiesa.
Il Messaggio inviato nei giorni scorsi da papa Francesco all’ONU in occasione del 75.mo anniversario della sua fondazione tratta molti temi, peraltro abitualmente ricorrenti negli interventi pontifici e legati all’uso reiterato di molte parole-chiave sempre uguali, ma evidenzia soprattutto la tendenza ad adeguarsi al sentire dominante più che a fornire chiavi di lettura alternative ispirate alla Dottrina sociale della Chiesa.
Gli argomenti toccati dal Messaggio sono realmente presenti sulla scena oggi, ma l’interpretazione è di maniera e senz’altro i dirigenti ONU non ne saranno sconvolti ma confermati nella loro conduzione delle cose. La posizione della Chiesa di oggi sembra essere ONU Friendly.
Pensiamo per esempio alle parole usate in questo Messaggio a proposito del Covid-19. Nessun riferimento alle possibili cause non naturali, nessun accenno agli interessi molteplici che spingono per far continuare in modo artificiale l’epidemia, non una parola sui movimenti di protesta che non possono essere certo considerati tutti negazionisti, o sulla complicità della stampa a tenere in vita una paura collettiva indotta ad arte e senza riscontro nella realtà, nessuna riflessione sulla inattendibilità di molti dati forniti dalle autorità, nessun rimando ai pericolo di una “dittatura sanitaria” mondiale. Come se tutto fosse chiaro e tranquillo, l’epidemia fosse giunta da “qualche parte”, avesse prodotto danni e ci invitasse a collaborare.
Le cose però sono più articolate e la Chiesa – Sposa del Logos – dovrebbe spingere all’uso della ragione. Quanti e quali sono gli interessi globalisti in questa epidemia? Perché non far riflettere sulla discrezionalità spesso interessata delle decisioni presunte “scientifiche” dell’Organizzazione mondiale della sanità? Perché molti scienziati sono ascoltati ed altri no? Siccome l’ONU è tra i protagonisti di questa recita a soggetto, un sveglia fuori copione sarebbe stata forse opportuna.
Possiamo anche considerare il tema del globalismo e delle chiusure nazionaliste. Papa Francesco utilizza il Covid-19 per chiedere un maggiore multilaterialismo e per condannare le chiusure nazionaliste e individualiste. Ritorna così la sua condanna senza appello di ogni sovranismo a cui viene assimilata ogni forma di patriottismo o di appello alla dimensione nazionale dei problemi. Una maggiore collaborazione internazionale non fa per niente a pugni con una valorizzazione delle risposte a livello nazionale, e proteggere la propria nazione dal contagio non è un atto di egoismo politico.
Spingendo in questo senso, il papa fa oggettivamente il gioco dei soggetti finanziari, economici e politici che vogliono il famoso “nuovo umanesimo” globalista, col grosso pericolo di realizzare un pensiero unico universale, un insieme di principi condivisi dai poteri multinazionali e sovranamente imposti. Non si comprende come mai non si faccia invece appello al concetto di “popolo” e di “nazione” come espressioni naturali della socialità della persona, così presenti nella Dottrina sociale della Chiesa. Il Covid-19 non può essere l’occasione per mandare al macero i “confini”, soprattutto perché l’epidemia può essere volutamente sostenuta in vita proprio per mandare al macero i confini. La Chiesa dovrebbe aiutare ad una maggiore capacità critica su questi temi.
Arriviamo così al tema del vaccino, sul quale il Messaggio di papa Francesco si spende molto. Il tema del vaccino anti-Covid e del vaccino in generale è molto controverso, prima di tutto scientificamente. Durante l’epidemia abbiamo visto che cure promettenti sono state scartate, probabilmente per aprire la strada al vaccino. La Chiesa dovrebbe parlare di “cure sanitarie” e non di una in particolare. Dietro il vaccino ci sono interessi economici enormi, le epidemie possono essere prodotte per poi vendere i vaccini relativi, la pratica a tappeto del vaccino mette le persone alla mercé del sistema sanitario che dipende da quello politico, la vaccinazione obbligatoria lede fondamentali diritti delle persone e in particolare dei genitori. Come mai la Chiesa non avverte questi problemi e si appiattisce nel chiedere il vaccino per tutti? Non è anche questo un adeguamento al pensiero oggi più forte sia economicamente che politicamente, paludato da generiche esigenze di giustizia per tutti?
Un altro elemento che viene ripetuto stancamente e con scarsa aderenza alla realtà è quello della questione Nord-Sud. Il Messaggio imposta ancora così le questioni sanitarie, ambientali e di giustizia sociale. Ma una simile chiave di lettura poteva andare bene negli anni Settanta del secolo scorso, oppure in un contesto latinoamericano di teologia della liberazione. Oggi è completamente superata. Il maggiore inquinatore mondiale è la Cina e non gli Stati Uniti. A meno che non annoveriamo la Cina nel Nord del mondo, la questione meriterebbe di essere almeno riesaminata e la Chiesa dovrebbe aiutare a farlo.
La colonizzazione per l’accaparramento delle risorse in Africa è della Cina. Le maggiori violazioni dei diritti umani non stanno nel “razzismo” americano ma nei Paesi Musulmani e, ancora una volta, in Cina.
Nel suo Messaggio papa Francesco esalta ancora il vertice di Parigi sui cambiamenti climatici, nonostante sia evidente la sua illusoria velleità e la sua gestione politicante. Egli anche celebra l’agenda ONU 2030, nonostante i molteplici suoi elementi contrari al diritto alla vita e alla famiglia e che mai Giovanni Paolo II avrebbe approvato.