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STRAGE IN SRI LANKA

Se i martiri cristiani danno fastidio a Melloni

Su Repubblica, riferendosi alle vittime della strage islamista in Sri Lanka, Melloni sostiene che “le persone uccise dal terrorismo non possono essere divise in base alla fede per incentivare altro odio”. Ma questo è un nascondere la realtà e la verità, un vero e proprio pensiero satanico.

Editoriali 26_04_2019
Alberto Melloni

Caro direttore,

leggo che il professore e storico (?) Alberto Melloni, nel suo ossessivo tentativo di essere sempre anticonformista e originale, finisce con lo scrivere pensieri che sono contrari alla realtà e che, in fondo, vogliono coprire la verità, che è uno degli scopi di satana, che egli evoca nell’articolo scritto su La Repubblica il 23 aprile e che è stato intitolato “La religione delle vittime”. In tale scritto, Melloni sostiene che “le persone uccise dal terrorismo non possono essere divise in base alla fede per incentivare altro odio”, senza accorgersi che egli fornisce la giustificazione ideologica a quel “pensiero unico” che, in questi giorni, ha fatto di tutto per nascondere che le centinaia di vittime massacrate nello Sri Lanka erano, nella stragrande maggioranza, cristiani e cattolici, che stavano pregando Gesù nel giorno in cui commemoravano la Sua Resurrezione. In sostanza, Melloni e compagni sostengono che occorre tacere di tutto questo, per amore di pace.

Mi permetto di dire che sarebbe la “pace” dei cimiteri, da cui verrebbe espulsa ogni memoria ed ogni verità. Mi stupisce che sia proprio uno storico a sostenere queste assurdità. Tanto più che, nel caso della tragedia dello Sri Lanka, i morti assassinati mentre pregavano Cristo, sono morti a causa Sua: in altre parole, dobbiamo considerarli MARTIRI nel senso vero del termine. Sono morti per testimoniare la presenza anche fisica di Gesù, nell’Eucarestia. Ed i martiri vanno ricordati e onorati, perché non sono turisti qualsiasi, degni solo di un anonimo silenzio.

La pace evocata da Melloni sarebbe basata sul nascondimento ipocrita e pauroso della verità ed è proprio ciò che satana vorrebbe. Anche Melloni, che vorrebbe essere anticonformista, si adagia sul pensiero dominante descritto da Imagine, dietro la cui bella musica si nasconde un sogno utopistico (e, per questo, demoniaco) per il quale la pace sarebbe il frutto di un mondo senza politica, senza religione, senza niente. Un mondo, cioè, di uomini e donne zitti, silenziosi, senza più un volto. La pace può nascere non dal nascondimento, ma da un dialogo franco, che parta dalla verità.

E nel drammatico caso in questione la verità è che ci troviamo di fronte a qualche centinaio di MARTIRI che il “mondo” vorrebbe non vedere ed a gruppi assassini che hanno una cultura ed una logica ben precisa, che non si può sperare di sconfiggere senza dare loro un nome. La pace non può essere il frutto di un nascondimento, anche perché essa ha il principale nemico in un fatto di cui tanti (anche tra i cristiani) non vogliono prendere atto e questo fatto si chiama “peccato originale”, che proprio “la religione delle vittime” cingalesi voleva vincere partecipando al sacrificio di Cristo. Altro che silenzio opportunistico: dobbiamo proclamare che proprio tanti MARTIRI contemporanei sono i migliori costruttori di pace. Nel sacrificio e nell’amore. E’ molto più comodo accodarsi al “mondo”, magari scrivendo su La Repubblica.