Se i liberal chiedono l’«equità mestruale»
Assorbenti gratuiti anche nei bagni maschili. Li chiede l’American Civil Liberties Union, secondo cui anche i maschi possono avere le mestruazioni e «gli uomini che rimangono incinti e partoriscono sono uomini». L'ennesimo ossequio al transessualismo, figlio di un mondo capovolto, dove la realtà è messa da parte in favore di ciò che ci si sente
C’è anche l’equità mestruale. A sostenerlo è l’American Civil Liberties Union (Aclu), che sta portando avanti una battaglia culturale e giuridica affinché anche nei bagni maschili gli avventori possano trovare degli assorbenti a titolo gratuito.
L’archeo-cattolico si chiederà perché mettere degli assorbenti nelle toilette maschili, la cui utilità è pari a quella di mettere del sale nel mare. L’Aclu stava pensando non a noi “cisgender” - neologismo per indicare l’uomo che si sente maschio e a cui piacciono le donne - bensì ai “transgender”. Due categorie di persone transessuali potrebbero beneficare dell’equità mestruale: il maschio che si sente donna e che si è sottoposto a vaginoplastica (ossia una ferita aperta per tutta la vita tra le gambe) il quale potrebbe avere alcune perdite emorragiche a seguito dell’operazione. Una “donna” non biologica, insomma, alla quale pizzica comunque la voglia di continuare a frequentare i bagni maschili. Seconda categoria: la donna che si crede maschio e che ha i suoi flussi mestruali come natura comanda.
Relativamente a quest’ultima categoria, l’Aclu ha dichiarato che non è un “ritratto completo o accurato” sostenere che solo le donne “mestruano, rimangono incinte o allattano al seno”. Occorre cioè votarsi all’“equità mestruale”. Ha aggiunto che “gli uomini che rimangono incinti e partoriscono sono uomini”.
Quei goliardi dell’Aclu pensano davvero che una donna che si crede maschio sia realmente un uomo e che dunque anche gli uomini possano avere il ciclo mestruale, allattare e rimanere “incinti”. E dunque così concludono: “Come non riconoscere che le barriere all’accesso mestruale sono una forma di discriminazione sessuale tenendo in considerazione le esperienze vissute di uomini trans e non binari che mestruano […]?”. Ingenui noi che eravamo rimasti alle barriere architettoniche per i disabili. Ora scopriamo che esistono anche le barriere all’accesso al mestruo libero per tutti. E dunque, se esiste un fastidio fisiologico per le donne, che lo abbiano anche gli uomini. Dalla parità di genere alla parità di genitali il salto si compie con gli assorbenti in mano.
Detto tutto ciò, con coraggio dobbiamo essere coerenti e portare il principio sotteso all’equità mestruale fino alle sue luminose conseguenze. E così se mi attacco una coda all’osso sacro diventerò un gatto, se mi tingo la faccia di verde sarò marziano, se mi metto due baffetti posticci eccomi trasformato in Hitler, se indosso una parrucca con capelli bianchi e scarmigliati sarò per davvero Einstein e quindi intelligente come lui.
Il Così è (se vi pare) abbandona le assi del teatro e si fa vita. La società delle apparenze è l’unica realtà da interpretare, con buona pace di psicologi, psichiatri e psicoterapeuti. Infatti, cari dottori, se domani entrasse nel vostro studio il signor Rossi che si crede Napoleone, come dargli torto? Più facile essere il fu imperatore francese che un uomo essere donna. Parimenti, cosa dire alle anoressiche che si credono un ritratto di Botero? Se si vedono grasse, lo saranno di certo e dunque niente cure per costoro.
Quelli dell’Aclu sono gli apologeti del mondo capovolto in cui i torrenti scorrono da valle a monte, il sole sorge ad ovest e tramonta ad est, gennaio segue febbraio, i granchi procedono dritti davanti a sé, chi arriva ultimo in campionato lo vince, le Greta Thunberg guidano una Panda del ’78 berciando slogan contro il raffreddamento globale e il modo di salutare un amico suona così: «¿iats emoc, oaic». Un modo di vedere la realtà che ha una sola controindicazione: troppo sangue alla testa, a furia di continuare a guardare il mondo a testa in giù.