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LA SENTENZA

Se fermare immigrati irregolari non è reato

L’indagine a carico dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sul caso Alan Kurdi è stata archiviata dal Tribunale dei ministri con una sentenza che è stata subito criticata dagli immigrazionisti. L'Italia non è obbligata ad accogliere, ci deve pensare lo Stato di bandiera delle navi delle Ong. Ma questa sentenza farà scuola?

Editoriali 29_11_2019
La nave Alan Kurdi della Ong Sea Eye

Per una volta il buon senso, oltre al diritto, ha avuto la meglio sulla retorica buonista e immigrazionista. L’indagine a carico dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sul caso Alan Kurdi è stata archiviata dal Tribunale dei ministri con una sentenza che è stata subito criticata dai fans della “capitana” Carola Rakete e quasi ignorata da molti media.

“L’assenza di norme di portata precettiva chiara applicabili alla vicenda non consente di individuare precisi obblighi di legge violati dagli indagati”, cioè Matteo Salvini e il capo di Gabinetto del Viminale, prefetto Matteo Piantedosi indagati per abuso di ufficio e omissione di atti d'ufficio. Secondo il Tribunale dei ministri è lo Stato di bandiera delle navi che hanno attuato il soccorso a dover assegnare un porto sicuro: nel caso della nave Alan Kurdi, quindi, la responsabilità è del Paese di cui la nave della Ong tedesca Sea Eye batteva bandiera, cioè la Germania. La nave tedesca aveva soccorso 64 migranti a largo delle coste libiche lo scorso aprile ma il ministro Salvini aveva rifiutato lo sbarco alla Alan Kurdi che aveva quindi raggiunto Malta.

I giudici del Tribunale dei ministri, Maurizio Silvestri, Marcella Trovato e Chiara Gallo, hanno inoltre sottolineato che qualora lo Stato di bandiera sia troppo lontano per essere raggiunto agevolmente la normativa non presenta "soluzioni precettive idonee ai fini di un intervento efficace volto alla tutela della sicurezza dei migranti in percolo", per cui l'esito dei soccorsi viene affidato a "una concreta e fattiva cooperazione tra gli Stati interessati che, fino a oggi, è di fatto scritta solo sulla carta". In pratica la Germania avrebbe potuto chiedere a Roma di far sbarcare i clandestini per poi venire a prenderli in consegna ma, in ogni caso, l’Italia non era obbligata da alcuna legge a rispondere positivamente a tale richiesta.

“Un Tribunale finalmente riconosce che bloccare gli sbarchi non autorizzati di immigrati non è reato! Sono curioso di vedere a questo punto cosa decideranno le altre Procure, e una volta tornato al governo rifarò esattamente le stesse cose" ha commentato Salvini sottolineando l’immediata ripresa degli sbarchi di immigrati illegali in Italia dopo la sua uscita dal Viminale. "Per il terzo mese di fila dopo tre mesi di governo, aumentano gli sbarchi: nel novembre scorso erano stati 980, diventati 1.057 questa mattina. Il governo dei porti aperti aumenta le partenze, gli arrivi, i morti. Nel 2019 sono arrivati in Italia 10.707 immigrati, di cui 5.572 dal primo settembre a oggi. Incapaci o complici?" In effetti i numeri parlano chiaro. Da inizio anno all’8 agosto, quando iniziò la crisi del governo Lega-M5S erano sbarcati appena 4.042 immigrati illegali saliti a 5.624 al 5 settembre, quando Salvini lasciò il ministero dell’Interno. Da allora gli sbarchi sono quasi raddoppiati in meno di tre mesi nonostante il maltempo abbia reso per molti giorni il mare impraticabile, con la media di sbarchi passata dai 22 al giorno quando Salvini sedeva al Viminale a 62 al giorno dal 5 settembre a oggi.

Pare quindi evidente che i continui appelli alla “discontinuità” e alla riapertura dei porti pronunciati da molti esponenti dell’attuale governo giallo-rosso, gli annunci di accordi europei per la ridistribuzione dei migranti mai ratificati dai partner Ue e il via libera all’ingresso delle navi delle Ong nei porti italiani (alla faccia di quanto è previsto dal decreto sicurezza bis di Salvini recentemente ammorbidito per fare un regalo alle Ong) hanno incoraggiato clandestini, trafficanti e le Ong stesse a riprendere su vasta scala i traffici di esseri umani. 

Meglio quindi non illudersi che quanto stabilito dal Tribunale dei ministri possa “fare scuola” ed è improbabile che il governo Conte 2 ne approfitti per impedire alle navi delle Ong di continuare a traghettare immigrati illegali in Italia la cui accoglienza rappresenta (come fui negli anni scorsi) un business attraente per molti ambienti strettamente legati all’attuale maggioranza di governo. Del resto il 27 novembre nell’audizione parlamentare del procuratore nazionale antimafia, Cafiero De Raho, è stato ribadito il ruolo fondamentale dei flussi migratori illegali per alimentare il crimine e diversi racket tra i quali droga e prostituzione. “Una vera e propria alleanza criminale tra mafie, pienamente radicata nel nostro Paese, che giorno dopo giorno ingrossa le file della manovalanza dello spaccio, della prostituzione, dello sfruttamento nei campi e di molte altre zone oscure che gli inquirenti spesso faticano a far emergere per la complessità internazionale della rete che si trovano a fronteggiare” ha sottolineato Eugenio Zoffili, deputato della Lega e presidente comitato bicamerale Schengen Europol e Immigrazione.

Al di là del confronto politico è però impossibile non evidenziare come il tema dell’immigrazione illegale venga dibattuto oggi in base agli stessi schemi ideologici e pseudo umanitari che hanno accompagnato gli anni della grande “invasione” quando tra il 2013 e il 2017 sbarcarono in Italia in oltre 600 mila clandestini.