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LA LETTERA

Se “due papà” diventano la nuova normalità

Due uomini convolano a “nozze” e scelgono di diventare “genitori”. Ricorrono perciò all’utero in affitto, come se fosse una cosa normale e così la presentano alla stampa. Una storia dal Trentino.

Egregio Direttore,

nel fine settimana un quotidiano locale ha presentato sulle sue pagine “Una storia di normalità”. Si tratta di due uomini che si sono sposati e «poi, come succede spesso, è arrivato il desiderio di non essere più solo in due». Da qui parte il sentiero che alla fine, dopo tre anni, li ha portati ad essere “genitori” di una bimba.

In Italia non è permessa l’adozione a due uomini, quindi entrano in contatto con diverse agenzie che selezionano “donatrici di ovuli” e “gestanti”. «La donatrice è a catalogo», «mentre la surrogata lo fa per scopi solidali e lei sceglie le coppie o i single da aiutare»... “Mamma Ovetto e Mamma Pancia”. Una sentenza del Tribunale dei minori di Trento ha dato poi il via libera all'adozione della piccola da parte del papà che non è padre biologico...
Con il massimo rispetto per il pensiero altrui rivendico la libertà di esprimere le mie perplessità su questa “normalità”, che mi sembra più una storia di adulti alla ricerca di soddisfare ad ogni costo il loro desiderio di genitorialità individuale, che è pur sempre nella natura umana.

Nessun accenno, un dubbio, sugli impatti negativi della pratica dell’utero in affitto, sulla commercializzazione dell'intero processo, sulla presenza non solo di due figure maschili ma pure di figure materne multiple nella vita della bambina con la creazione della una figura di una “madre genetica” e di una “madre surrogata” (questo ovviamente per evitare eccessivi legami tra la madre e la bambina...) che solleverà inevitabilmente interrogativi sulla percezione della bambina sulla sua origine e con impatti emotivi potenzialmente destabilizzanti.

Claudio Cia, consigliere della Provincia autonoma di Trento